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Il piano per non restare senza gas passa da Norvegia, Nord Africa e Azerbaigian

I volumi azeri purtroppo non sono in grado di eguagliare quelli russi. Può essere un cerotto momentaneo, ma al malato serve una cura appropriata ed efficace. E l’abbandono di Eastmed ora diventa ancora più pesante

È la madre di tutte le domande che le cancellerie europee si stanno ponendo in queste ore: quanto si potrà resistere se Vladimir Putin dovesse chiudere i rubinetti del gas. Secondo l’Istituto economico tedesco (IW Köln) Norvegia, Nord Africa e Azerbaigian potrebbero rappresentare il piano B di Germania e Ue per non restare senza forniture. Ma il tutto andrà rapportato anche all’evoluzione del Nord Stream 2 e all’andamento dei prezzi.

Piano B

Secondo lo studio di IW Köln i colli di bottiglia dell’approvvigionamento potrebbero essere ridotti al limite massimo del dieci per cento del fabbisogno. Il documento fa riferimento ai dati dell’Associazione Europea degli Operatori di Rete del Gas. Per quanto tempo la Germania sarà protetta dalle carenze di approvvigionamento con l’aiuto di infrastrutture del gas ben sviluppate? Dipende dalle nuove importazioni di gnl disponibili, ma anche dai livelli di stoccaggio. Gli Usa negli ultimi mesi sono diventati i principali esportatori di gnl.

Baku potrebbe non bastare

Un mese fa il numero uno della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, aveva raccontato di trattative in piedi tra Baku e Bruxelles per avere più gas, in caso di fallimento dell’azione diplomatica nella crisi ucraina. “Stiamo valutando tutte le opzioni, ciò include il miglioramento della nostra resilienza, anche collaborando con partner come Stati Uniti, Qatar e Azerbaigian, sulla questione della fornitura di gas nel caso in cui la Russia decidesse di ridurre o interrompere le consegne”. Ma tutti sanno che i volumi azeri non sono uguali a quelli russi. Ovvero il piano B può essere un cerotto momentaneo, ma al malato serve una cura appropriata ed efficace (magari guardando al Nord Africa).

Nord Stream 2

In Germania tra le grandi aziende inizia a circolare la vulgata che Nord Stream 2 possa diventare un affare in perdita oltre che un problema geopolitico tra blocchi. Le ultime parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz fanno intendere che si potrebbe presto aprire una nuova fase: “La situazione oggi è fondamentalmente diversa e quindi, alla luce dei recenti eventi, dobbiamo anche rivalutare questa situazione, anche per quanto riguarda Nord Stream 2“.

La prima conseguenza di quella frase si ritrova nella decisione del ministero dell’Economia tedesco di ritirare un parere vincolante sull’infrastruttura contesa e quindi interrompere il processo di certificazione. La seconda è nel sarcasmo dell’ex primo ministro russo Dmitry Medvedev, ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo: “Benvenuti nel nuovo mondo coraggioso dove gli europei pagheranno molto presto 2.000 euro per 1.000 metri cubi di gas naturale!”

Il cancelliere fino ad ora aveva sempre usato toni diplomatici sul gasdotto, mentre il ministro degli esteri Annalena Baerbock aveva scelto di attaccare la controparte russa, sia in campagna elettorale che appena diventata ministro. Il Nord Stream 2 aggira Kiev permettendo di fatto alla Russia di interrompere il trasporto del gas attraverso i gasdotti esistenti.

Lo stop a Eastmed

Di contro, lo stop al gasdotto Eastmed, forse per non irritare la Turchia che in questa fase è strategicamente utile all’occidente, si potrebbe rivelare complessivamente un errore per le politiche energetiche europee. Facendo un passo indietro, è chiaro che l’ostracismo al gasdotto Tap è stato deleterio visto che il gasdotto azero influisce per il 10% nel fabbisogno italiano. L’Eastmed potrebbe, se possibile, fare ancora meglio, vista l’abbondanza di gas al largo di Egitto e Israele dove l’italiana Eni ha scoperto Zohr, il più grande giacimento mai individuato nel Mediterraneo.

@FDepalo

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