Skip to main content

Con la scusa del nuovo anno, la Cina “purifica” internet dalle immoralità

La Cyberspace Administration of China ha incaricato di rimuovere i “contenuti e informazioni illegali” sul web. Al setaccio i personaggi famosi che promuovono comportamenti considerati nemici della cultura cinese, come la materialità, l’adorazione del denaro e l’omosessualità

Anno nuovo, vita nuova. In attesa del capodanno cinese, che cadrà il prossimo primo febbraio, Pechino prepara un repulisti di “contenuti e informazioni illegali” che circolano sul web. La Cyberspace Administration of China, ovvero il garante digitale del Paese, ha incaricato i suoi dipendenti di trovare ed eliminare ogni abuso online, comprese quelle tendenze che poco piacciono al governo centrale. Come scrive il Financial Times, infatti, questa mossa permetterebbe al presidente Xi Jinping di rimodellare la società secondo gli usi e i costumi tradizionali.

Al setaccio, dunque, tutti gli atteggiamenti immorali, contro la patria e lontani dalle usanze cinesi. Significativo come tra questi rientra l’adorazione dei soldi, una caratteristica che viene associata più al mondo occidentale materialista e consumista, così come la superstizione, che non appartiene alla cultura nazionale. La stranezza risiede nel fatto che, dopo la morte di Mao Tse-Tung nel 1976, la società cinese si è avvicinata di molto a quella occidentale, con la creazione una classe media proprio grazie a un arricchimento generale.

Molte delle celebrità nazionali e straniere passeranno dall’essere adorati al finire censurati per via dei loro comportamenti. È il caso dell’attore che ha visitato il santuario di Yasukuni a Tokyo dove sono conservati i resti dei soldati giapponesi – con cui non scorre buon sangue – o quello di una sua collega che ha deciso di partorire in America o, più in generale, di tutti gli uomini con tendenze omosessuali (anche se si parla solo di atteggiamenti).

L’obiettivo è chiaro e lo ha chiarito la stessa autorità supervisore di Internet: “Impedire rigorosamente a star e artisti immorali che violano la legge di far uso delle trasmissioni serali o live streaming per tornare sulla scena”, si legge in un post su WeChat che ha dato inizio alla campagna. Insomma, Pechino fa ben capire come nessuno possa guadagnare, in termini economici quanto di visibilità, a dispetto del partito.

La purificazione voluta dal presidente Xi Jinping non è una novità. Si tratta di un ulteriore capitolo della stretta che Pechino sta portando avanti contro il settore tecnologico. La differenza rispetto al passato riguarda chi verrà colpito. Questa volta non saranno solo le Big Tech, cui la Cina ha dichiarato guerra da tempo, ma anche le persone fisiche che promuovono sui social degli atteggiamenti pericolosi e di facile diffusione tra la popolazione.

Con le aziende, Pechino ci era andata giù pesante, specialmente con quelle statunitensi. Yahoo e LinkedIn sono soltanto le ultime due grandi società che hanno deciso di fare le valigie per via della troppa sorveglianza da parte delle autorità cinesi. Anche la strategia adottata da Washington per colmare il divario con la propria rivale – l’Innovation Competiction Act (USica), un pacchetto da 250 miliardi di dollari da investire nelle nuove tecnologie – aveva alzato la tensione, con la Cina pronta a prendersela con ancora più forza.

Tuttavia, non erano soltanto le aziende straniere a dover sottostare alle rigide regole. Anche Jack Ma, il padre di Alibaba, è stato travolto dall’onda repressiva tanto che in molti avevano iniziato a preoccuparsi della sua salute. L’imprenditore è tornato sulla scena pubblica rassicurando tutti, soprattutto il governo cinese: l’inventore dell’Amazon orientale si era impegnato a donare 15,5 miliardi di dollari entro il 2025 per livellare la ricchezza nel Paese, una delle priorità di Xi Jinping che chiede a chi ha guadagnato molto di restituire parte della sua fortuna.

Quello che è stato chiesto a Jack Ma – e, come a lui, anche ad altri ricchi imprenditori – assomiglia alla nuova propaganda nazionalista annunciata da Pechino. Il segnale, infatti, è molto simile. Atteggiamenti occidentali, come l’accumulare ricchezza, non saranno più permessi. Anno nuovo, vita vecchia.



×

Iscriviti alla newsletter