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La rissa israelo-palestinese alla Camera vista da Ugo Volli

Il semiologo ed esperto di questioni mediorientali: “C’è una continuità rispetto a quello che successe quando Arafat fu fatto entrare alla Camera armato. La sinistra da credito a chi teorizza la distruzione dello Stato d’Israele”

Shawan Jabarin e Samer Arbid. Questi due nomi a molti non dicono tanto. Eppure sono i rappresentanti di due associazioni palestinesi, Al-Haq e Addameer, entrambe in qualche modo riconducibili al Fronte popolare per la liberazione della Palestina. I due militanti palestinesi sono stati invitati, in particolare dalla presidente del Comitato Diritto Umani di Montecitorio Laura Boldrini, come ospiti di un evento alla Camera lunedì 20 dicembre. Gli esperti di diritti umani, si sono profusi in attacchi nemmeno troppo velati allo stato d’Israele, definendolo “un sistema di apartheid”, una potenza “occupante non ordinaria” e un “finto stato democratico”, fra le altre cose. Frasi che non sono passate inosservate all’ambasciata Israeliana in Italia che ha espresso la sua indignazione più assoluta. Specie perché Jabarin, ad esempio, è stato raggiunto da una condanna in Israele per via della sua militanza “in un’organizzazione terroristica”. Fra i primi a esprimere sdegno per l’accaduto è Ugo Volli, semiologo, docente e analista delle questioni mediorientali.

Volli, gli interventi di Jabarin e Arbid alla Camera stanno provocando un’ondata di indignazione profonda. Anche lei è tra questi. Al di là delle accuse mosse a Israele, cosa rappresenta questo invito?

Personalmente non mi sono stupito, pur essendo profondamente sdegnato dalle parole che questi due terroristi palestinesi hanno pronunciato verso Israele. C’è in un certo senso una continuità rispetto a quello che successe quando Arafat fu fatto entrare alla Camera armato. L’unica volta in cui qualcuno è entrato in Parlamento armato. Peraltro Arafat era stato raggiunto da un mandato di cattura che, tuttavia, non venne recapitato perché fu ospitato in casa da Cossiga. Era il 1982.

L’anno degli attentati. 

Esattamente: alla Sinagoga di Roma, l’attentato a Milano e parallelamente quello a Parigi. Ma i terroristi in Italia, per colpa di una sinistra compiacente, anche se compiono attentati vengono lasciati in liberà e riconsegnati, impuniti, ai loro Paesi. Non è successo solo con Craxi a Sigonella. È una triste tradizione che, come abbiamo visto, si rinnova.

Quali sono in questo senso le responsabilità che imputa alla sinistra?

Si potrebbe riassumere così: alla sinistra piacciono solo gli ebrei morti. Nel senso che, generalmente, sono i primi a stracciarsi le vesti quando si parla di giornata della Memoria e di sterminio. Allo stesso tempo, però, da credito a questi terroristi – mascherati da uomini delle Ong con le quali raccolgono finanziamenti per le organizzazioni terroristiche –  che teorizzano la distruzione di Israele che è l’unico Paese che ha accolto i superstiti dei campi di concentramento e le loro famiglie. Senza considerare che è l’unica democrazia compiuta del Medioriente. In più, c’è una ragione storica più remota.

Quale sarebbe?

L’Unione Sovietica da sempre è stata alleata di tutti coloro che volevano sovvertire gli equilibri mediorientali. Per questo l’Urss è stata sempre molto vicina ai palestinesi. Peraltro nella Guerra dei Sei giorni la Russia appoggiava Egitto e Siria in chiave anti-israeliana. I servizi segreti russi, assieme a quelli Bulgari e a quelli della Germania dell’Est hanno contribuito a formare l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Insomma la sinistra, con rare eccezioni, è vicina a tutte le realtà che negano l’autodeterminazione degli ebrei come popolo e di Israele come stato nazionale.

L’Unione europea però all’inizio appoggiò l’indipendenza di Israele. 

Si, ma solo per strappare l’egemonia alla Gran Bretagna. Quando emerse lampante la creazione, in Israele, di una democrazia di stampo occidentale, iniziò l’ostilità.

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