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Debito e spesa, se il 2022 cinese già batte la fiacca

L’economia del Dragone rischia di andare incontro a un altro anno di crescita anemica, dopo i clamorosi tagli alle stime per il 2021. Ma stavolta il debito c’entra poco, perché il problema è che i cinesi non spendono più come prima

Se il 2021 della Cina si è chiuso all’insegna della diffidenza generalizzata verso il debito del Dragone, societario o pubblico che sia poco importa, l’anno appena cominciato si apre con un nuovo problema: la scarsa domanda di beni e servizi. I cinesi sembra proprio che abbiano perso la propensione all’acquisto, mettendo un altro bastone tra le ruote del Pil, cresciuto solo del 4,9% nel terzo trimestre del 2021. Per Pechino, non è una buona notizia.

Con tre quarti del comparto immobiliare, il 25% del Pil cinese, prossimo al collasso, un rallentamento della domanda può seriamente ipotecare le speranze di una crescita sostenuta e su ritmi pre-pandemia nel 2022. La preoccupazione c’è, al punto che proprio per gennaio, è prevista una riunione in seno al partito comunista per fare il punto della situazione sulla compressione, causa pandemia, dei consumi, che rischia di vanificare ogni germoglio di vera ripresa. Già di per se fragile, viste le previsioni di molti analisti, a cominciare da quelli di Morgan Stanley, che si aspettano per l’economia cinese una crescita di circa il 5% nel 2022, mentre per Deutsche Bank non si andrà oltre il 5%. Nomura addirittura si aspetta un Pil in rialzo del 4,3%, quasi la metà di quell’8,8% previsto per il 2021, salvo poi tagliare rovinosamente i target.

Il problema a monte di tutto questo è l’impatto della pandemia sui redditi delle famiglie. Mesi di chiusure, restrizioni, hanno impedito a molte imprese di fatturare e dunque di pagare gli stipendi, costringendo i cinesi a intaccare i loro risparmi. Il che ha inevitabilmente fiaccato la domanda e dunque i consumi. D’altronde, le incertezze legate alle varianti non solo bruciano posti di lavoro ma spingono i cittadini a non sbilanciarsi nella spesa.

Che la partita del Dragone si giochi sul fronte della domanda è comunque pressoché certo. “Il problema centrale della Cina è, oltre a quello ormai cronico del debito, un indebolimento della domanda o una domanda insufficiente”, ha affermato Wang Jun, capo economista della Zhongyuan Bank, interpellato dalla Cnbc. “Se la domanda migliora, le aspettative miglioreranno”.

Insomma, niente domanda, niente Pil. Il 2022 è lungo e molte cose possono cambiare dentro e fuori la Repubblica Popolare. La ripresa dei consumi sarà probabilmente trainata dalla spesa interna, destinata ad aumentare in seguito alla diminuzione dei casi di Covid. E l’inflazione dei prezzi di produzione dovrebbe toccare il picco nel 2022 e sono anche attesi progressi lungo le catene di approvvigionamento nel complesso. Inoltre, alcuni produttori di beni di consumo – favoriti dalla solidità del marchio – potrebbero riuscire a trasferire i maggiori costi di produzione ai consumatori finali. Pertanto, l’anno prossimo potrebbe rivelarsi più propizio per le azioni delle aziende dei beni di consumo di alta qualità. Ma questi sono solo scenari.

 



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