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Così la Grecia è diventata il perno geopolitico per il gas nei Balcani

Il nuovo gasdotto Grecia-Macedonia del Nord, con i favori degli Usa, servirà il triangolo Skopje-Pristina-Belgrado e, in prospettiva, anche altri Paesi. Si ridurrà progressivamente la dipendenza dalle forniture russe

Firmato un accordo per il gasdotto Grecia-Macedonia del Nord: così la Grecia, con i favori americani, diventa una soluzione energetica per il triangolo Skopje-Pristina e Belgrado, quindi con “vista” su quel costone balcanico dove la Cina ha messo gli occhi da tempo in chiave geopolitica con la Bri. In questo modo la macro regione dell’Europa sudorientale è in grado di acquisire una maggiore indipendenza energetica investendo in infrastrutture e reti.

L’ACCORDO

Il nuovo interconnettore del gas distribuirà inizialmente 1,5 miliardi di metri cubi l’anno, con possibilità di espansione a 3 miliardi, e porta la regia della società greca Desfa (partecipata da Snam) e Ner Jsc Skopje. Quella macro area che tradizionalmente è stata marcatamente dipendente dal gas russo può cambiare volto, dal momento che il nuovo gasdotto riduce in parte questa dipendenza, anche se di contro può creare una nuova via di dipendenza dalla Turchia. L’ingresso del gas sarà la stazione di GNL a Revythousa, un primo punto di partenza in vista di un’ulteriore infrastruttura.

In questo contesto la Grecia raccoglie i frutti di una strategia complessa avviata ormai da un quadriennio, (con la partnership strategica ma poco reclamizzata Ross-Marinakis) per creare un gas-hub mediterraneo con l’obiettivo di fare da ponte tra Asia ed Europa. Le infrastrutture in questione riguardano il terminale a Revithoussa dotato di una capacità di rigassificazione di 7 MTPA. Una seconda piattaforma al largo di Alexandroupolis, avrà una capacità di rigassificazione e invio di circa 4 MTPA.

INFRASTRUTTURE

In dettaglio, il progetto di Alexandroupolis avrà una capacità di approvvigionamento di gas naturale che supererà i 5,5 miliardi di m3/anno. L’unità galleggiante sarà collegata al sistema nazionale del gas naturale della Grecia tramite un gasdotto lungo 28 km, attraverso il quale il GNL rigassificato sarà trasmesso ai mercati di Grecia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Serbia, Romania, Ungheria, Moldavia e Ucraina. E’ a tutti gli effetti una infrastruttura prioritaria per l’Ue, che rafforza la sicurezza dell’approvvigionamento, diversifica fonti e rotte di approvvigionamento e rafforza la concorrenza. Si lega a doppia mandata ad altri progetti come l’interconnettore Grecia-Bulgaria (IGB), l’interconnettore Grecia-Macedonia del Nord, il TAP, l’interconnettore Bulgaria-Serbia (IBS ) e il terminale GNL di Revithoussa.

Strategico a questo proposito si rivela il porto di Alexandroupolis, la cui privatizzazione è ormai alle porte: la gara per la cessione del 67% del capitale sociale dell’Autorità Portuale di Alexandroupolis (OLA SA) si svolgerà alla fine di novembre con la partecipazione dei quattro soggetti ammessi alla seconda fase: Quintana Infrastrutture e Sviluppo; Cameron Sa – Goldair Cargo Sa – Bollore Africa Logistica; Consorzio International Port Investments Alexandroupolis (costituito dalle Società Black Summit Financial Group – Euroports – Efa Group – Gek Terna) e l’Autorità Portuale Di Salonicco (quest’ultima controllata dall’oligarca ellinorusso Ivan Savvides).

A dicembre sarà la volta del vicino porto di Kavala, a cui aspirano players come Quintana, Imerys, Goldair e IMG, l’International Port Investments Kavala (Black Summit – Gruppo EFA e GEK TERNA) e l’Autorità Portuale di Salonicco.

SCENARI

E’di tutta evidenza come, in virtù della crescente domanda e consumo di gas, la nuova infrastruttura realizzata sarà utilizzata nei primi anni per il trasporto del gas, ma nel prossimo futuro sarà pronta per il trasporto dell’idrogeno. Quest’ultimo è al centro della strategia messa in piedi dalla Commissione europea per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero nel 2050, anche se al momento resta il nodo di un rapido sviluppo dell’infrastruttura pertinente.

Sullo sfondo quindi il progetto per una ulteriore interconnessione con altri paesi vicini, come Kosovo, Serbia e Albania. La domanda asiatica di GNL ha iniziato a riprendersi nell’agosto 2020, innescando un aumento dei prezzi per le vendite in Asia: invece il mercato europeo ha avuto un trend di ripresa più lento. Certo il consumo di gas europeo è aumentato di oltre il 5% su base annua tra ottobre 2020 e aprile 2021, ma le importazioni di GNL in Europa sono diminuite di quasi il 30% e lo scorso gennaio sono diminuite di quasi il 50%. Di contro gli Stati Uniti sono stati il primo fornitore europeo di GNL nel primo trimestre del 2021, superando Qatar e Russia.

@FDepalo



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