In attesa della telefonata tra Biden e Putin, Russia e Usa si scontrano sul piano informativo. Messaggi e segnali inviati per mettere pressione da entrambi i campi, che toccano sicurezza europea, Ucraina, Nord Stream 2
Una funzionaria dell’amministrazione di Joe Biden ha detto ai media americani che a Washington non hanno chiara la ragione per cui Vladimir Putin abbia chiesto un nuovo colloquio telefonico al presidente statunitense — colloquio che ci sarà oggi, 30 dicembre, alle 21:30 italiane.
Questa e altre uscite pubbliche anonime che si susseguono in queste ore hanno valore di comunicazione strategica: nel caso, serve per dire al Cremlino che con Putin non c’è un filone di dialogo bilaterale e preferenziale in corso; allo stesso tempo questo serve a rassicurare gli alleati che Biden non parla a titolo personale, ma come frontman di un blocco comune composto da Nato e Ue.
Putin vuole l’opposto: ossia che la Russia, che lui interpreta nella narrazione interna ed esterna come super-potenza, si avvalga solo dell’altra super-potenza come interlocutore, scavalcando così l’Europa per indurre quest’ultima a un complesso di inferiorità. Biden accetta il dialogo con il russo consapevole del contesto, però lui e i suoi funzionari sottolineano continuamente che mentre parla con Putin, l’americano tiene aggiornatissimi gli alleati.
La componente narrativa è cruciale in questa fase, perché molto del confronto in corso — adesso, in passato e ancora più in futuro — si basa sulla narrazione e sulla dimensione ibrida che fa dell’infowar e delle operazioni psicologiche i propri cardini.
Per esempio, nel giorno di Natale la Interfax, media statale russo, faceva sapere che alcuni dei militari ammassati da Mosca al confine ucraino stavano tornando dalle proprie famiglie e nelle proprie caserme perché le esercitazioni per cui erano lì sono finite.
In realtà non ci sono stati spostamenti significativi, come nota chi osserva le immagini satellitari e come segnalano (o non segnalano) le intelligence americane ed europee. L’annuncio della conclusione delle manovre è stato interpretato da alcuni come un possibile punto di svolta per l’accumulo militare vicino all’Ucraina, era stato ripreso da diversi media internazionali, e si deduceva che Putin sembrava pronto ad allentare le tensioni e permettere alla diplomazia di sostituire le contingenze militari. Era questo l’obiettivo del Cremlino.
Peraltro, l’esercitazione citata dalla Interfax includeva truppe diverse da quelle schierate nei distretti di Yelniya e Pogonovo (vicino a Voronezh), ed è invece proprio lì che si è verificata la maggior parte del potenziamento militare della Russia. Questo significa che comunque ancora ci sono circa 100.000 soldati sul confine dell’Ucraina. Tant’è che secondo un’analisi interna che il Wall Street Journal ha potuto guardare, l’intelligence statunitense ritiene che l’azione militare russa appaia più probabile di quanto non lo fosse diverse settimane fa. Nuove informazioni parlano addirittura di un potenziamento nella base aerea di Klimovo, che si trova nell’angolo in cui Russia e Bielorussia incrociano i propri confini con l’Ucraina (sul territorio di Minsk, Mosca ha già schierato armamenti).
“C’è il rischio che la gente non abbia la gravitas e non abbia esperienza” su ciò che sta accadendo, ha detto in un’intervista Orysia Lutsevych, direttrice del programma di studi sull’Ucraina alla Chatham House di Londra: “Non vorrei essere nella stanza quando ci sono solo un paio di ragazzi che sanno come produrre video. Questo non è un momento di pace. Questo è un tempo di guerra”. Lutsevych sollevava questo genere di critica perché il presidente ucraino Volodymir Zelensky si è circondato di collaboratori tratti dal suo programma televisivo, uno show comico che lo ha reso famoso, “Kvartal 95”. Di questi pochi hanno esperienza di diplomazia o di guerra, a differenza di ciò che accade al Cremlino.
