L’impennata dei prezzi, ai massimi da 31 anni, rischia di vanificare lo sforzo del presidente smorzando la portata del piano da 1.750 miliardi approvato tre settimane fa. Con un’inflazione al 6,2% la stessa iniezione di denaro pubblico rischia di aggravate il problema. E i senatori chiedono modifiche ex post
Joe Biden ha un problema e anche bello grosso. A tre settimane scarse dall’approvazione del piano pandemico da 1.750 miliardi, incentrato su aiuti alle famiglie e realizzazione di nuove infrastrutture, uno spettro aleggia sulla riuscita dell’operazione architettata dall’amministrazione democratica per tirare fuori la prima economia mondiale dalle secche della pandemia. Un’inflazione spaventosa, che solo nel mese di ottobre ha fatto registrare un incremento su base annua del 6,2% e che rischia di mangiarsi buona parte degli sforzi della Casa Bianca.
I prezzi negli Stati Uniti corrono come non mai, segno di un ritorno della domanda da parte dei consumatori. Il che è un fatto positivo, sempre che il surriscaldamento vada di pari passo con la crescita del Pil (+2,1% nel terzo trimestre, al di sotto delle stime), altrimenti si rischia la stagflazione, decisamente meno positiva. I prezzi sono spinti anche dal rialzo dei costi delle materie prime, che ovviamente impatta sui prodotti finali. Tutto questo si traduce in una specie di paradosso. Nel momento in cui dalla Casa Bianca, via Congresso, cominciano a piovere le prime ingenti risorse, l’aumento dei prezzi riduce la potenza di fuoco degli stimoli.
Di qui un’incognita sull’effettivo impatto delle misure messe in campo da Biden sull’economia statunitense, a cominciare da quel Build Back Better, il piano per le infrastrutture che vale non meno di 600 miliardi di dollari. Senza considerare un altro elemento, di senso opposto a quanto finora spiegato, ma che alla fine riconduce sempre allo stesso problema, l’inflazione. E cioè che con un tasso di inflazione al 6,2%, immettere nel mercato una simile quantità di denaro può infiammare ancora di più i prezzi e ottenere l’effetto contrario. Più soldi si mettono più aumenta l’erosione sulla spesa per beni e servizi. Ma è anche vero che senza stimoli non c’è ripresa, di qui un gran bel dilemma per Biden.
Al Congresso non manca la preoccupazione, tanto che diversi senatori avrebbero chiesto una revisione del piano approvato da poco. L’obiettivo, per nulla facile visto che il Senato rappresenta un vero collo di bottiglia per i democratici che non hanno il controllo della Camera Alta, ma un risicatissimo 50%, è tentare di smorzare la portata del piano per evitare guai peggiori in termini di inflazione. “Il presidente e il suo partito dovranno fare i conti con le preoccupazioni degli elettori e dei senatori sui prezzi”, spiega una fonte. “Mentre alcuni analisti indipendenti hanno affermato che il pacchetto non aumenterà le pressioni inflazionistiche, molti elettori non sono d’accordo. Complessivamente, il 43% degli elettori pensa che il disegno di legge peggiorerà l’inflazione, il 26% afferma che migliorerà l’inflazione e il 15% afferma che non avrà alcun impatto”.
Non nasconde la sua preoccupazione anche Jerome Powell, fresco di rinnovo al vertice della Fed. Che tira in ballo anche la variante Omicron. “La nuova variante del Covid Omicron pone rischi al ribasso per l’economia e il mercati del lavoro, oltre a intensificare l’incertezza sul fronte dell’inflazione che viaggia già significativamente sopra il target del 2%. Il recente aumento dei casi di Covid e l’emergere della nuova variante pongono rischi al ribasso per l’occupazione e l’economia, oltre ad aumentare l’incertezza per l’inflazione. Una maggiore preoccupazione per il virus potrebbe ridurre la voglia del lavoro in persona, e questo potrebbe rallentare i progressi del mercato del lavoro e intensificare le tensioni nelle catene di produzione”. E adesso?