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Valorizzare i medici e riformare il sistema. La mappa post covid tracciata da Costantino (Aris)

Il capo delegazione di Aris associazione datoriale di categoria delle strutture sanitarie religiose: “Il Pnrr? Le strutture sanitarie private sono disperatamente alla ricerca di personale e che, pertanto, la soluzione dell’attuale carenza dovrà necessariamente passare per una riforma del sistema formativo”

Valorizzare i medici e riformare il sistema. Passa da questa doppia azione la nuova stagione post pandemia legata alle professioni sanitarie secondo l’avv. Giovanni Costantino, capo delegazione di Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari), che affida a Formiche.net una riflessione articolata sulle conseguenze del covid per i professionisti della sanità. “Le strutture sanitarie private sono disperatamente alla ricerca di personale e, pertanto, la soluzione dell’attuale carenza dovrà necessariamente passare per una riforma del sistema formativo”.

Come ha impattato il covid sui contratti dei medici anche nelle strutture private?

Il Covid ha certamente reso evidente a tutto il Paese l’importanza del settore sanitario, forse sottostimata in periodi di sicurezza, ma non è stato certamente la ragione per cui l’Aris ha deciso di rinnovare i contratti collettivi. Le trattative, infatti, sono iniziate molto prima del 2020 ed hanno avuto sin dall’inizio lo scopo di riaffermare la centralità del personale (medico e non solo) dell’ospedalità privata. Aris ha sempre fermamente creduto nel valore delle risorse umane e se non è stato possibile rinnovare prima i ccnl è stato solo perché mancavano (e, a dire il vero, mancano tuttora) le necessarie coperture economiche. I nuovi contratti determinano un significativo sforzo economico per le nostre strutture; il rinnovo, pertanto, costituisce certamente una scommessa sulla capacità del Ssn di apprezzare adeguatamente la qualità dell’assistenza fornita dall’ospedalità religiosa.

Aris ha rinnovato il contratto scaduto da tre lustri: quali le principali novità?

Il contratto sottoscritto con la Cimop il 7 ottobre 2020 costituisce certamente un punto di svolta, avendo introdotto la dirigenza medica in tutte le strutture sanitarie, sociosanitarie e socio assistenziali. È certamente questa la prima importante novità del nuovo contratto collettivo. Il ccnl, inoltre, introduce notevoli elementi di flessibilità (come il superamento del sistema delle qualifiche e la disciplina degli incarichi) che consentiranno alle strutture di poter incrementare l’efficienza organizzativa, valorizzando nel contempo le condizioni per il personale medico. La nuova regolamentazione contrattuale definisce, inoltre, il regime delle incompatibilità, disciplina lo svolgimento della libera professione ed introduce il principio della esclusività del rapporto oltre che le condizioni per l’erogazione della relativa indennità. Tali innovazioni mutano la configurazione del ccnl ed avvicinano la disciplina del personale medico delle strutture private a quella prevista per i colleghi del Ssn, nell’auspicio di giungere presto ad una piena equiparazione.

Il personale medico ha fatto un gran lavoro ma spesso poi ha scontato una mancata valorizzazione, come dimostra la non applicazione del contratto da parte di Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata). Come ovviare a questo gap?

L’Aiop ha partecipato alle trattative sino alla fine, condividendo con noi tutte le scelte contrattuali. È un’Associazione seria e ben organizzata e credo che supererà presto gli ostacoli che le hanno sinora impedito di sottoscrivere il rinnovo contrattuale.

Da anni gli ospedali classificati e gli Irccs hanno al loro interno medici con i titoli e i servizi equiparati e medici con i titoli e i servizi non equiparati: come ovviare a questa discrepanza?

Il nuovo ccnl Aris-Cimop è certamente un importante passo in avanti in tal senso. L’estensione della dirigenza medica a tutte le strutture, infatti, rimuove ogni ostacolo formale alla piena equiparazione dei titoli e dei servizi; ora servirebbe solo un riconoscimento normativo per completare l’opera. E’ evidente che per la sostenibilità degli oneri serva un riconoscimento da parte dello Stato e delle Regioni. Credo, in ogni caso, che comportamenti omogenei da parte di tutti gli Ospedali privati possano essere favoriti solo attraverso l’adozione di provvedimenti normativi uniformi, su tutto il territorio nazionale, che rafforzino l’inserimento degli stessi all’interno del Ssn.

Passata la pandemia si rischia un velo di silenzio sul sistema?

Non credo proprio che sarà possibile. La pandemia ha reso evidente i punti di forza (primo fra tutti la qualità degli operatori, ma anche la capacità delle strutture) e di debolezza del sistema. A questo punto, è davvero urgente valorizzare i primi e correggere i secondi. Comunque, da più parti si sta lavorando per una complessiva ridefinizione del Ssn, attraverso la modernizzazione e riorganizzazione della medicina di area territoriale ed ospedaliera ed anche noi vogliamo fare la nostra parte.

Come escono dal post Covid il sistema sanitario nazionale e le professioni ad esso connesse?

Con una maggiore consapevolezza della propria importanza, ma anche dei limiti riscontrati. Bisogna mantenere alta l’attenzione e continuare a lavorare col massimo impegno, non è ancora il momento di rilassarsi.

Il problema della carenza di organico sarà risolto con il Recovery Plan?

La Missione Salute del Pnrr, secondo i calcoli della Camera dei Deputati, vale oltre 20 miliardi di euro nel quinquennio 2021-2016. Tale immissione di risorse (poche o tante che siano) darà certamente un nuovo impulso per l’incremento dell’organico delle strutture. Mi permetto, però, di segnalare che le strutture sanitarie private sono disperatamente alla ricerca di personale (medico e non) e che, pertanto, la soluzione dell’attuale carenza dovrà necessariamente passare per una riforma del sistema formativo.

@FDepalo

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