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Microchip, Italia in partita. Arriva l’impianto Intel?

Secondo Reuters il governo italiano è in trattativa con l’azienda americana Intel per la costruzione di un impianto di “packaging”di microchip. Al centro un investimento da 9 miliardi di euro. Da Mirafiori a Catania, tutti i siti che potrebbero ospitarlo

Si riapre la partita per i microchip italiani. Un’indiscrezione di Reuters rivela che l’Italia è in trattativa con Intel, il più grande produttore americano di microchip, per costruire un impianto di produzione.

Al centro dei colloqui fra l’azienda guidata da Pat Gelsinger e il governo di Mario Draghi ci sarebbe un investimento tra gli 8 e i 9 miliardi di euro per i prossimi dieci anni. Obiettivo della trattativa è costruire in Italia una fabbrica avanzata di “confezionamento” (packaging) dei microchip, cioè l’ultimo processo nella catena di produzione dei millimetrici “cervelli” digitali che fanno muovere interi settori industriali, dall’automotive all’elettronica.

La pandemia ha innescato una corsa internazionale per accaparrarsi i siti di produzione dei microchip che vede l’Europa scontare un grave ritardo rispetto a Cina e Stati Uniti. Intel ha annunciato l’intenzione di investire circa 80 miliardi di euro in Europa: se l’accordo con Palazzo Chigi dovesse andare in porto l’Italia otterrebbe circa il 10% degli investimenti. Alla Germania di Olaf Scholz andrà invece con ogni probabilità la fetta più grossa per una “mega-factory” che sorgerà a Monaco o a Dresda, nella cosiddetta “Silicon Saxony”, anche se, scrive Reuters, altri Paesi europei, come la Francia, sono in corsa.

Il governo Draghi segue il dossier da vicino con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e quello della Transizione digitale Vittorio Colao. E presta attenzione anche alle ricadute sulla sicurezza nazionale: proprio nel campo dei microchip, fermando l’acquisizione della Lpe di Baranzate da parte del gruppo cinese Shenzen Invenland Holdings, Draghi ha esercitato ad aprile il primo veto con il golden power.

A fine giugno Gelsinger è stato ricevuto da Draghi e dai ministri a Roma per discutere di un possibile investimento italiano. Il governo da parte sua ha presentato all’azienda di Santa Clara un dossier con l’individuazione di siti di produzione ritenuti adatti. Ad oggi, spiega Reuters, non è ancora stata scelta la destinazione. Prima il governo italiano vuole da Intel una serie di garanzie sull’impatto occupazionale ed energetico dell’eventuale impianto.

Nei mesi scorsi sono circolati diversi nomi. Inizialmente è stato dato come favorito il sito piemontese di Mirafiori, che però non disporrebbe di una superficie sufficientemente ampia per fabbricare i microchip di Intel. Né sembra più in partita Catania, cuore dell’ “Etna Valley” che già ospita un impianto della più grande azienda italofrancese nel settore, Stmicroelectronics.

Le regioni più quotate rimangono Veneto, che sta seguendo il dossier attraverso il braccio della finanziaria Veneto Sviluppo, e la Puglia, che potrebbe mettere a disposizione due impianti a Bari e a Lecce. Trovare un punto di incontro però non sarà facile. Intel, riporta il Sole 24 Ore, ha infatti richiesto due aree di grandi dimensioni, una da oltre 3 milioni di metri quadri per realizzare un Centro ricerche (Front end) e un polo produttivo, l’altra di circa 350mila metri quadri.

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