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Perché l’Italia non è in prima fila nei negoziati sull’Ucraina? Il punto di Ignazi

Il politologo, già docente all’Università di Bologna: “Ero convinto che Draghi avrebbe potuto ritagliarsi un ruolo per i negoziati di pace. E invece siamo rimasti esclusi dai tavoli che contano”. E Berlusconi? “Chiuso in un silenzio imbarazzante”

Al lavoro per la pace. Tutti i leader mondiali sono affaccendati. Si chiamano, provano a costruire un percorso comune che culmini nel cessate il fuoco di Mosca. Xi Jinping ha detto al presidente americano Joe Biden che “un conflitto non è nell’interesse di nessuno”. E l’Italia? Pare resti alla finestra. Certo, non sono mancate le manifestazioni di solidarietà al popolo ucraino, l’invio di armi per sostenere la resistenza degli invasi. Ma la politica, specie i “putiniani d’Italia, sono rimasti tra il silenzioso e lo sconcertato”. Nel frattempo, è stata fissata la data per l’intervento del presidente ucraino Vlodymyr Zelensky alla Camera, martedì prossimo. “Dopo aver parlato con gli Usa, con la Germania e con molti altri, interverrà anche in Italia. Un segno dello scarso standing internazionale che ha il nostro Paese”. Piero Ignazi, politologo già docente all’università di Bologna, fornisce una lettura nitida dell’atteggiamento che la politica italiana sta assumendo verso il conflitto in Ucraina.

Ignazi, chi più chi meno, tutti partiti stanno manifestando solidarietà all’Ucraina. 

Non è propriamente così. Come ho detto, i putiniani d’Italia si sono chiusi in un silenzio imbarazzante. A partire da Silvio Berlusconi, dal quale stiamo ancora aspettando una dichiarazione che stigmatizzi l’invasione di Putin. Senza contare che il leader di Forza Italia è il principale responsabile degli accordi sulle forniture energetiche sottoscritti tra il nostro Paese e la Russia. Per non parlare di Salvini, che ha cercato di far dimenticare le sue posizioni filo-putiniane. Un esercizio che parzialmente gli è riuscito in Italia, nazione che tende ad avere memoria corta, ma che non ha funzionato in Polonia. Dove è stato sbeffeggiato e non poco.

Anche alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle hanno sostenuto e probabilmente sostengono l’operato di Putin. 

Nel Movimento c’è un problema evidente: l’incapacità di selezionare la classe dirigente. Un partito che è riuscito ad incassare il 33% affidandosi ai clic ha fatto entrare in parlamento di tutto. Il mito della rete, abbiamo visto, ha creato dei mostri.

Come valuta l’atteggiamento del Pd?

A mio parere si è dimostrato, come spesso accade, il pilastro della democrazia italiana. Il perno del sistema democratico.

Da alcune manifestazioni di solidarietà organizzate da ambienti vicini alla sinistra, sono emerse posizioni anche anti-americane in relazione al conflitto. 

Mi pare che troppo spesso si tenda a ragionare filtrando la realtà attraverso categorie novecentesche che non esistono più. Non è più automatico considerare l’America il baluardo della democrazia occidentale. Anzi, dirò di più. Con un presidente come Trump un buon democratico ha il dovere di schierarsi contro. Quello che è successo a Capitol Hill è vergognoso e gravissimo. Se gli Usa eleggeranno un altro presidente populista, per l’Occidente diventeranno un problema.

Cosa si aspetta dall’intervento di Zelensky la prossima settimana?

Un bel testo ad effetto, scritto molto bene dal suo staff. E’ evidente che attorno a lui graviti un team preparato sotto il profilo della comunicazione. Per cui, sarà efficace.

Non le pare strano che approdi in Italia solo ora?

Non possiamo aspettarci molto altro. L’Italia non ha una tradizione di politica estera e la reputazione del nostro Paese fuori dai confini è molto bassa. Non mi meraviglia che prima il presidente ucraino abbia scelto altri paesi. Certamente però mi aspettavo che l’Italia giocasse un altro ruolo in questa partita, anche sotto il profilo diplomatico.

In che modo avrebbe potuto giocarlo?

Ero convinto, come tanti del resto, che Draghi avrebbe potuto ritagliarsi un ruolo, magari per la ricostruzione dell’Ucraina e annodare rapporti con la Russia post-putiniana. Così come nei negoziati di pace. E invece siamo rimasti a guardare. Esclusi dai tavoli che contano.

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