Per aggirare le regole sull’indebitamento e costruire milioni di case, poi invendute, molti colossi del mattone hanno iscritto i propri debiti fuori dai bilanci ufficiali. E alla fine il bubbone è esploso. Ora l’esposizione immobiliare cinese vale quanto il Pil del Giappone
Lo si potrebbe chiamare shadow debt. Eccolo il vero problema della Cina. Evergrande, il colosso dell’immobiliare finito a gambe all’aria a causa di un debito verso il mercato di 305 miliardi di dollari e con le azioni sospese alla Borsa di Hong Kong, è solo il prodotto di un corto circuito ben più a monte e, soprattutto, ignoto, almeno fino ad oggi.
L’intero settore immobiliare cinese si sta sfaldando per colpa di quello che a occhio nudo può sembrare un errore di calcolo: sono state costruite più case di quante ne sono state vendute. E dal momento che per realizzare i complessi immobiliari, quando non intere città, i grandi gruppi, spesso statali, si sono indebitati, il crollo dei prezzi conseguente all’eccesso di offerta ha reso i debiti insostenibili. Quelli ufficiali, si intende.
Sì perché in questi giorni gli economisti di Jp Morgan hanno allargato lo spettro e cercato di portare a galla un problema, quello dell’indebitamento-ombra del settore immobiliare, che va ben oltre il caso Evergrande, come dimostra anche il recente contagio al comparto del fashion, anch’esso alle prese con le prime, importanti, insolvenze. L’origine del male sono insomma i miliardi di debiti fuori bilancio dei giganti del mattone. Esposizioni sconosciute ai più ma ben presenti e soprattutto da sanare, in un modo o nell’altro.
“Evergrande e molti dei suoi principali rivali hanno miliardi di dollari di debiti fuori bilancio che, una volta scoperti, danno vita a vere e proprie insolvenze, per giunta improvvise e per questo decisamente problematiche”, scrive la banca d’affari americana. Attenzione, c’è anche un trucco dietro le quinte del big bang del mattone cinese. “I gruppi immobiliari hanno nascosto i debiti con un obiettivo preciso: risultare conformi alle regole del Paese che pongono limiti precisi all’indebitamento, introdotte lo scorso anno”. E, scrive ancora Jp Morgan, “è quello che ha fatto esattamente Evergrande, contraendo più debiti di quanto fosse consentito, con il risultato che solo una minima parte dell’esposizione è certificata nel bilancio”.
Basti pensare, chiarisce Jp Morgan, “che il rapporto tra debito e patrimonio netto, che in un’azienda indica la cifra della solvibilità, era ufficialmente per Evergrande al 100%. Poi, quando tutto ha cominciato a crollare, gli esperti contabili del governo hanno cominciato a mettere il naso dentro il gruppo, scoprendo che in realtà il rapporto era del 177%, proprio a causa di debiti superiori a quanto immaginato”. A questo punto è giocoforza immaginare che l’intero settore immobiliare sia ricorso a simili trucchi.
Nomura, prima banca d’affari giapponese, ha calcolato che il debito immobiliare cinese, per oltre 5mila miliardi di dollari, è il doppio rispetto alla fine del 2016 ed è più grande dell’intero Pil del Giappone, la terza economia mondiale.
Intanto, tra le ultime società in difficoltà c’è Modern Land China con sede a Pechino, che sta cercando di allungare di tre mesi un’obbligazione in dollari in scadenza il 25 ottobre, nel tentativo di gestire problemi di liquidità. Il gruppo sta cercando di posticipare la scadenza per “migliorare la gestione del flusso di cassa ed evitare potenziali inadempienze nei pagamenti”, ha scritto in un documento depositato oggi in borsa. Mentre Evergrande, questa settimana, deve affrontare rimborsi di cedole dal valore complessivo di 148,1 milioni di dollari.