La Nato sull’Ucraina procede con un passo differente a seconda che si parli di Usa e Regno Unito, blocco dell’Europa orientale e Paesi del centro-sud europeo (con la particolarità tedesca). E intanto dal Canada arrivano forze speciali per aiutare Kiev davanti all’aggressività russa
C’è un inceppo nelle relazioni tra Nato, Stati Uniti e Regno Unito, e Paesi europei: questo inceppo ruota attorno all’Ucraina ed è collegato alla Russia. Detto con un’immagine: un C-17 delle Forze armate britanniche ieri è decollato dalla base della RAF a Brize Norton, nell’Oxfordshire, per portare armamenti anticarro leggeri (Nlaw prodotti dalla svedese Saab Bofors) in Ucraina, per arrivare a destinazione l’aereo ha evitato i cieli della Germania, deviando su Danimarca e Polonia prima di atterrare a Kiev. Qualche ora prima, mentre Londra definiva necessaria la spedizione in questa fase di “aumento della minaccia” da parte della Russia, il governo tedesco aveva nuovamente escluso le consegne di armi in Ucraina.
Berlino ha recentemente messo il blocco anche su una fornitura di obici estoni, che Tallin voleva inviare per rafforzare la difesa di Kiev. L’Estonia, con Lituania, Lettonia e Polonia è tra i Paesi che intendono muoversi davvero per rafforzare l’Ucraina: e vogliono farlo sia perché ne condividono le pressioni subite dalla Russia, sia perché cercano di creare un fronte compatto davanti a Mosca. Sentono il peso del destino, temono di essere i prossimi. E questo marca una netta differenza all’interno della Nato, con Stati Uniti e Regno Unito che hanno predisposto aiuti militari, l’Est europeo che chiede di fare sul serio, mentre gli altri europei non si spostano troppo dalle dichiarazioni di “profonda preoccupazione”.
Eccezione particolare la Germania, che vuole evitare rotture eccessive visto che con la Russia (e con Ue e Usa) c’è in ballo la questione Nord Stream 2. Non è chiaro perché l’aereo britannico abbia deciso di evitare la rotta tedesca, possibile che si sia trattato di una scelta autonoma, magari un’attenzione di Londra nei confronti dell’alleato, piuttosto che una chiusura dello spazio aereo che Berlino ha specificato non essere mai stata inoltrata. Possibile un coincidenza dovuta a necessità tecniche. Certamente la posizione tedesca è chiara, come ha ricordato la ministra degli Esteri Annalena Baerbock parlando in conferenza stampa da Kiev con di fianco del collega locale Dymitro Kuleba. La Germania sostiene l’Ucraina e la sua sicurezza in molti modi, ha detto la capa della diplomazia di Berlino menzionando il trattamento e la riabilitazione negli ospedali tedeschi dei soldati ucraini feriti. Poi ha sviato una domanda su quale supporto pratico fornirà in caso di un nuovo attacco contro l’Ucraina, sottolineando che sono in atto pressioni diplomatiche per evitare una nuova aggressione – che se ci sarà, ha detto, “avrà un costo elevato”.
Ad aumentare il rumore su queste differenze di posizioni c’è stata anche una lettera aperta che il segretario alla Difesa britannico, Ben Wallace, ha pubblicato sul sito del suo ministero. L’attacco indica il tono (che in questa lettera ha molto più valore del contenuto): “Ho perso il conto di quante volte di recente ho dovuto spiegare il significato del termine inglese ‘straw man’ ai miei alleati europei. Questo perché il miglior ‘straw man’ vivente e respirante al momento è la pretesa del Cremlino di essere minacciato dalla Nato”. Uno straw-man è un argomento fantoccio, una fallacia logica con cui confutare qualcosa attraverso una rappresentazione alterata della realtà. Nel caso Londra accusa gli alleati europei di cascare in questo espediente narrativo (e strategico) di Mosca.
Scrive ancora Wallace: “Se in una fredda notte di gennaio o febbraio le forze militari russe ancora una volta attraverseranno l’Ucraina sovrana, ignorate le narrazioni dello straw man e le storie sui false flag di aggressione [organizzate] dalla Nato (di cui ha parlato il ministro della Difesa russo, mentre per gli Usa è possibile il contrario, con la Russia che organizzi un pretesto per agire, ndr) e ricordate le parole dello stesso presidente della Russia in quel saggio della scorsa estate. Ricordatelo e chiedetevi cosa significa, non solo per l’Ucraina, ma per tutti noi in Europa. Cosa significa la prossima volta…”.
Il saggio a cui fa riferimento il ministro britannico è stato scritto da Vladimir Putin e nel suo significato profondo mette l’etnonazionalismo al centro delle ambizioni del Cremlino putiniano (altro che la narrazione che viene propagandata sull’aggressione della Nato, direbbero a Londra). Il saggio fornisce un background su ciò che Putin valuta per l’Ucraina e non solo. Tre gli argomenti, a cavallo tra narrazione e strategia: uno, l’Occidente cerca di usare la divisione per governare la Russia; due, qualsiasi cosa diversa da un’unica nazione russa è un costrutto artificiale e sfida i desideri di un unico popolo, con un’unica lingua e chiesa; terzo, chiunque non sia d’accordo lo fa per odio o fobia della Russia.
Tra Londra che detta il passo (di marcia) sulla Russia, Washington che vorrebbe un impegno del genere da tutti i suoi alleati (compatto e deciso) e gli europei che traccheggiano (avanti piano quasi indietro), a peggiorare la situazione c’è un annuncio che arriva dal Canada. Un piccolo contingente di operatori delle forze speciali canadesi sono stati schierati in Ucraina in mezzo alle crescenti tensioni tra la Nato e la Russia, spiegano fonti al Global News. Avranno un ruolo tattico (preparare eventuali fughe del personale diplomatico dovessero precipitare le cose, ma diventano anche un elemento di deterrenza per evitare che quelle cose appunto precipitino.