È iniziata con successo una delle attività più ambiziose dell’esplorazione spaziale nella storia dell’umanità: la raccolta e il trasporto sulla Terra di materiale prelevato su un altro Pianeta. Il primato spetta a Perseverance, il rover della Nasa che nel corso della settimana ha individuato, perforato, raccolto e sigillato il primo campione di superficie di Marte. Per riportarlo sulla Terra serviranno altre tre missioni
“Un risultato epocale”. Non ha usato mezzi termini Bill Nelson, numero uno della Nasa, nel commentare l’ultimo traguardo di Perseverance, il rover americano attualmente impegnato su Marte. Dopo il primo tentativo andato a vuoto a metà agosto, nella notte italiana i ricercatori del celebre Jet propulsion laboratory (Jpl) dell’agenzia statunitense hanno confermato il successo dell’attività di raccolta del primo campione di roccia marziana. Grosso quanto una matita, è ora ben sigillato all’interno di un tubo in titanio, pronto per essere depositato in un luogo strategico al successivo prelevamento da parte delle missioni programmate nei prossimi anni.
It’s official: I’ve now captured, sealed, and stored the first core sample ever drilled on another planet, in a quest to return samples to Earth. It’s the first in a one-of-a-kind Martian rock collection. #SamplingMars
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— NASA’s Perseverance Mars Rover (@NASAPersevere) September 6, 2021
I RECORD DELLA MISSIONE
Il risultato segue una serie di record incassati dalla missione americana. Poco dopo l’arrivo su Marte il 18 febbraio scorso, il rover Perseverance ha condotto i primi piccoli scavi corredati da una galleria fotografica mai registrata finora sulla superficie marziana. Sono già arrivati anche i primi suoni (metallici) delle sue passeggiate, compiute anche per individuare il luogo adatto al rilancio del piccolo elicottero Ingenuity e al suo successivo decollo. Dal suo primo volo di metà aprile (il primo in assoluto per un veicolo motorizzato su un pianeta diverso dalla Terra, almeno a conoscenza dell’umanità) il drone ne ha compiuti altri undici, viaggiando sempre più in alto (dieci metri) e più veloce, comprendo nel complesso una distanza di oltre due chilometri e mezzo. E sempre ad aprile è arrivato anche un altro record: la prima produzione di ossigeno su Marte. È stato il sistema “Moxie”, grande come un tostapane, capace di trasformare anidride carbonica in cinque grammi di ossigeno, sufficienti a un essere umano per respirare circa dieci minuti.
LA RACCOLTA
La scorsa notte è arrivata conferma anche del nuovo risultato. Il processo di raccolta è iniziato mercoledì scorso, quando Perseverance ha attivato il trapano a percussione posto all’estremità del suo braccio robotico. Ciò ha permetto di staccare dalla superficie una roccia piatta, grossa quanto una valigetta e simpaticamente soprannominata dalla Nasa “Rocchetta”. Su di essa è iniziata l’attività di carotaggio, corredata da apposito tubo in titanio per la raccolta del materiale. Prima di chiudere il contenitore cilindrico, Perseverance ha scattato uno foto della raccolta e l’ha inviata a Terra. I controllori del Jpl della Nasa hanno confermato la presenza effettiva di roccia nel tubo, e hanno dunque inviato il comando di chiusura del campione, catalogato come “266”. Dopo una prima analisi, il rover ha dunque sigillato il contenitore lo ha posto in modalità “conservazione”. Il tutto è stato possibile grazie a un sistema composto da tremila parti, “il meccanismo più complesso mai inviato nello spazio”, ha detto Larry D. James, il direttore del Jpl. Perseverance ci aveva già provato l’11 agosto. Dopo aver correttamente carotato la roccia, però, la polvere prodotta si era rovesciata in superficie invece di finire dentro l’apposito contenitore.
