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Caso Kavala, Erdogan caccia 10 ambasciatori. Soros e gas, cosa c’è dietro

Dietro l’attacco violentissimo contro i diplomatici, si staglia la strategia del presidente turco: sta giocando al rialzo su più tavoli, con l’aumento esponenziale dei rischi legati alla pazienza dei suoi alleati (di ieri e di oggi)

Dietro l’attacco violentissimo contro i diplomatici, si staglia la strategia Recep Tayyip Erdogan: sta giocando al rialzo su più tavoli (Libia, Cipro, Siria, Afghanistan, Africa) con l’aumento esponenziale dei rischi legati alla pazienza dei suoi alleati, di ieri e di oggi. Il presidente turco ha dichiarato i 10 ambasciatori che hanno chiesto il rilascio di Osman Kavala “persona non grata”. Di fatto un’espulsione senza giusta causa dopo che tre giorni fa, mentre era impegnato nel suo tour in Africa, aveva criticato quei diplomatici che difendevano il filantropo, accusato dallo stesso Erdogan di essere il braccio di Soros nel Bosforo.

TENSIONE

Lunedì scorso gli ambasciatori di Stati Uniti, Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia avevano chiesto alla Turchia di rispettare i trattati internazionali e di liberare Kavala dalla detenzione preventiva, osservando che la prolungata detenzione di Kavala “ha gettato un’ombra sul rispetto per la democrazia, lo stato di diritto e la trasparenza nel sistema giudiziario turco”. Erdoğan per tutta risposta aveva stigmatizzato le parole dei diplomatici, accusandoli di essere intervenuti nel processo giudiziario contro la “feccia di Soros”.

PARLA KAVALA

Il filantropo in questi giorni ha fatto sapere che non parteciperà più alle udienze in tribunale né rilascerà dichiarazioni in sua difesa. Pensa che un processo equo non sia più possibile alla luce dei commenti del presidente turco. “Espressioni come ‘feccia di Soros’ usate dal presidente Erdoğan al suo ritorno dalla sua visita in Africa sono estremamente deplorevoli e non si adattano alla serietà del suo ufficio”, ha affermato Kavala in una dichiarazione diffusa dai suoi legali, aggiungendo di aver fatto parte del consiglio di amministrazione della Open Society Foundations, ma senza avere mai avuto l’autorità di rappresentare le Open Society Foundations o George Soros stesso.

“Anche se le accuse contro di me non si basano su alcuna prova, sono in detenzione da quattro anni e le dichiarazioni offensive del presidente contro una persona che non è stata condannata e in attesa di processo sono un attacco alla dignità umana. Creano la percezione che io sia colpevole e ciò influenzerà direttamente il giudizio della corte”.

OPEN SOCIETY FOUNDATIONS

La Open Society Foundations ha inoltre chiesto al presidente turco di smettere di invocare il nome di George Soros nel tentativo di oscurare i fatti intorno al caso Kavala: “Il linguaggio offensivo del presidente Erdoğan su George Soros, un uomo che il suo governo ha accolto a Istanbul, è uno sforzo per distrarre dal semplice fatto che Osman Kavala è innocente e dovrebbe essere rilasciato – ha detto Mark Malloch Brown, presidente della Open Society Foundations – Questi commenti tossici del presidente su un caso attualmente dinanzi ai tribunali sono un ulteriore attacco al sistema legale presumibilmente indipendente della Turchia. Esortiamo le autorità turche a liberare Kavala ora”.

OPEN SUL BOSFORO

Oggi Erdogan attacca violentemente Soros, accusandolo anche di essere la mente dietro il presunto golpe del 2016. Ma i due si sono incontrati molto cordialmente nel 2003 in occasione del forum di Davos. “Siamo la società aperta in Turchia, sostienici”, aveva detto Erdoğan a Soros in un meeting durante il World Economic Forum, come ha twittato oggi il giornalista Ahmet Sever che ha anche pubblicato sui social la foto dell’incontro. In quel periodo Erdogan puntava ad allacciare un rapporto diretto e forte con l’Ue, per questa ragione aveva cercato il sostegno di Soros. Inoltre, come osservato dallo stesso Sever, la figlia dell’allora primo ministro Erdoğan, Sümeyye Erdoğan, aveva svolto uno stage presso la Turkish Economic and Social Studies Foundation (TESEV), una ONG supportata da Soros.

QUI MEDITERRANEO

Per comprendere al meglio l’intero ventaglio di sfaccettature del problema, forse va le la pena di allargare il ragionamento oltre alla questione di Kavala e toccare le più ampie relazioni che si stanno costruendo nel Mediterraneo. Come quelle tra Francia e Grecia, che hanno portato i due paesi a siglare un memorandum che include il mutuo soccorso da parte francese verso quella greca se quest’utima dovesse subire un attacco esterno (anche da parte di un membro della Nato stessa).

Proprio per questa ragione il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha definito le relazioni militari tra Francia e Grecia un fatto che mina la fiducia tra i membri dell’alleanza. Akar aveva precedentemente fatto riferimento ad alcuni paesi europei che “stanno cercando di rivendicare un ruolo nel Mediterraneo orientale che va oltre le loro dimensioni e il loro potere, questo tipo di lavoro è al di là della loro statura, devono sapere che questo non li porterà da nessuna parte”.

@FDepalo

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