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Perché il dietrofront di Peng Shuai non cancellerà la pressione su Pechino

In un’altra apparizione pubblica, la giovane tennista sostiene di essere stata fraintesa e di non avere mai parlato di aggressione sessuale. “Sono a casa, in completa libertà”. Ma ci sono tutti gli indizi per non crederci…

È apparsa di nuovo pubblicamente Peng Shuai. La giovane tennista ha rilasciato una sospetta dichiarazione al quotidiano di Singapore Lianhe Zaobao. Nella prima intervista dopo le accuse di aggressione sessuale contro un alto funzionario del governo cinese, Peng sostiene di essere stata fraintesa nel suo tweet pubblicato il mese scorso, e chiede privacy per questa vicenda che considera molto intima.

La sportiva non nega di essere stata autrice del testo pubblicato su Weibo lo scorso 2 novembre, in cui accusava l’ex vice primo ministro Zhang Gaoli di abuso sessuale. Anche la moglie del politico sarebbe stata a conoscenza del rapporto non consenziente. Il caso, censurato dopo 20 minuti della pubblicazione in rete, ha provocato la sparizione pubblica di Peng e la preoccupazione della comunità internazionale.

Ma ora la ragazza è uscita di nuovo sulla scena pubblica per ritirare l’accusa. “Non ho detto né scritto che qualcuno mi ha aggredito sessualmente – ha detto -. Voglio sottolineare con forza questo punto. La pubblicazione su Weibo è un fatto privato. Sembra che ci siano state molti fraintendimenti da parte del pubblico”.

Nel video pubblicato da Lianhe Zaobao, la giornalista le chiede se è stata nella sua casa di Pechino liberamente, senza essere sorvegliata. “Perché qualcuno dovrebbe sorvegliarmi? Sono stata a casa in completa libertà”, ha detto.

Ugualmente, Peng ha confermato di essere stata lei l’autrice della lettera diretta al presidente della Women’s Tennis Association (WTA), Steve Simon: “L’ho scritta in cinese perché il mio livello di inglese non è molto buono. (L’emittente statale, ndr) CGTN ha pubblicato una versione tradotta ma il messaggio è lo stesso dell’originale”.

Tuttavia, non tutti credono alle ultime affermazioni di Peng. Kenneth Roth, direttore esecutivo dell’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, crede che le recenti dichiarazioni della tennista “aumentano soltanto le preoccupazioni sulla pressione alla quale è sottoposta da parte del governo cinese […] Restiamo fermi nel nostro appello perché sia aperta un’indagine completa, giusta, trasparente e senza censura sulle accuse di aggressione sessuale”.

Nemmeno la Women’s Tennis Association è stata convinta dal filmato. In un comunicato, l’associazione ha ribadito: “Come abbiamo sempre affermato, queste apparizioni non alleviano o affrontano le preoccupazioni significative della WTA sul loro benessere e sulla loro capacità di comunicare senza censura o coercizione”.

Per il quotidiano americano The New York Times, non è da sottovalutare il fatto che Lianhe Zaobao è controllato dal Partito Comunista Cinese. “È improbabile che l’accusa di Peng di aggressione sessuale sia dissipata da un’intervista con un giornale di Singapore – si legge sul New York Times -. Il governo autoritario cinese ha una lunga storia di coercizione e lusinghe per esporre o ritirare commenti che erodono la reputazione del Partito Comunista. E i gruppi per i diritti umani hanno affermato che la signora Peng probabilmente ha agito sotto tale pressione”.

Come sotto pressione è il governo di Pechino, a pochi mesi dall’ospitare i Giochi Olimpici Invernali del 2022. Per questo il caso di Peng, diventato un punto di alta tensione nei rapporti della Cina con gli altri Paesi, sarà ancora sotto gli occhi del mondo.



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