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Tra Taiwan e Pechino. Così la Lituania può sbloccare la partita dei chip

Il braccio di ferro con la Cina potrebbe tradursi in un vantaggio per Vilnius nei semiconduttori che Parigi e Berlino si sognano. Intanto, il governo di Taipei ha annunciato un fondo da 200 milioni di dollari dedicato agli investimenti nelle imprese del Paese baltico

Taiwan ha deciso che stanzierà un fondo da 200 milioni di dollari dedicato agli investimenti nelle imprese lituane, con l’obiettivo di incrementare il commercio bilaterale e allentare la pressione diplomatica esercitata dalla Cina sullo Stato baltico. È quanto annunciato da Eric Huang, capo dell’ufficio di rappresentanza taiwanese a Vilnius, secondo cui il piano strategico di investimento sarà finanziato dal Fondo nazionale per lo sviluppo e dalla Banca centrale di Taiwan. Huang, che recentemente è stato difeso dal suo ministero dopo le critiche di “approccio di bassa lega” dalla testata taiwainese Storm Media , ha dichiarato che il fondo verrà istituito “il prima possibile” e che Taipei lavorerà parallelamente per incrementare le esportazioni dalla Lituania, soprattutto nel comparto cerealicolo e lattiero-caseario.

L’ufficio di Taiwan a Vilnius, che non ha status diplomatico in quanto la Lituania continua a seguire la politica Una Cina, ha alimentato le tensioni con Pechino che ha richiamato il suo ambasciatore in Lituania e declassato le relazioni diplomatiche. Inoltre, sta facendo pressione su aziende come il colosso tedesco dei ricambi auto Continental affinché smetta di utilizzare componenti prodotti in Lituania e ha bloccato le importazione verso la Cina.

Come raccontato su Formiche.net, la difesa della Lituania dalla “crescente pressione politica e coercizione economica” da parte della Cina rappresenta una priorità per gli Stati Uniti di Joe Biden, che stanno cercando di spingere alleati e partner – compresa l’Italia – al fianco di Vilnius dinnanzi al comportamento di Pechino. Era stato il segretario di Stato Antony Blinken, il 21 dicembre, nel corso di una telefonata con la premier lituana Ingrida Simonyte, a ribadire che Washington è al fianco di Vilnius: il capo della diplomazia statunitense aveva sottolineato “il sostegno” alla Lituania e ribadito “l’impegno degli Stati Uniti a lavorare con i Paesi like-minded per respingere il comportamento diplomatico ed economico coercitivo della Repubblica popolare cinese”.

Politico ha spiegato che questa prova di forza con la Cina su Taiwan potrebbe garantire alla Lituania, “piccolo Stato baltico”, “un inaspettato guadagno che Francia e Germania potrebbero solo sognare: investimenti nella produzione di microchip”, industria cruciale ma su cui l’Europa in grande ritardo. I grandi Paesi del Vecchio continente hanno cercato la cooperazione con i pesi massimi (e democratici) asiatici nel settore, come Taiwan e la Corea del Sud, ma “le loro proposte hanno finora prodotto pochi risultati”, scrive la testata. Ora la disputa tra Lituania e Cina potrebbe sbloccare l’impasse.


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