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Così Parigi vorrebbe guidare l’Europa nello spazio. Il punto di Spagnulo

Secondo Macron, intervenuto allo Space summit di Tolosa, l’Europa deve sostenere una visione più ambiziosa nella conquista spaziale e mettersi al passo con i suoi concorrenti per difendere la propria sovranità. Questa è la vera sfida geopolitica che Parigi vuole guidare. L’opinione di Marcello Spagnulo, ingegnere ed esperto aerospaziale

Da anni osserviamo come l’evoluzione delle agende politiche dei paesi europei stia modificando la governance dei programmi spaziali. Oggi nell’ambito del semestre di presidenza europea, si rileva un forte impulso di Parigi per una rinnovata strategia spaziale che affronti le sfide globali, commerciali e militari.

Nel corso dello Space Summit a Tolosa il 16 febbraio, Emmanuel Macron ha esposto la sua ambiziosa visione per l’Europa e subito dopo, il dominus della politica spaziale, il Commissario Ue al Mercato interno, industria, difesa e spazio, Thierry Breton ha esposto i piani operativi. Piena continuità alle costellazioni Galileo e Copernicus già in orbita e avvio di due nuovi progetti: Space traffic management (Stm) e Union secure connectivity program (Uscp).

Il primo è ancora in fase prodromica mentre il secondo, una costellazione satellitare per comunicazioni sicure, è in via di definizione. La Commissione ha appena pubblicato un documento “Proposal for a regulation of the Eu Parliament and of the Council establishing the Union secure connectivity program for the period 2023-2027” in cui stima in sei miliardi di euro il costo del progetto, da finanziarsi tramite una partnership pubblico-privata in cui la Ue si farebbe carico di 2,4 miliardi, i governi di 1,6 miliardi e i privati dei restanti due.

Curioso che il metodo replichi quello proposto già vent’anni fa dalla Commissione e dall’Esa per il Galileo, e rivelatosi poi non percorribile. Ecco perché pragmaticamente nel documento vengono indicate altre due opzioni di finanziamento, una col ricorso interamente a fondi pubblici e l’altra con un investimento in un’iniziativa commerciale extra-Ue. Si accettano scommesse sul fatto che alla fine si procederà con l’opzione a intero finanziamento pubblico, sperando che il costo finale sia congruo al preventivo.

Ma a parte la curiosa coazione a ripetere che la Ue mette politicamente in atto quando si tratta di avviare programmi spaziali strategici, il punto è che stavolta la gestione sarà nelle mani della neocostituita Euspa (European space program agency) che risponde alla Commissione, e non dell’Esa che risponde ai governi e non può sviluppare progetti militari.

Si tratta di una strategia comprensibile date le sfide geopolitiche portate dal confronto eso-atmosferico tra Usa, Cina e Russia insieme all’aggressività dei privati statunitensi che monopolizzano i servizi spaziali e progettano nuove stazioni orbitanti commerciali al posto della Iss.

E proprio su quest’ultimo tema, Macron a Tolosa ha esortato gli europei a riconsiderare la strategia nei voli umani riaprendo per la prima volta dopo trent’anni il tema dell’autonomia europea, un capitolo chiuso nel 1991 dopo la cancellazione per mancanza di fondi dell’Esa del programma Hermès, una navetta con equipaggio che doveva essere lanciata sull’Ariane 5.
“Crediamo nell’esplorazione e nel volo spaziale umano a lungo termine come parte di un modello praticabile – ha dichiarato Macron – quest’ultimo non è, per la Ue, quello del turismo spaziale né come unico orizzonte lo sfruttamento delle risorse della Luna”.

Il presidente francese ha invitato i ministri a presentare delle proposte per un programma di Human Exploration da discutere alla riunione Ministeriale Esa a fine anno quando bisognerà rifinanziare l’agenzia spaziale per un triennio.

La proposta francese è stata ovviamente accolta con grande favore da Esa e dalle industrie, anche se molte questioni restano aperte. “Quale dovrebbe essere la rispettiva quota di voli con equipaggio e quelli robotici, in particolare per i voli sulla Luna o su Marte? – ha affermato Macron – “puntiamo alla cooperazione sul modello della Iss o all’autonomia strategica? In ogni modo dovremo darci i mezzi per farlo, nel quadro di un approccio aperto e mobilitando anche attori privati”.

Domande ancora senza risposta, ma che sono dirimenti. Qual è oggi il vero obiettivo strategico per l’Europa dopo aver rinunciato trent’anni fa alla sua autonomia nei voli umani? Ed è in grado ora di sostenerne i costi? Ma le parole di Macron non sono certo state estemporanee. A ottobre dell’anno scorso sul quotidiano Le Figaro era apparso un editoriale dal titolo eloquente “Vols habitès: l’Europe peut elle faire l’impasse?” (Voli con equipaggio: l’Europa può ignorarli?) in cui veniva evidenziato come si stesse predisponendo un favorevole, e metaforico, “allineamento dei pianeti” tra governi, agenzie e industrie per far finalmente decollare astronauti europei sui razzi Ariane dalla base di Kourou. E puntuale è giunto il discorso del presidente a Tolosa su questo tema. Segnali di una strategia ponderata.

Con tutte queste premesse i programmi spaziali della UE nei prossimi anni sembrano preannunciare una fucina di novità. E questo è senza dubbio un bene. Poi però occorre fare i conti con la realtà economica. Mantenere i satelliti già in orbita da qui a fine decennio costerà non meno di sei o sette miliardi di euro, cui aggiungere i sei miliardi per il programma Uscp, mentre il costo del progetto Stm non è ancora chiaro. Infine per impegnarsi in un programma autonomo di Human exploration bisognerà trovare i fondi per un’astronave di nuova concezione, per adattare il lanciatore Ariane e per dotare la base di Kourou di nuove infrastrutture. Certo, l’industria potrebbe contare sull’esperienza acquisita sui cargo pressurizzati automatici Atv e Cygnus (entrambi però non dotati di scudi termici protettivi per il rientro in atmosfera) ma l’impegno economico non sarebbe irrilevante.
In buona sostanza, il “pacchetto spaziale UE” del decennio si prospetta a carico dei governi cioè con spese dai bilanci degli Stati, con tutto ciò che ne consegue.

In questo contesto si innesta la strategia d’oltralpe riassumibile in pochi ma precisi punti. Consolidare il proprio ruolo di guida della Ue (da qui anche i trattati bilaterali con Italia e Germania). Spostare a Bruxelles il baricentro decisionale e operativo per espandere le applicazioni di sicurezza e difesa (non possibili in Esa). Avviare nuovi programmi che garantiscano commesse all’industria manifatturiera europea (a maggioranza francese) tutelando la sovranità tecnologica e svincolandosi per quanto possibile dalla regola Esa del giusto ritorno. Rilanciare il ruolo di Esa con un programma di Exploration da finanziare con il giusto ritorno per gli stati interessati a parteciparvi (Italia e Germania in primis), con una prospettiva di lungo periodo e con ricadute industriali (utili per Parigi) sui lanciatori e sulla base di Kourou.

Un’ultima riflessione: nel suo discorso Macron ha fatto cenno a missioni umane ma anche robotiche, il che potrebbe voler dire che un programma di Exploration possa includere anche lo sviluppo di tecnologie di in-orbit & proximity operations che hanno grande valenza tattica di attacco e di deterrenza. E così il cerchio si chiude. Chapeau.



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