Dietro la dilatazione dei tempi per una possibile apertura al fondo americano, sempre che non lanci l’Opa prima, c’è la volontà di Vivendi di elaborare un piano alternativo e antagonista che neutralizzi le mire di Kkr. Basato su spin off della rete e governance pubblica della futura infrastruttura unica
Kkr non avrà tanto facilmente lo scalpo di Vivendi. Anzi. A tre giorni dal consiglio di amministrazione che ha sancito il definitivo addio dell’ex ceo, Luigi Gubitosi da Tim e nell’attesa di cooptare Pietro Labriola nuovo ad, l’attenzione si sposta, nuovamente, sull’offerta da 50 centesimi ad azione per il 100% del gruppo telefonico, arrivata dal fondo americano. Tutto, complice anche il benestare dei mercati, sembrava far presagire un esito favorevole all’operazione, che Kkr vorrebbe concludere a mezzo Opa.
Eppure, nulla è scontato. Tanto per cominciare i tempi si sono improvvisamente dilatati. Come raccontato da Formiche.net, è difficile che prima della fine di febbraio si muova qualcosa di concreto, dal momento che ci sono due appuntamenti da cerchiare con il rosso. L’approvazione del bilancio 2021, già segnato da tre profit warning e, soprattutto la presentazione al mercato del piano industriale. Prima di questa data è difficile aspettarsi movimenti degni di nota.
E proprio qui viene il difficile per Kkr, come raccontano ambienti vicini al dossier: Vivendi non ha la minima intenzione di mollare l’osso, anzi punta a disinnescare l’Opa di Kkr e a rilanciare. Come? Lavorando a un piano alternativo e antagonista, da presentare proprio in concomitanza con le date citate. Anzi, lo stesso piano dell’ex Telecom andrebbe a racchiudere la proposta di Vivendi. Quale? Spin off della rete, conferimento dell’infrastruttura nella società unica e affidamento della governance a Cassa Depositi e Prestiti, a mezzo Open Fiber.
In questo modo, la media company francese, azionista del gruppo telefonico con quasi il 24%, punterebbe a tagliare la strada a Kkr. Sia chiaro, nulla impedisce al fondo americano di lanciare l’Opa a 50 centesimi, ma una mossa di Vivendi, strategia industriale alternativa alla mano, spariglierebbe le carte. Non finisce qui, ci sono almeno altri due elementi che portano a pensare che la strada per la conquista di Tim da parte di Kkr sia più complicata del previsto.
Tanto per cominciare, c’è proprio il tema Opa. A Palazzo Chigi si teme che un’offerta di Kkr possa dare vita anche ad altre manifestazioni di interesse, magari da altre realtà internazionali, dando vita a una specie di guerra al rialzo che finirebbe con il cannibalizzare la stessa società telefonica. Un’altra paura è che un ingresso del fondo possa portare a uno spezzatino della compagnia tlc, con vari asset messi sul mercato, oltre alla rete. Senza dimenticare che un’acquisizione del 100% farebbe diventare Tim un’azienda sottoposta alle regole statunitensi, a cominciare dal Cloud Act, con tutto quello che essa comporta. Per tutti questi motivi, viene rivelato, si punta a comprare tempo, al fine di permettere all’azionista francese di preparare una risposta industriale a Kkr. E, a guardare il calendario di Tim, sembra proprio che sia così.