Per l’economista, docente e membro di Base Italia la fusione con Unicredit è l’unica strada percorribile, i numeri di Mps non lasciano scampo. La politica quando entra in banca fa quasi sempre danni. Altre fusioni? Intanto chiudiamo questa…
La politica, laddove è entrata nelle banche, in punta di piedi o bussando alla porta poco importa, ha fatto i suoi danni. E alla fine quasi sempre qualcuno deve pagare il conto. Il Monte dei Paschi di Siena è un po’ il simbolo di questa distorsione, costata in dieci anni oltre 23 miliardi in termini di perdite.
Ora, all’orizzonte si intravede la soluzione al problema, la fusione con Unicredit pronta a prendersi sulle spalle la parte sana di Siena, scaricando tutto il resto (rischi legali e Npl) in una bad bank. Formiche.net ha sentito il parere di Sandro Trento, economista e docente all’Università di Trento e membro di Base Italia.
Il governo punta tutto sull’operazione con Unicredit. Nessuna alternativa?
Direi proprio di no, la soluzione industriale che porta a Unicredit è con ogni probabilità l’unica strada possibile. D’altronde, l’ingresso dello Stato nella banca non ha certo giovato, anche se i problemi di Mps vengono da prima ancora, quando la politica ha messo piede nella banca.
I numeri di Siena sono spaventosi, in effetti…
Esattamente. Se guardiamo agli ultimi bilanci, possiamo tranquillamente accorgerci di come la banca negli anni è andata sempre più giù. Con il rosso di 1,6 miliardi del 2020, le perdite accumulate da Mps nell’ultimo decenni ammontano a circa 23,5 miliardi di euro. Ma non è tutto…
Che altro c’è?
Il rapporto tra costi e ricavi è esploso negli ultimi anni, senza considerare che Mps ha chiuso in rosso 8 degli ultimi 10 esercizi, segnati dall’acquisizione sopravvalutata di Antonveneta, dallo scandalo dei derivati e dall’esplosione dei crediti deteriorati. Poi è arrivata la nazionalizzazione, costata 5,4 miliardi.
C’è una lezione da questo grande disastro?
Sì, che la politica dovrebbe cercare di tenersi alla larga dalle banche, perché spesso è causa di guai e problemi. E Siena lo dimostra. Lo stesso timing scelto per acquisire Antonveneta (2008,ndr) non fu dei migliori, allora l’azionista era la Fondazione Mps.
Guardando al riassetto bancario italiano, vede altre operazioni all’orizzonte?
Difficile dirlo, non vorrei sbilanciarmi. Una cosa è certa, le fusioni sono il futuro. Lo chiede il mercato ma lo chiede anche l’attuale congiuntura. E anche la Banca centrale europea.
Comincerà Mps con Unicredit…
Sì, e non c’è altra via, mi creda.