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La Cina continua a comprare petrolio dall’Iran. E gli Usa…

Gli acquisti di petrolio iraniano da parte della Cina sono aumentati, difficili da tracciare e in parte accettati da Washington per evitare il collasso di Teheran e per far impegnare Pechino al tavolo del Jcpoa

La Cina ha importato quasi 8oomila barili di greggio iraniano al giorno in media durante gli ultimi tre mesi, quasi il doppio della quantità che stava comprando illegalmente dall’Iran durante lo stesso periodo dello scorso anno. L’aumento arriva nel mezzo di uno sforzo della Cina e dell’Iran per aumentare i legami e forzare l’amministrazione Biden a rimuovere le sanzioni sulla Repubblica Islamica. Ma arriva anche mentre Washington avrebbe chiesto a Pechino di ridurre gli acquisti per cercare di esercitare una forma di pressione su Teheran e indurlo a un ritorno nella compliance del Jcpoa – l’accordo sul nucleare del 2015 da cui l’amministrazione Trump ha tirato fuori in via unilaterale gli Usa nel maggio 2018.

L’informazione sull’aumento dei traffici non è certificata a livello governativo, ma prodotta da un’indagine dello United Against Nuclear Iran (Uani), un advocacy group che segue anche le esportazioni mensili di petrolio dell’Iran e l’industria navale. Uani è molto severo e molto anti-iraniano, ma i dati sono chiari. I dati parlano di 868.475 barili al giorno importati in agosto, 739.215 a settembre e circa 700mila sarà la cifra consolidata a ottobre. Nel 2020 si parla di 286.161 barili al giorno ad agosto 2020, 640.327 a settembre 2020 e 420.491 a ottobre.

È d’altronde vero che l’Iran ha provveduto a costruire una sorta di “armata fantasma” per trasferire illegalmente il petrolio in Cina, Siria, Emirati Arabi, Venezuela (come raccontato su queste colonne da Rossana Miranda), ed eludono le sanzioni spegnendo i loro trasponder di bordo, rendendo essenzialmente queste navi invisibili. Molti dei pagamenti inoltre vengono fatti in modo tale da non essere tracciati, dunque gli eventuali istituti di credito non possono colpiti dalle sanzioni secondarie statunitensi.

Tuttavia dietro a questi traffici c’è anche una ragione più politica. Gli Stati Uniti stanno chiudendo un occhio su quanto accade, perché hanno la consapevolezza che – nonostante le varie sanzioni reintrodotte dagli Usa – l’esportazione di petrolio è l’unica forma di entrata con cui il governo può ripagare parte delle proprie spese. Lasciare Teheran completamente isolato potrebbe portare all’implosione economica e questo sarebbe rischiosissimo. I cittadini iraniani, colpiti dalla crisi economica quanto da quella sanitaria legata al Covid, sono allo stremo: contestano la leadership ma anche le ingerenze esterne (americane). Il rischio è una destabilizzazione dalla quale potrebbe scaturire dinamiche rischiosissime; per esempio, i Pasdaran potrebbero reagire creando episodi aggressivi in Iraq, Siria o Libano, o spingere di più la guerra in Yemen.

I diplomatici iraniani e cinesi lunedì hanno avuto una conversazione telefonica in cui hanno discusso gli sforzi per alleviare le sanzioni statunitensi sull’Iran. “L’Iran e la Cina, come partner affidabili, condividono una posizione comune sull’illegalità delle sanzioni unilaterali degli Stati Uniti e l’importanza dello stato di diritto nelle relazioni internazionali”, ha detto Ali Bagheri Kani, vice ministro degli esteri iraniano per gli affari politici, alla stampa statale del paese. È evidente che l’affermazione abbia un fine propagandistico – si parla di “illegalità” di sanzioni che ha deciso Washington e che dunque non può ritenere illegali.  Ma è vero che ci siano contatti sino-americani per fare in modo che nelle riunioni che entro novembre dovrebbero riprendere a Vienna si arrivi a qualcosa di concreto sull’accordo nucleare.

Oggi, mercoledì 3 novembre, le Guardie Rivoluzionarie iraniane (i Pasdaran) hanno fatto sapere che recentemente hanno sventato un tentativo degli Stati Uniti di trattenere una petroliera che trasportava il petrolio della Repubblica Islamica nel mare dell’Oma. Press TV di stato iraniana ha detto che le forze statunitensi hanno usato elicotteri e navi da guerra per cercare di bloccare la petroliera che poi è tornata nelle acque territoriali dell’Iran. Teheran ha ripetutamente avvertito gli Stati Uniti sulle sue attività militari nel Golfo, dicendo che le forze navali dei Pasdaran hanno aumentato il pattugliamento per assicurare anche il passaggio delle navi iraniane e combattere il contrabbando di carburante.



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