LA CAMPAGNA SCIENTIFICA
Attualmente Perseverance è in campagna esplorativa lungo “Artuby”, una cresta di affioramenti rocciosi lunga circa 900 metri che si ritiene divida due unità geologiche. Secondo gli esperti è lì che si trovano gli strati di roccia esposta più antichi del cratere Jezero, e dunque più interessanti per studiare l’evoluzione di Marte e individuare, in caso, tracce di vita passata. In questa fase Perseverance punta a raccogliere altri sette campioni riempendo altrettanti tubi (a bordo ne ha 43). Dopodiché, avendo percorso fino a cinque chilometri, tornerà al sito di atterraggio. Inizierà successivamente la campagna scientifica verso il “delta” del cratere Jezero, la zona in cui si ritiene ci fosse la foce di un fiume all’interno del lago presente nel cratere. “La regione – spiega la Nasa – può essere particolarmente ricca di minerali argillosi. Sulla Terra, tali minerali possono preservare i segni fossili dell’antica vita microscopica e sono spesso associati a processi biologici.
IL RECUPERO DEI CAMPIONI
Più avanti Perserverance individuerà il luogo adatto al deposito dei campioni sulla superficie del Pianeta rosso. Il recupero avverrà con altre missioni. Mars2020 è difatti parte del più ampio programma “Mars Sample Return”, sviluppato dalla Nasa in collaborazione con l’Esa, con l’ambizioso obiettivo di riportare sulla Terra (per la prima volta nella storia) dei campioni di suolo marziano. I preziosi contenitori che il rover americano raccoglierà nel corso delle sue attività saranno depositati in luoghi strategici sul suolo sul Pianeta rosso. Nel 2026 è in programma il lancio della seconda missione: il Sample retrieval lander (Srl) della Nasa arriverà sul Pianeta rosso insieme al Sample fetch rover (Sfr) dell’Esa e al Mars ascent vehicle (Mav). Il lander della Nasa dovrà recuperare i campioni di Perseverance, mentre il secondo dovrà metterli a bordo del Mav. Poi scatterà la terza missione, prevista nel 2031, il lancio dell’Earth Return Orbiter (Ero) che “catturerà” la capsula in orbita marziana e rientrerà a Terra.
LA FIRMA ITALIANA
Su tutto questo c’è anche la firma italiana. A ottobre 2020 è arrivata l’autorizzazione a procedere firmata da Airbus Defence and Space (prime contractor) e Thales Alenia Space per contribuire allo sviluppo dell’Ero, a cui la joint venture franco-italiana fornirà il sistema di comunicazione. Progetterà inoltre l’Orbit Insertion Module (Oim), fondamentale per permettere l’inserimento in orbita marziana. Dovrà poi assemblare e testare il modello di volo del satellite. La prima tranche del contratto vale 11 milioni di euro e coprirà le prime attività di sviluppo e progettazione, mentre il valore contrattuale globale è di circa 130 milioni di euro.
Sul programma Mars Sample Return lavora anche Leonardo, che ha siglato un contratto con Airbus per la fase di studio avanzata del braccio robotico del Sample fetch rover (Sfr) targato Esa, e ottenuto dall’agenzia europea il finanziamento per proseguire lo studio del Sample transfer Arm (Sta) per il lander della Nasa. Entrambe le braccia si basano sull’esperienza maturata da Leonardo nella realizzazione dei modelli “Delian” e “Dexarm”, tuttora considerati standard di riferimento nel mercato spaziale europeo. E così, a Nerviano, l’azienda realizza le due braccia, diverse tra loro: la prima, più piccola e agile, viaggerà con il rover; la seconda, più robusta (estendibile oltre i due metri) caricherà i campioni sul lander. Infine, si lavora sulla preparazione di ExoMars, la missione Esa in partenza il prossimo anno. La trivella che perforerà la superficie marziana fino a due metri di profondità sarà realizzata da Leonardo.
(Foto, Credits: NASA/JPL-Caltech)