Successo del multilateralismo, capacità con cui la Comunità internazionale deve affrontare le crisi: così Mario Draghi ha commentato i risultati del G20 Afghanistan
La riunione speciale del formato G20 che l’Italia ha organizzato per parlare di Afghanistan è durata quasi tre ore. Il meeting, in formato virtuale, dei Paesi che rappresentano le venti principali economie del mondo ha avuto un obiettivo: costruire quanto meno un pensiero allineato sul da farsi davanti al ritorno a Kabul dei Talebani – e dunque a ciò che ne consegue sia sul piano geopolitico regione, sia su quello securitario che ha un ottica globale (se l’Afghanistan dovesse diventare un centro logistico per le organizzazioni terroristiche, queste potrebbero organizzarvi e ispirarvi attacchi ovunque nel mondo: la vicenda del conflitto siriano, lo sviluppo del Califfato collegato, insegna).
Cercare una postura internazionale comune serve innanzitutto a coordinare metodi e sforzi per salvare il Paese dalla crisi economica. Il governo dei Talebani non è in grado a sostenere da solo lo sviluppo del Paese, i Paesi occidentali non intendono fornire forme di legittimazione al gruppo terroristico mentre altri (Cina, Russia, Turchia, Golfo) sembrano più disposti: davanti a questo è chiaro che serva un meccanismo di aiuti umanitari tracciabili per non far crollare il Paese sulle spalle degli afghani. È evidente che inviare aiuti in Afghanistan significhi mandarli ai Talebani, ma serve un approccio pragmatico alla situazione.
L’Ue ha annunciato un miliardo di stanziamenti, gli Stati Uniti altri 800 milioni di dollari. Anche perché il rischio è anche che la crisi umanitaria sfoci in una guerra civile che aumenterebbe l’instabilità favorendo l’attecchimento di istanze radicali come quelle dello Stato islamico nel Khorasan, branca locale del Califfato che recentemente è tornata attiva e che sfrutta condizioni caotiche e il malcontento per spingere il proselitismo.
“C’è una consapevolezza diffusa di quanto l’emergenza umanitaria che si sta sviluppando in Afghanistan sia gravissima. I rappresentanti di istituzioni e Nazioni Unite hanno parlato di catastrofe umanitaria, e hanno notato come, con la vicinanza dell’inverno, la situazione stia precipitando. Ho cercato di mettere questo in massima enfasi, come argomento sul quale si poteva trovare il massimo accordo. E di fatto c’è stato”, ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa conclusiva.
Presenti all’incontro il presidente statunitense Joe Biden, mentre Russia e Cina sono stati tra i Paesi che hanno invitato membri di rango inferiore. “Questo meeting lo considero un successo. È la prima occasione in cui i leader hanno dato una risposta multilaterale alla crisi afghana. È uno delle prime affermazioni di multilateralismo che c’è stata quest’anno. Il multilateralismo sta tornando con fatica ma sta tornando come schema di lavoro dei Paesi più importanti del mondo”, ha detto il premier italiano.
Se gli Stati Uniti hanno interesse nel seguire la spinta italiana per portare la questione sul piano del multilateralismo – sebbene abbiano anticipato il G20 con un vertice a Doha incontrando messi talebani – la Russia e la Cina hanno avviato un percorso (indipendente) di contatto diretto con i Talebani. Pechino e Mosca si sentono direttamente coinvolte da quanto potrebbe accadere nel Paese, pin quanto vedono le dinamiche dipanarsi all’interno di una loro zona di influenza.
Russi e cinesi sono particolarmente preoccupati delle derive terroristiche collegate. Il governo russo ha organizzato una riunione internazionale sull’Afghanistan per il 20 ottobre, ha invitato inviati talebani all’incontro. “Che io sappia”, l’assenza di Vladimir Putin e Xi Jinping “non era dovuta” a “motivi particolari di politica estera”, ma “è stato comunicata in anticipo” e “il coinvolgimento c’è stato moltissimo prima della riunione, che viene dopo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il meeting dei ministri degli Esteri”, ha specificato Draghi.