Dopo aver rotto le relazioni diplomatiche e chiuso lo spazio aereo col Marocco, l’Algeria adotta lo stesso metodo con la Francia rafforzando il suo isolamento internazionale
Il governo algerino, sempre più in difficoltà sul fronte interno per la crisi economica e per le proteste crescenti, soprattutto in Cabilia, prosegue nella sua strategia di cercare responsabilità esterne ai suoi problemi.
Dopo l’annoso conflitto politico diplomatico col Marocco, il cui ultimo atto è stato quello di rompere le relazioni e chiudere lo spazio aereo ai voli della Compagnia di Stato marocchina nonostante la mano tesa più volte da Mohammed VI al dialogo, questa volta è il turno della Francia.
Algeri ha infatti vietato agli aerei militari francesi l’uso del suo spazio aereo. Si tratta di una risposta a una disputa iniziata sul rilascio dei visti e sfociata in una serie di commenti critici del presidente Emmanuel Macron nei confronti dell’attuale regime che governa l’Algeria.
I jet francesi sorvolano regolarmente l’ex colonia francese per raggiungere la regione del Sahel dell’Africa occidentale, dove i suoi soldati stanno aiutando i Paesi della regione nel combattere i jihadisti come parte della sua operazione Barkhane. “Questa mattina, quando abbiamo presentato i piani di volo per due aerei, abbiamo appreso che gli algerini avevano interdetto i voli sul loro territorio agli aerei militari francesi”, ha detto all’AFP un portavoce dell’esercito, Pascal Ianni.
Questa mossa si inserisce nel quadro delle tensioni che erano scoppiate sabato 2 ottobre quando il governo algerino ha richiamato il suo ambasciatore in Francia, denunciando “interferenze inammissibili” nei suoi affari. Questa volta a scatenare l’ira di Algeri sono state le considerazioni di carattere storico formulate da Macron il quale, parlando della guerra per l’indipendenza dell’Algeria del 1954-62, ha affermato che il Paese era governato da un “sistema politico-militare” che aveva “totalmente riscritto” la sua storia. “Si vede che il sistema algerino è stanco, è stato indebolito dagli Hirak”, ha aggiunto, riferendosi al movimento pro-democrazia che ha costretto Abdelaziz Bouteflika dal potere nel 2019 dopo due decenni al timone.
Non è la prima volta che Algeri richiama il suo ambasciatore a Parigi. Lo aveva già fatto nel maggio 2020 dopo che i media francesi avevano trasmesso un documentario sul movimento Hirak.
Le tensioni tra Parigi e Algeri sono sorte però la scorsa settimana, quando il governo algerino ha protestato per il fatto che la Francia ha ridotto drasticamente il numero di visti che concede ai cittadini algerini. Il ministero degli Esteri algerino ha convocato mercoledì l’ambasciatore francese, Francois Gouyette, per una “protesta formale”. Eppure in un articolo apparso su “Le Monde”, Macron sottolinea, all’attenzione dei suoi interlocutori, che la riduzione dei visti non avrà “impatto” sugli studenti e sugli imprenditori. L’idea è quella di “dare fastidio alle persone che sono nell’ambiente dominante” e che “erano solite richiedere facilmente i visti”.
In risposta a una giovane ragazza cresciuta ad Algeri, il capo di Stato francese ha assicurato, secondo “Le Monde”, di non pensare che ci sia un “odio” contro la Francia “da parte della società algerina nel suo profondo, ma solo da un’organizzazione politico-militare”. Nel suo scambio di battute, il presidente francese ha assicurato di avere “un buon dialogo con il presidente (algerino, Abdelmajid) Tebboune”, ma ha aggiunto comunque: “Vedo che è intrappolato in un sistema molto duro”.
Forti sono state le critiche da parte della stampa algerina. Il quotidiano “El Watan” ha dedicato la sua prima pagina alla vicenda con un articolo in cui affermava che “il presidente francese ha espresso aspre critiche ai leader algerini”. Per i media locali, un altro passaggio contestato delle dichiarazioni di Macron riguarda l’identità stessa degli algerini.
“C’era una nazione algerina prima della colonizzazione francese? Questa è la domanda”, si è chiesto il presidente francese, ricordando che ci sono state “colonizzazioni precedenti” su quel territorio. Secondo “Le Monde”, Macron si è detto “affascinato nel vedere la capacità che ha la Turchia di far dimenticare completamente il ruolo che ha svolto in Algeria e il dominio che ha esercitato”, alludendo all’Impero ottomano.
Per capire il quadro geopolitico nel quale si inserisce questa crisi basta leggere l’editoriale pubblicato dal Abdel Bari Atwan, noto ex direttore del giornale “al-Quds al-Arabi” sostenitore in passato del regime di Saddam Hussein e delle fazioni palestinesi. In un editoriale pubblicato sul suo nuovo giornale, “Rai al-Youm”, e ripreso dalla stampa algerina, ha scritto che “le dichiarazioni del presidente francese Macron in cui negava l’esistenza del popolo algerino prima dell’occupazione francese nel 1830, e in cui ha insultato il presidente, il regime e l’esercito algerino è una dichiarazione di guerra contro l’Algeria nel contesto di una cospirazione americano-israeliana che la prende di mira, e vuole metterla in ginocchio, prosciugarla e smantellarla, simile a quanto accaduto in Siria, Libia e Iraq”.
Questa analisi di Atwan non è casuale e dimostra sempre di più da che parte l’Algeria ha deciso di schierarsi a livello regionale e internazionale. Non è un caso infatti che l’unico Paese ad aver appoggiato la sua decisione di rompere le relazioni diplomatiche con il Marocco sia stato proprio l’Iran, quando da tutto il mondo arabo arrivava l’invito ad aprire un dialogo con Rabat.