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Governare l’imprevedibile. Airpress presenta le sfide dell’All domain

Agire contemporaneamente in tutti i domini, terra, mare, aria, spazio e cyber, per sopraffare l’avversario con dilemmi strategici imprevedibili. Sono le operazioni militari cosiddette All domain, rese possibili dalla repentina evoluzione delle “tecnologie dirompenti”. Alla presentazione dell’ultimo numero della rivista Airpress, Giancotti, Bertolini, Cont e Savio hanno fatto il punto su questa rivoluzione del pensiero militare

I conflitti del futuro saranno pervasi dalle tecnologie disruptive e faranno compiere un salto quantico alle dottrine militari. Negli Usa alle Multi-domain operation sono state sostituite le operazioni cosiddette All domain. Il tema, oggetto dell’ultimo numero del mensile Airpress, è stato discusso in un evento digital promosso dalla rivista, nel quale si sono confrontati esperti delle Forze armate e dell’industria: Fernando Giancotti, già presidente del Centro alti studi per la Difesa, Marco Bertolini, che ha comandato il Coi (oggi chiamato Covi e diretto dal generale Francesco Figliuolo), Stefano Cont, fino a qualche mese fa attaché militare presso l’ambasciata italiana a Washington, ed Enrico Savio, chief strategy officer di Leonardo. Una rivoluzione dottrinale, secondo la quale le Forze armate dovranno agire in contemporanea in tutti e cinque i domini operativi (terra, mare, aria, spazio e cyber) come fossero un unico scenario tattico-strategico. Secondo la definizione data da Cont: “Potremo definire l’All domain come operazioni in domini multipli o in tutti i domini esistenti”.

LE ALL DOMAIN OPERATION

La riflessione su questi temi è nata negli Stati Uniti, dopo che ci si è resi conto di due elementi significativi: l’innovazione tecnologica degli strumenti offensivi sta diventando sempre più veloce, riducendo il tempo per l’elaborazione di contromisure adatte, e l’evoluzione di nuove tecnologie “disruptive”, dalla robotica al cyber, dalle nanotecnologie all’intelligenza artificiale, sta radicalmente cambiando le nostre società, con un impatto anche sulla dimensione della Difesa e della sicurezza. Come sottolineato ancora da Cont,“queste tecnologie offrono un numero elevatissimo di potenziali minacce, e non sembra più possibile prevederle tutte”.

Inseguire l’elaborazione di costose contromisure, con il rischio di una loro rapida obsolescenza, non è più possibile. L’elaborazione americana, dunque, è stato volgere queste fragilità contro l’avversario, giocando sugli stessi fattori per saturare il nemico di dilemmi strategici imprevedibili perché provenienti da ogni direzione, agendo quindi in tutti i domini possibili. Sul piano dottrinale, molto resta ancora in fase di elaborazione, e serviranno comandanti con un pensiero innovativo in grado di reinventare in chiave contemporanea le operazioni asimmetriche del recente passato. “Vi è la necessità – ha detto ancora il generale Cont – di una perfetta integrazione tra le diverse capacità militari, che dovranno essere diffuse, modulari e progettate per essere utilizzate insieme fin dal loro concepimento, indipendentemente dal dominio di applicazione”.

FORMAZIONE E LEADERSHIP

Per Fernando Giancotti, affrontare le operazioni nel “tutto-dominio” significherà sviluppare un approccio organizzativo e operativo che sia in grado di muoversi agevolmente in tutte le dimensioni della realtà: “Le dinamiche dirompenti che stiamo vivendo sono rivoluzionarie per qualità, complessità, profondità e, soprattutto, per l’incredibile velocità di interconnessione con cui si esprimono”. La necessità diventa, dunque, l’elaborazione di una nuova cultura gestionale che sia in grado di muoversi nella complessità secondo nuovi paradigmi, abbandonando la visione tradizionale che voleva compartimentare in domini ben precisi la realtà in cui si trova ad agire. Secondo Giancotti, alle Forze armate si richiede, ora, la realizzazione di una cultura professionale molto avanzata: “Una forte leadership con una grande capacità di gestire il cambiamento e di comprendere l’innovazione in modo corretto ed efficace”. Per raggiungere questo obiettivo, però, la volontà non basta, e sarà necessario un investimento nella formazione della dirigenza a tutti i livelli, uno sforzo a cui sono chiamate tutte le istituzioni del Paese, e non solo le Forze armate. “È il momento di una forte governance complessiva – ha ribadito Giancotti – perché l’impegno è enorme e i tempi sono brevissimi, e accelerano in maniera sorprendente”.

UNA VISIONE OLISTICA

Un primo passo verso l’integrazione di tutte le Forze armate in un unico strumento per la sicurezza nazionale si era avuto con la logica dell’interforze, di cui le All domain operation (Ado) rappresentano una naturale evoluzione. La creazione del Comando operativo di vertice interforze, elevato di recente alle dirette dipendenze dello Stato maggiore della Difesa, rispondeva esattamente alla necessità di sincronizzare le azioni delle singole Forze verso un unico obiettivo. Ora però serve qualcosa di più. Le Ado seguono una visione olistica e unica, con forze amalgamante fin dalla fase di concepimento di una operazione. Tuttavia, per Bertolini, “non basta un bravo generale e un buon comando per condurre queste attività, ci deve essere a livello superiore, politico-strategico, chi definisce gli scopi di queste operazioni”. È necessaria, dunque, la partecipazione di tutte le istituzioni preposte alla sicurezza nazionale. “È una cosa che si può fare soltanto coinvolgendo tutti dicasteri – ha proseguito Bertolini – perché All domain vuol dire anche dominio economico, dominio sanitario e così via”.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

Centrale nelle operazioni “tutto-dominio” è l’innovazione tecnologica. È stata infatti l’accelerazione delle soluzioni abilitanti e delle cosiddette “disruptive technology” a rendere necessario e possibile agire in tutti i domini contemporaneamente. “I vertici militari elaborano le dottrine, ma noi abbiamo il dovere di comprendere e di anticipare l’evoluzione della tecnologia”, ha ricordato Enrico Savio nel suo intervento. Anticipare, dunque, e non inseguire le tecnologie del futuro. Questa è la sfida che aspetta l’industria della Difesa quando si tratta di All domain. Fondamentale, per questo, sarà avere una chiara visione degli obiettivi e degli scenari nei quali ci si troverà ad agire. “Bisogna fare delle scelte – ha rimarcato Savio – e questo l’industria lo dice forte e chiaro da tempo”. Per il nostro Paese, questo si traduce nella necessità di definire le proprie ambizioni e necessità, tenendo sempre conto degli impegni internazionali e delle risorse limitate a disposizione. Come ricordato da Savio, “l’Italia non persegue un concetto di global dominance, ma uno di superiorità strategica nel bacino di riferimento dove intendiamo proiettare la nostra forza, e quindi dobbiamo commisurarla sapendo esattamente cosa andiamo a fare”.

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