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Così la Cina prova a mettere zizzania tra Europa e Usa

Nonostante i grossi guai in casa, a cominciare dal collasso del settore immobiliare e dall’assenza di fiducia verso il proprio debito corporate, Pechino e i suoi media provano a dividere Usa ed Europa e a incolpare i primi della guerra in Ucraina

Forte con i deboli, debole con i forti. E, soprattutto, gran seminatrice di zizzania. La guerra in Ucraina, innescata dall’aggressione della Russia lo scorso 25 febbraio, sta lentamente mostrando al mondo il vero volto del Dragone. E pensare che, come raccontato da Formiche.net, l’ex Celeste Impero di guai ne ha tanti. A cominciare dalla ormai conclamata crisi di fiducia dei mercati verso le aziende cinesi, impossibilitate a garantire il rimborso del denaro prestato dagli investitori. Tanto è bastato a spingere i grandi gruppi del mattone a non chiedere più liquidità al mercato, azzerando l’emissione di bond.

Eppure, a voler guardare oltre gli aspetti finanziari e ai disastri domestici, la Cina sembra voler continuare a dare la colpa ad altri per le malefatte della Russia. Un esempio? “La Cina accusa gli Stati Uniti per la crisi ucraina”, mette in chiaro un’analisi appena pubblicata da Foreign Policy.

“Una serie di nuovi articoli dei media statali come Xinhua e il Quotidiano del Popolo hanno ribadito la posizione della Cina e cioè che l’invasione della Russia in Ucraina è interamente colpa degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno provocato la Russia attraverso l’espansione della Nato, hanno condotto un colpo di Stato nel 2014 e stanno prolungando il conflitto per i propri fini non specificati”. Insomma, tutta colpa di Washington.

Poi c’è il tentativo di creare degli incidenti e mettere gli uni contro gli altri, alleati contro alleati. Europa contro Stati Uniti. “A Pechino pensano che incolpare gli Stati Uniti offra un’opportunità per separarla dall’Unione Europea. E questo perché nonostante i suoi ripetuti avvertimenti contro i rischi di una nuova guerra fredda, la Cina è portata a trattare gli Stati minori come marionette di quelli più grandi. Ma sia chiaro, il tentativo della Cina di avvicinarsi all’Ue, specialmente alla Germania, è destinato a fallire se questo è il pensiero che lo guida”.

Eppure, come detto, in casa le cose per il Dragone non vanno. I bond in dollari ad alto rendimento emessi dai giganti del mattone, riallacciandosi a quanto detto precedentemente, sono praticamente spariti dalla circolazione: -97% di emissioni nel primo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021.

Qualcuno a Pechino deve aver capito che senza fiducia nessuno compra le obbligazioni di un’azienda che non onora i suoi debiti, ovvero le cedole legate ai bond, come hanno fatto Evergrande e molti altri colossi dell’immobiliare. C’è un dato che deve far riflettere ed è sintomatico della grave crisi di fiducia che ha travolto la Cina e le sue imprese. In tre mesi, tra gennaio e marzo 2022, sono stati emessi bond per poco meno di 300 milioni, rispetto ai quasi 9 miliardi dello stesso periodo di un anno fa.

Una vera e propria siccità obbligazionaria che ben dimostra come la crisi generata da Evergrande si stia diffondendo in tutto il mercato, diventando sistemica. Al punto da precludere, d’ora in avanti alle imprese del mattone di raccogliere nuovo debito o rifinanziare i prestiti esistenti. Meno fiducia e poca liquidità dal mercato in alcuni casi vuol dire impossibilità a tenere in piedi le aziende.

 

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