Adesso al confine con l’Ucraina ci sono quasi il doppio degli uomini rispetto a un mese fa. La Russia mente sui ritiri e Washington teme che un’invasione sia ancora possibile. Mentre nel Donbas si infiammano gli scontri
L’ambasciatore americano all’Osce ha detto questa mattina, venerdì 18 febbraio, che secondo le informazioni statunitensi ci sono dai 169mila ai 190mila militari russi ai confini ucraini, rispetto all’ultima valutazione (datata 30 gennaio) che parlava di circa 100mila. Lo ha definito “la più grande mobilitazione militare in Europa dai tempi della Guerra Fredda”. Anche secondo le agenzie di intelligence occidentali (soprattutto statunitensi e inglesi) i ritiri dal fronte ucraino annunciati dalla Russia in questi giorni non sono mai avvenuti. Anzi, ci sono svariate immagini satellitari che dimostrerebbero il contrario: la Russia starebbe consolidando alcune posizioni, e secondo quanto annunciato dalla Casa Bianca sarebbe pronta per l’invasione di terra di cui Washington parla da settimane. E lo farebbe probabilmente usando un pretesto (il segretario di Stato ha parlato di un attacco chimico ucraino false flag nelle province orientali). Intanto dal fronte orientale del Donbas continuano ad arrivare informazioni su scambi di colpi tra esercito russo e separatisti in violazioni dell’instabile cessate il fuoco.
Sono anche circolate le immagini (tramite media e social media controllati dai separatisti e poi riprese da certi canali filo-Cremlino) di un presunto attacco ucraino contro depositi di cloro. “Confutiamo categoricamente i rapporti di disinformazione russi sulle presunte operazioni offensive o atti di sabotaggio dell’Ucraina negli impianti di produzione chimica”, fa sapere ai giornalisti internazionali il ministero degli Esteri di Kiev: “L’Ucraina non conduce né pianifica tali azioni nel Donbas. Siamo pienamente impegnati solo nella risoluzione diplomatica dei conflitti”. Una grande esplosione è stata segnalata vicino al quartier generale della Repubblica Democratica di Dontesk, una delle due autoproclamate dai filorussi. L’esplosione è stata segnalata come un’autobomba in un’area di parcheggio del principale edificio del governo. I giornalisti russi lo definiscono un “attacco terroristico” e anche questo potrebbe essere un pretesto usato da Mosca per un attacco tecnicamente a difesa dei russi (azione da rivendere con la propaganda etnonazionalista del Cremlino). Un dubbio sull’accaduto: se l’obiettivo fosse stato fare danni e uccidere persone, posiziona il veicolo nel mezzo di un parcheggio non sarebbe efficace come guidarlo in un edificio o contro un grande gruppo di persone.
Le informazioni su nuovi assembramenti militari ai bordi del confine ucraino — che hanno creato un clima di tensione storico tra Russia e Occidente — sono fornite anche da una società del Colorado che si chiama Maxar e che da tempo traccia le dinamiche attorno ai confini ucraini e soprattutto bielorussi, dove il 20 febbraio partiranno esercitazioni congiunte Mosca-Minsk “Risolutezza alleata”. Il giorno della chiusura di queste manovre, ne partiranno altre — nome: “Grom” — coinvolgeranno forze ed equipaggiamenti appartenenti alle Forze Aerospaziali, al Distretto Militare Meridionale, alle Forze Missilistiche Strategiche, alla Flotta del Nord e alla Flotta del Mar Nero. Verso la Bielorussia si trova anche Osipovichi, una città in cui i russi hanno piazzato un ospedale da campo, la cui costruzione può far parte anche di una esercitazione su larga scala, ma può anche far pensare che l’infrastruttura viene preparata per accogliere i feriti di un eventuale attacco. Lo stesso vale per un’altra immagine piuttosto discussa, quella di ponte galleggiante costruito sul fiume Pripyat — prossimo al confine ucraino.
Tutte queste informazioni le conosciamo anche perché l’amministrazione statunitense – a partire dal presidente Joe Biden – ha deciso di condividere ciò che sa con il Congresso, con gli alleati e soprattuto con il pubblico, come fa notare Gabriele Carrer. Queste attività sono pensate per anticipare le mosse di Vladimir Putin, ed evitare la diffusione di fatto alternativo e ricostruzioni alterate dal Cremlino. Oggi per esempio alcune aree dell’Est ucraino sotto il controllo dei separatisti sono state evacuate, e il dipartimento di Stato statunitense lo ha definito un “uso cinico” dei civili: un altro modo per combattere in anticipo le operazioni di disinformazione russe. Fonti militari ucraine dicono che anche l’evacuazione dei cittadini dalle autoproclamate repubbliche dell’Est potrebbe essere usata per ambientare un false flag: i civili evacuati potrebbero finire in un agguato e la Russia accusare l’Ucraina dell’attacco.