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Perché Fed e Bce rimarranno su due pianeti diversi. Lo spiega Generali

Secondo gli economisti del Leone negli Usa la festa è finita da un pezzo, i tassi risaliranno e l’inflazione verrà, forse, fermata. Mentre in Europa Christine Lagarde non ne vuol sapere di staccare la musica. Almeno per ora

Per qualcuno la festa è già finita, per altri no, la musica deve ancora andare avanti, ancora per un po’. La Federal Reserve ha tirato da tempo i remi in barca, avviando la stagione del tapering. Basta con gli stimoli all’economia, basta con i tassi a ridosso dello zero. Da qui ai prossimi sei mesi la banca centrale americana interverrà sui tassi in non meno di tre occasioni, con rialzi fino allo 0,25%. Difficile fare diversamente con un’inflazione che negli Stati Uniti è al 7%, ai massimi dal 1982.

In Europa invece, il party prosegue, almeno per ora. E poco importa che i prezzi nel mese di gennaio siano cresciuti del 5,1% (in Italia del 4,8%), la Banca centrale europea ha intenzione di rimanere ferma. E questo nonostante dei dati che, non possono non alimentare le aspettative di una mossa in senso restrittivo. Christine Lagarde potrebbe restare ferma sulle sue posizioni ma riconoscere i rischi legati all’inflazione, un segnale che molti potrebbero considerare il preludio a un’uscita più rapida dallo stimolo. Ma le differenze con la Fed, spiegano gli economisti di Generali in un report, rimangono.

“È difficile mantenere viva una festa quando la musica si spegne all’improvviso. Molti investitori hanno imboccato l’uscita quando la Fed ha dato segno di una svolta molto più netta verso la normalizzazione nella sua politica a gennaio. L’aumento di quasi 30 punti base nei rendimenti dei Treasury a 10 anni ha creato un contraccolpo nelle azioni”, scrivono gli esperti del Leone.

Sottolineando la grande preoccupazione per le “crescenti incertezze legate alla politica monetaria. Ci aspettiamo ora almeno quattro rialzi della Fed, a partire da marzo, ed una riduzione del bilancio verso la metà dell’anno, con il mercato che prezza attualmente tra quattro e cinque rialzi”. E la Bce? Niente, “l’aspettativa di un rialzo dei tassi da parte della Bce nel 2022 sembra esagerata: tuttavia, il richiamo dei rendimenti dei Treasury Usa ed i preparativi per il rialzo dei tassi della Bce nel 2023, continueranno a gravare sul reddito fisso europeo, mentre l’esito delle elezioni presidenziali italiane aiuterà ad allentare la pressione sui Btp”.

E occhio all’Ucraina. “Anche le tensioni geopolitiche in Ucraina non aiutano. Una vera e propria invasione russa e sanzioni dirompenti possono essere evitate, ma le persistenti preoccupazioni riguardo la fornitura energetica all’Europa aggiungono pressioni ai prezzi, mentre le strozzature della catena di approvvigionamento globale si stanno solo lentamente alleggerendo. La situazione è più delicata negli Stati Uniti, dove un mercato del lavoro rovente e l’aumento nel costo delle case rischiano di rendere più radicato l’aumento dei prezzi”.

 

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