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Kabul, missili contro l’aeroporto. Ma la fuga continua

Almeno cinque razzi sono stati lanciati verso l’aeroporto internazionale di Kabul e, secondo quanto riferito, sono stati intercettati da un sistema di difesa missilistico statunitense

La Casa Bianca ha confermato l’attacco missilistico contro lo scalo militare afghano rivendicato dallo Stato islamico nel Khorasan (ISKP), ma ha affermato che le evacuazioni in corso “continueranno senza interruzioni” fino a domani, martedì 31 agosto. La data di chiusura delle operazioni — con cui sono stati rimpatriati cittadini stranieri e collaboratori afgani con le loro famiglie in fuga dai Talebani — è decisa da tempo. Le attività concordate con io gruppi jihadisti che ha preso il potere in Afghanistan.

L’incidente arriva il giorno dopo che un attacco di droni statunitensi ha sventato quello che secondo i funzionari sarebbe stato un secondo attentato baghdadista all’aeroporto, dopo quello devastante del 26 agosto in cui sono morte quasi 200 persone. E dopo un attacco aereo che ha eliminato tre esponenti dello ISKP, ritenuti responsabili dell’attacco sanguinoso.

Secondo i media afgani, cinque (o più) razzi sono stati lanciati da un’auto, sorvolando Kabul verso l’aeroporto. Un funzionario americano ha detto alalà Reuters che il sistema di difesa antimissilistico piazzato dai Marines all’aeroporto aveva intercettato i razzi. Si tratta del C-RAM, un sistema di tracciamento e intercettazione dei colpi di artiglieria e mortaio, ma anche razzi di dimensione più grossa; viene spesso usato per difendere le ambasciate, recentemente è stato attivato a Baghdad per difendere il fortino diplomatico dai razzi delle milizie sciite filo-iraniane.

“Il presidente è stato informato che le operazioni continuano ininterrotte all’HKIA (aeroporto di Kabul) e ha riconfermato il suo ordine che i comandanti raddoppino i loro sforzi per dare la priorità a fare tutto il necessario per proteggere le nostre forze sul campo”, ha detto il segretario stampa della Casa Bianca in un dichiarazione sull’accaduto.

Intanto, il Pentagono sta indagando sui rapporti sulle vittime civili nell’attacco dei droni di domenica. I funzionari dicono che un’auto è esplosa colpita dal missile lanciato da un drone, uccidendo almeno una persona, ma l’esercito americano ha riconosciuto che le potenti esplosioni secondarie — che secondo i militari Usa sarebbero il risultato del materiale della bomba all’interno dell’auto — potrebbero aver causato ulteriori vittime. I notiziari statunitensi hanno riferito che nove membri della stessa famiglia sono stati uccisi nell’attacco che ha distrutto una casa. Tra le vittime ci sarebbero dei bambini.

I danni collaterali di un’operazione per sventare un nuovo, potenzialmente disastroso attentato, rischiano di essere un altro politico per l’amministrazione Biden, che sta cercando di usare le capacità tecniche a disposizione per trasformare l’enorme operazione di evacuazione in una forma di riqualificazione davanti alle critiche di chi accusa Washington di aver lasciato il paese in mano ai Talebani dopo venti anni di guerra contro di loro.

I funzionari statunitensi e lo stesso presidente hanno avvertito che i militanti dell’Is avrebbero potuto tentare di lanciare più attacchi mentre le truppe cercano di evacuare i cittadini americani e gli afgani a rischio. Il sistema anti-razzi e diversi mortai sono stati istallato per proteggere l’aeroporto da ulteriori assalti baghdadisti.

Ora il problema è come proteggere le persone rimaste dopo il 31 agosto. Migliaia di afghani infatti intendono ancora lasciare il Paese, e pare che i paesi occidentali stiano trattando con i forme di lasciapassare. È prevista per oggi una serie di incontri internazionali volti a definire un approccio congiunto al gruppo che ha (ri)preso il potere in Afghanistan.

Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, parteciperà oggi a una riunione (in teleconferenza) del G7, che sarà allargata a Turchia e Qatar (Doha ha contatti diretti con i Talebani, Ankara forse gestirà la sicurezza all’aeroporto), e ai funzionari di Nato e Ue. Alle Nazioni Unite a New York, invece, Francia e Gran Bretagna dovrebbero proporre una risoluzione del Consiglio di sicurezza per chiedere una safe-zone a Kabul con cui proteggere le persone che cercheranno ancora di lasciare il Paese.

Non è chiaro se, e fino a quando, i Talebani accetteranno di lasciare uscire i propri concittadini: la fuga manda un messaggio negativo, mentre i nuovi governanti afgani vogliono comunicarsi come un elemento di stabilizzazione e prosperità. È chiaro invece che anche dal procedere regolare delle fasi successive al rientro dei soldati occidentali dipenderà il successo generale dell’evacuazione. I Talebani avranno il compito non solo di garantire il flusso senza intralci, ma anche di fornirgli sicurezza adeguata davanti a potenziali attentati baghdadisti. Un primo test per la loro volontà di rendersi internazionalmente credibili.

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