Anche per questo Kiev è mantenuta a stretto contatto con Washington, come dimostra la telefonata di mercoledì del segretario di Stato, Antony Blinken, la presidente Zelensky. Il nodo ucraino è il grande tema del dialogo tra Biden e Putin di oggi: da lì parte tutto il resto della trattazione. E d’altronde Mosca ha ammassato forze militari lungo il confine con Kiev anche con l’intento di alzare l’attenzione sul dossier e arrivare al dialogo a due con Washington – come era già successo ad aprile. Funzionari russi e statunitensi si dovrebbero incontrare a gennaio secondo una road map condivisa, con gli americani che dicono che vorrebbero vedere “progressi concreti” sul terreno per poter rendere i negoziati di successo. La vicesegretaria di Stato, Wendy Sherman, e il suo omologo russo Sergei Ryabkov, guideranno le rispettive delegazioni,
Mercoledì, mentre uscivano le notizie sulla telefonata odierna, Josep Borrell, il capo della politica estera dell’Ue, ha detto che il blocco “deve essere incluso” nei negoziati. In quello stesso giorno, Putin ha spostato l’attenzione su un filone apparentemente laterale, ma parte integrante del momento e dei riposarti Usa-Russia-Ue: il Nord Stream 2 è stato riempito di gas e pronto per il funzionamento, ha detto il presidente russo e “ora, naturalmente, tutto dipende dai nostri partner (wording da evidenziare, ndr) in Europa e in Germania. Non appena decideranno l’inizio dei lavori, l’Europa otterrà immediatamente grandi volumi aggiuntivi di gas russo. Questo influenzerà certamente il prezzo sul [mercato] spot. E tutti i consumatori che comprano gas russo lo vedranno immediatamente”.
La narrazione, si diceva: Putin porta la questione sul piano energetico e sul rincaro del prezzo del gas che gli europei sentiranno in bolletta. “Non ci sono più molti dubbi che Vladimir Putin sia impegnato in un ricatto ad alta posta. Dopo aver ammassato le forze vicino all’Ucraina, il Cremlino ha lanciato un ultimatum: che i Paesi occidentali acconsentano a ciò che equivale a riscrivere l’ordine di sicurezza post guerra fredda in Europa, alle sue condizioni. Il presidente russo sta in effetti negoziando con una pistola alla testa dei suoi vicini”, ha scritto l’Editorial Board del Financial Times.
Il nodo del gas non è un fattore secondario, che fa da spalla alle richieste russe avanzate un paio di settimane fa dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov e più volte riprese da Putin. Il rischio geopolitico dietro al Nord Stream 2, oltre all’aumento della commissione Germania-Russia che non piace (per dottrina decennale) agli Stati Uniti, è sempre stato quello che con la nuova pipeline dal nord, Mosca andasse via via a scaricare i flussi che portano il gas in Europa tramite l’Ucraina.
Questo renderebbe Kiev più debole dal punto di vista geostrategico, perché meno necessaria per la Russia, e dunque più facile da aggredire militarmente e politicamente, o meglio dire in forma ibrida. “Penso che alla fine sarà certificato [il gasdotto], ma ci potrebbero essere delle condizioni legate al continuo accesso al transito attraverso l’Ucraina”, ha detto al New York Times Katja Yafimava, un ricercatore senior dell’Oxford Institute for Energy Studies, parlando dell’avvio dei flussi nel Nord Stream 2.
Uno dei tanti funzionari dell’amministrazione statunitense che stanno parlando anonimamente (secondo le regole dettate dalla Casa Bianca per creare un hype informativo attorno al colloquio) ha detto ad Axios: “Il presidente Biden chiarirà che c’è un percorso diplomatico per ridurre le tensioni nella regione, sempre se il presidente Putin è interessato a farne parte”. Quello stesso funzionario ha aggiunto che gli Stati Uniti hanno in mano la propria lista dettagliata di preoccupazioni per il comportamento della Russia e la situazione della sicurezza in Europa, ma che hanno intenzione di discuterne con i russi a porte chiuse, piuttosto che in pubblico.