Intervista all’economista a capo dell’Osservatorio per i conti pubblici ed ex commissario alla spending review. Questa inflazione preoccupa ma dovevamo aspettarcela dopo mesi di domanda foraggiata da politiche monetarie ultra-espansive. Ma ora è tempo di stringere i cordoni
Qualcuno dovrebbe dirglielo, a Christine Lagarde, che così non si può andare avanti. Perché di politiche espansive si può anche morire se la cura è troppo forte e prolungata. Carlo Cottarelli, economista con un passato da commissario alla spending review, oggi a capo dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, non la tocca piano quando gli si chiede un parere sull’incendio dei prezzi che sta seriamente ipotecando la ripresa post-pandemica.
In Italia l’inflazione galoppa al 3,8%, al 5% in Germania, negli Stati Uniti addirittura al 6,2%, ai massimi dal 1990. Numeri pesanti, che non possono non porre delle domande. Anche perché c’è un dettaglio, che poi tanto dettaglio non è. L’Italia è un Paese a forte dipendenza energetica e se aumenta il costo dell’energia per famiglie e imprese sono dolori, visto che il tutto si scarica in bolletta.
L’inflazione sta diventando un problema e anche grosso. C’era da aspettarselo?
Facciamo una premessa, tanto per chiarire la portata del problema. Non sottovalutiamo mai e poi mai i danni dell’inflazione. Colpisce soprattutto i lavoratori a reddito fisso e i piccoli risparmiatori. Come diceva Einaudi (Luigi, economista e secondo presidente della Repubblica, ndr), l’inflazione è la più iniqua delle tasse.
Tutto chiaro, ma tornando alla domanda iniziale?
L’accelerazione dei prezzi non è cosa di questi giorni, perché in realtà è in atto dall’inizio di questo anno. Solo che la gente guarda al dato sui dodici mesi e allora i numeri fanno paura. Come rimbalza la domanda, rimbalzano i prezzi e adesso stiamo scaricando sui prezzi una domanda che lo scorso anno non c’era perché eravamo in lockdown. Da questo punto di vista sì, c’era da aspettarselo. L’incognita è semmai un’altra.
Vale a dire?
Le banche centrali e i governi stanno portando avanti misure troppo espansive e invece di aiutare la crescita, surriscaldano la domanda. Vede, dobbiamo essere onesti con noi stessi. Questa inflazione è anche effetto di politiche molto espansive, troppi soldi nel sistema per dare una spinta molto forte. Forse i governi l’hanno data troppo forte questa spinta.
Mi faccia fare l’avvocato del diavolo. La Fed ha da tempo annunciato di voler tirare i remi in barca…
La Fed ha ammesso che è tempo di cambiare rotta, perché quanto fatto finora ora non va più bene. Hanno preso atto, semplicemente, decidendo di velocizzare il tapering.
La Bce non sembra dello stesso avviso…
Negli Usa la situazione è di gran lunga peggiore rispetto all’Europa, la ripresa dei prezzi è superiore, direi violenta, rispetto alla situazione pre-pandemica. In Europa invece è avvenuto tutto più lentamente, la risalita impetuosa, il superamento della linea rossa, è avvenuto questo mese. Per questo dobbiamo cominciare a chiederci se l’attuale approccio della Bce va ancora bene.
Non trova paradossale che mentre i governi riempiono le tasche dei cittadini di bonus e contro-bonus, il mercato si mangi tutto o quasi?
Guardi che non è assurdo. Mi scusi, ma se lei mette troppi soldi nel sistema, incentivando la domanda e la spesa, i prezzi salgono e dunque anche l’inflazione. Non è strano per niente, se tu dai troppi bonus i prezzi salgono. E lo stesso vale per le banche centrali.
Va bene, ma ora come si rimedia? La situazione va raffreddata o qui ci si gioca la ripresa.
L’unica cosa, a livello mondiale, è immettere meno potere d’acquisto nell’economia, smetterla con politiche espansive fuori tempo massimo. E lo stesso vale per l’energia per le imprese e le famiglie, che costa molto di più. Non c’è un’altra ricetta, bisogna rivedere le politiche portate avanti fin qui.
A proposito di energia. Il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti ha parlato di un rischio black out per le nostre industrie. Troppo allarme?
Secondo me esagera. Se ha delle informazioni che io non ho, allora facciamo la domanda a lui. Ma onestamente mi pare un po’ eccessivo come allarme.