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La Wagner arriva in Mali. In barba alle dichiarazioni degli europei

La Wagner è in arrivo in Mali (e forse per farlo sfrutta come appoggio logistico una base in Libia). Sedici Paesi europei condannano la scelta dei golpisti di Bamako, che hanno proferito i contractor russi alle forze dell’Onu

Un primo gruppo preparativo di contractor della Wagner, società della guerra privata russa spesso accusata di esser un asset per le operazioni ibride del Cremlino, è arrivato in Mali. È ormai noto che il governo transizionale golpista di Bamako — che ha smentito l’arrivo dei russi — abbia contrattualizzato i militari privati per garantire la sicurezza nel paese davanti alla crescente minaccia di gruppi armati (anche jihadisti). Ha scelto i mercenari russi piuttosto che un rinforzo del contingente internazionale onusiano Minusma (e/o della task force europea Takuba), e questa decisione ha fatto infuriare Waghinton e Bruxelles – soprattutto perché ha creato un altro pericoloso precedente: il modello putiniano può essere alternativo a quello proposto da organismi multilaterali come l’Onu o da Usa e Ue.

Sedici Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno diffuso ieri una dichiarazione congiunta per denunciare il dispiegamento dei mercenari russi, argomentando che la scelta dei golpisti è costosa (10 milioni al mese, mentre il rafforzamento di Minusma sarebbe stato gratis) e arriva in una fase in cui le casse di Bamako sono pressoché vuote. Ma soprattutto quei governi – e con loro quello americano – temono che la cooperazione con la Wagner possa comportare un aumento di influenza russa in Mali. È d’altronde successo altrove, con i contractor che hanno portato avanti attività di contatto politico e diplomatico, hanno protetto e implementato interessi economici e commerciali (molti legati a materie prime particolari), hanno costruito circostanze, anche destabilizzanti, per portare le dinamiche di certi Paesi a vantaggio di Mosca.

Un caso è la Libia, dove gli uomini della Wagner hanno aiutato la campagna militare che il signore della guerra dell’Est, Khalifa Haftar, aveva lanciato nel tentativo di rovesciare il precedente governo onusiano di Tripoli. La missione è fallita, Haftar è stato respinto e ora partecipa apparentemente al complicatissimo percorso di stabilizzazione, ma i contractor russi sono presenti ancora in Cirenaica. Controllano parti strategiche del territorio come le zone attorno a Sirte (dove intrattengono relazioni con Saif al Islam Gheddafi, figlio dell’ex rais e candidato alle presidenziali saltate) o la base aerea di Jufra; due luoghi sul lineamento nord-sud che divide la Cirenaica dalla Tripolitania, lungo cui i mercenari russi hanno scavato una barriera difensiva lunga 70 chilometri pronta a essere usata se dovesse succedere (non impossibile) che la Libia finisca divisa e federata.

I russi in Libia sono anche ad al Khadim, base dove – secondo fonti libiche sentite da Formiche.net – un aereo con a bordo membri della Wagner avrebbe fatto scalo verso il Mali in questi giorni. Si tratta di informazioni difficilmente confermabili, e forse parte della diatriba interna in corso in Libia, ma non è escluso che l’aeroporto possa essere usato come appoggio. Negli hangar della base aerea di al Khadim erano contenuti (lo sono ancora?) anche anche alcuni asset militari emiratini, che hanno fornito protezione aerea a Haftar durante la campagna tra aprile 2019 e ottobre 2020. Rumors parlano di attività di ampliamento all’aeroporto di Bamako, sistemazioni logistiche, ordini di cibo e provviste varie, nonché vari spostamenti di aerei che fanno pensare al dispiegamento in corso o imminente. Per quanto noto, circa 500 uomini russi sono in arrivo in Mali per il primo trimestre del 2022.


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