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Rete unica ma di Stato, il Copasir tira la volata a Tim e Open Fiber

Il Comitato per la sicurezza della Repubblica esorta il governo ad accelerare sul progetto per la messa a sistema degli asset dell’ex Telecom con quelli di Open Fiber. Intanto Labriola spinge sul piano industriale, nuovo board il 14 febbraio

Il 2022 potrebbe essere davvero l’anno della rete unica in Italia, Paese da troppo tempo sprovvisto di un’infrastruttura con cui cablare tutto il territorio, dalla grande città al piccolo comune montano. Ovviamente, a trazione pubblica.

Nei giorni in cui Tim e il suo nuovo ceo, Pietro Labriola, lavorano pancia a terra per un piano industriale che porta da una parte proprio alla messa a sistema degli asset dell’ex Telecom con quelli di Open Fiber, cioè Cdp e Maquarie, e al contempo punta a bypassare l’offerta di Kkr, a 50 centesimi ad azione per il 100% del gruppo telefonico, ecco una sponda non da poco.

Quello del Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica, che ha appena diffuso la relazione sull’attività svolta nel 2021. Un passaggio del documento sollecita il governo ad accelerare la creazione della rete unica in fibra, ma con una condizione ben precisa e cioè che sia lo Stato a gestire e coordinare l’infrastruttura. “La realizzazione di una rete unica a controllo pubblico appare la soluzione in grado di garantire il necessario livello di sicurezza delle comunicazioni. A tal proposito è auspicabile che il governo intraprenda il percorso decisionale più rapido per il perseguimento di questo obiettivo”.

“Tra i soggetti principali che operano in questo ambito vi è il gruppo Tim. Tale società, attualmente sotto il controllo della francese Vivendi, a sua volta controlla Telecom Italia Sparkle, che possiede una vasta rete di cavi marittimi, e Telsy, specializzata nel settore della sicurezza e cifratura delle comunicazioni. Recente è l’interessamento del fondo americano Kkr all’acquisizione del 100% del controllo del gruppo Tim”, aggiunge Palazzo San Macuto.

Sottolineando come tale vicenda, che il Comitato ha ritenuto di approfondire nel corso dell’audizione del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e del presidente di  Sparkle, prefetto Alessandro Pansa, dimostra ancora una volta l’urgenza di una decisione in materia di rete unica a controllo pubblico da parte dell’esecutivo”. Insomma rete sì, ma ben salda in mani pubbliche.

Intanto, ai piani alti dell’ex monopolista, si lavora al piano e alla convergenza su Open Fiber, aspettando eventuali mosse di Open Fiber. Il 14 febbraio si terrà un nuovo consiglio di amministrazione che avrà ad oggetto il piano industriale, su cui Labriola alzerà il velo solo il 2 marzo. E che la strada sia la rete unica con Open Fiber lo dimostrano anche le indiscrezioni di stampa, riportate dal Messaggero, secondo le quali sarebbe stato raggiunto un accordo commerciale tra Tim e la fiber company, con quest’ultima pronta a utilizzare l’infrastruttura dell’ex Telecom per la copertura nelle cosiddette aree bianche.

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