Armi americane ai curdi siriani. Dopo l’approvazione del disegno di legge dalla Camera, le Ypg hanno mostrato le immagini di alcuni nuovi blindati. Ankara annota quella che è una sfida Usa all’interesse nazionale turco
Il quotidiano governativo turco Daily Sabah pubblica una notizia con l’intento di inviare un messaggio a Washington sulle preoccupazioni e sul controllo delle priorità d’interesse nazionale per Ankara: le Unità di protezione popolare (Ypg), ossia le milizie curde nel nord della Siria, hanno ricevuto nuovi rifornimenti militari dagli Stati Uniti.
La questione è profonda, perché dietro ai collegamenti militari tra curdi siriani e americani si muove la spaccatura tra Turchia e Stati Uniti. Se per Washington le Ypg sono (e soprattutto sono state) partner fondamentali nella lotta allo Stato islamico in Siria, per Ankara sono cugini alleati del Pkk e dunque da considerare un’organizzazione terroristica.
L’invio di alcuni Bradley – unità blindate usate nella regione anche dai Berretti Verdi – conferma alcuni elementi. Il primo di carattere tecnico: la lotta allo Stato islamico non è finita, gli americani pensano che il gruppo terroristico sia ancora presente nell’area e dunque forniscono rinforzi alle Ypg, che sono componente maggioritaria delle Forze democratiche siriane (formazione costruita con un nome da spin politico per combattere il Califfo).
Il secondo è un elemento di valore politico e geopolitico. Per gli Usa i curdi siriani servono sia a mantenere una presenza nel Paese, nella fase in cui Bashar el Assad ha praticamente concluso i combattimenti contro le opposizioni; fase in cui Washington cerca un modo disimpegnato per essere parte nella ricostruzione. Allo stesso tempo, gli americani sanno che quelle unità, utili per loro, sono corteggiate dai russi, che vorrebbero agganciarle sia come partner contro i terroristi sia per acquietarne definitivamente le relazioni col regime.
Per terzo, la relazione con la Turchia. Ankara e Washington da anni non vivono più buoni rapporti, sebbene gli americani tengano in considerazione il ruolo turco su una vasta serie di dossier (che va dalla Libia al Corno e Nord d’Africa, fino al Nagorno-Karabakh e all’Ucraina). Continuare l’assistenza ai curdi siriani significa mantenere un livello di ricatto a medio-bassa intensità su Ankara. Chiaramente, l’amministrazione Biden non cambierà strategia rispetto a quando la precedente abbandonò gli alleati siriani all’azione militare turca, non è nell’interesse tattico e strategico, ma si mostrerà con loro più disponibile (anche solo per necessità di comunicazione).
L’ultimo disegno di legge relativo al budget della difesa, approvato a settembre dalla Camera, prevede uno stanziamento di 177 milioni di dollari destinati alle Ypg. Si tratta di una quantità limitata, ma tanto basta per tenere in vita i valorosi curdi siriani, tenerli allineati agli Usa e tener viva la pressione sulla Turchia. Ankara formalmente non accetta, ma è il prezzo da pagare per evitare che gli Usa gli si pongano in direzione contraria su altri fascicoli di interesse.