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Microchip, Draghi spinge per l’impianto Intel. Ecco i piani

L’agenzia Reuters conferma che i colloqui del governo italiano con il colosso americano Intel per costruire un maxi-impianto di produzione di chip in Italia sono in fase avanzata. In Germania una megafactory, Mirafiori in pole per il packaging. La rete di Draghi e Giorgetti per fare del Paese un hub europeo

Italia e Germania sono in pole per ospitare due maxi-impianti di produzione di chip dell’americana Intel. Un’indiscrezione di Reuters svela il lavoro dietro le quinte del governo Draghi per chiudere un accordo da miliardi di euro che farebbe dell’Italia un hub internazionale per i semiconduttori.

Il governo starebbe ultimando i dettagli di un piano per convincere Intel, il più grande produttore di chip a stelle e strisce, a investire “miliardi di euro” in un nuovo impianto in Italia, mentre la Germania è in pole per ospitare “una megafactory ancora più grande” dell’azienda americana. L’impianto, riporta Reuters, avrebbe un valore stimato di 4 miliardi di euro. La cifra finale potrebbe essere ancora più alta, spiegano a Formiche.net fonti vicine al dossier.

Sono due i piani di Intel che vedono oggi Italia e Germania fra le favorite per costruire gli impianti. I contatti fra il governo tedesco e il colosso americano guidato da Pat Gelsinger sono in fase avanzata per costruire una “megafactory” di chip. Con ogni probabilità dovrebbe sorgere nell’area di Dresda, cuore pulsante dell’industria europea di chip, sede di altri giganti del settore come la tedesca Infineon e l’americana Global Foundries.

L’Italia invece punta a mettere la firma su un impianto avanzato di “packaging”, una tecnologia che Intel sta utilizzando per attrarre nuovi clienti, come l’unità di Cloud computing di Amazon, e che non ha ancora un impianto europeo. Da mesi il governo Draghi lavora alla buona riuscita dell’affare.

A luglio il premier ha ricevuto a Palazzo Chigi Gelsinger, e una nuova visita è attesa nelle prossime settimane. A tessere la tela con il gigante della Silicon Valley c’è anche il Mise di Giancarlo Giorgetti: in questi giorni il ministro è in missione negli Stati Uniti e il dossier Intel, confermano dal suo team, sarebbe sul tavolo della trasferta americana. Sono “almeno quattro” i siti industriali italiani che potrebbero essere scelti per la fabbrica di Intel, ha detto Giorgetti a inizio ottobre.

Tra questi, ha detto il titolare di Via Molise, sarebbe “ideale” lo storico stabilimento di Mirafiori a Torino, ma in corsa c’è anche Catania, dove già è prevista la costruzione di un impianto di microchip della società italo-francese Stm. Palazzo Chigi punta a chiudere l’accordo “entro la fine dell’anno”, e l’impianto potrebbe dar vita a 1000 nuovi posti di lavoro, spiega Reuters. I due stabilimenti europei rientrano in un piano monstre di investimenti in Europa da parte di Intel, che potrebbe ammontare a 80 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.

Con la pandemia e l’accorciamento delle catene di fornitura globali del settore tech, l’industria dei microchip si è trovata al centro di una contesa internazionale fra Cina e Stati Uniti per il controllo dei principali siti di produzione, in particolare nel Sud Est asiatico e a Taiwan, dove ha sede la principale azienda mondiale, Tsmc.

L’Europa oggi è un attore di secondo piano nell’industria dei semiconduttori: conta eccellenze in settori specializzati, come l’olandese Asml, Infineon e Stm, ma non aziende in grado di produrre chip su scala globale. Intervenendo alla Camera questa settimana, Draghi ha invitato l’Ue ad “agire ora e con decisione” per crescere nel mercato dei chip e rispettare il target prefissato del 20% della produzione mondiale entro il 2030.

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