L’Italia concentra la sua cooperazione con i Paesi del Mediterraneo sul mondo dell’istruzione, via per costruire una regione più equa, aperta, prospera. Sereni, Di Stefano, Bencini e Fatarella ai Med Dialogues organizzati da Ispi e Farnesina
Porre l’Italia al centro del Mediterraneo costruendo una “agenda positiva”, che non guardi alla regione “come un luogo di crisi, ma ne riconosca le straordinarie potenzialità”, uno spazio di dialogo e connessione tra Europa, Africa, Asia “unite in un’unica dimensione”, dove un ruolo cruciale lo avrà l’istruzione e la sua diffusione, perno dello sviluppo. Il governo Draghi affida al ministro degli Esteri Luigi Di Maio il compito di tracciare, con un op-ed su Repubblica, i contorni dell’area di proiezione internazionale dell’Italia — il Mediterraneo allargato che mette insieme appunto le coste meridionali dell’Europa, quelle occidentali dell’Africa maghrebina e l’entroterra saheliano, e quelle occidentali dell’Asia mediorientale.
L’intervento di Di Maio diventa occasione per salutare l’avvio della conferenza “Med Dialogues” organizzata dall’Ispi con la Farnesina, e che da anni è un momento di riferimento per incontri sulla regione tra ministri, istituzioni, analisti, aziende. “Leveraging Transitions” è il tema guida di quest’anno: “Un titolo maturato dall’esigenza di far leva sulle differenti transizioni che stiamo attraversando sul piano politico, sociale, economico, energetico e digitale”.
L’istruzione e la formazione sono la chiave per la crescita socioeconomica e per l’occupazione, ha detto intervenendo nel panel inaugurale la viceministra agli Affari Esteri Marina Sereni. La discussione introduttiva non poteva che essere dedicata proprio alla cooperazione nel bacino del “Mare tra le Terre”. “Sfide e opportunità per una crescita a lungo termine”, come l’ha definita il sottosegretario Manlio Di Stefano. Dialogo e cooperazione significano anche superare le diversità che trasformano negativamente le eterogeneità del Mediterraneo rendendole disuguaglianze: le differenze nel mondo dell’istruzione sono una di queste.
“Un’istruzione di qualità per tutti è la chiave per costruire società più inclusive e resilienti e richiede un’ampia rete di partenariati per ridurre la frammentazione”, ha detto nel suo intervento Leonardo Bencini, direttore dell’Unità strategica, processi globali della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina. “Lavoriamo per rafforzare le infrastrutture e i servizi pubblici di istruzione primaria e promuovere l’accesso a un’istruzione di qualità. In tutto il mondo, l’Italia si impegna a responsabilizzare le ragazze investendo nell’istruzione femminile”, ha aggiunto Sereni, a testimonianza di come la questione sia sentita e prioritaria per l’Italia. Rappresentazione della ragione per cui le attività di Roma nella regione siano percepite in modo assolutamente positivo.
La pandemia ha causato un’interruzione senza precedenti all’istruzione e alla scolarizzazione a livello globale, colpendo la vita di milioni di bambini e famiglie, specialmente nella parte meridionale del mondo — in questa zone in cui la regione mediterranea ha debolezze da sopperire. L’istruzione non è solo un diritto umano fondamentale, ma un driver chiave per lo sviluppo sostenibile: impossibile pensare a società stabili, pacifiche, eque e sostenibili, senza investire in un’istruzione di qualità per tutti.
È riconoscendo questo focus che l’Italia ha aumentato il suo contributo alla Global Partnership for Education; supporta la Safe School Declaration per mitigare gli impatti dei conflitti armati sull’istruzione; lavora per rafforzare le infrastrutture e i servizi pubblici di istruzione primaria e promuovere l’accesso a un’istruzione di qualità, anche nell’ottica di implementare il livello di emancipazione femminile. Secondo la direttrice generale di Save The Children, Daniela Fatarella, “l’istruzione è il miglior investimento per recuperare dalla pandemia”.
Affermazione che rende programmatici gli obiettivi dell’investimento italiano. Se la parola chiave del momento è “transizioni” — che siano economiche, energetiche, politiche, sociali, digitali — allora il fine cruciale è il governare queste transizioni. Individuare un tema come quello dell’istruzione con la funzione di catalizzatore pone l’Italia in una condizione di vantaggio rispetto ad altri attori che vedono con maggiori ambizioni, competitività, sfruttamento, le opportunità del Mediterraneo.