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Petrocelli non russa più? Il 5S pro Putin sceglie il silenzio

I senatori della commissione che presiede non hanno ricevuto la dura lettera della diplomazia russa sulla situazione in Ucraina. Lui non partecipa all’audizione del capo di stato maggiore della Difesa. Toni bassi per evitare il boicottaggio bipartisan e salvare la poltrona

Martedì, giorno della votazione in Parlamento sulle misure in favore dell’Ucraina, Sergey Razov, ambasciatore russo a Roma ha fatto recapitare alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, tramite i presidenti, una dichiarazione di ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che pur concludendosi con “cordialmente”, era tutt’altro che cordiale. Tanto che Lorenzo Guerini, ministro della Difesa italiano, ha dichiarato che la “modalità con cui è stata trasmessa al Parlamento italiano e alle istituzioni degli altri Paesi dà il senso dell’arroganza del regime russo”.

Per il diplomatico russo è “normale prassi diplomatica”, senza alcun “messaggio minatorio all’Italia”. Così non la pensano alcuni parlamentari, come il deputato Gregorio Fontana, componente della commissione Difesa alla Camera, che ha parlato di “dichiarazione intimidatoria”.

Un portavoce dell’ambasciata russa a Roma ha confermato a Formiche.net che la dichiarazione è stata inviata alle commissione Esteri e Difesa di Camera e Senato, nonché al ministero degli Esteri italiano.

Ma che cosa c’è scritto nella lettera? Si tratta di un documento ufficiale della diplomazia russa, già noto, in cui il ministro Lavrov avverte: “Le azioni dell’Unione europea non resteranno senza risposta”. E ancora: “I cittadini e le strutture [dell’Unione europea] coinvolti nella fornitura di armi letali e di carburante alle Forze armate ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell’operazione militare speciale in corso”.

L’ambasciatore Razov, come altri diplomatici in Italia, non è nuovo a inviare note ai parlamentari chiedendo ai presidenti della commissioni di divulgarlo.

A fine novembre, per esempio, il giorno prima di un duro affondo del ministero degli Esteri russo contro Repubblica e il suo direttore Maurizio Molinari per un articolo sulla “morsa” di Vladimir Putin sull’Europa, aveva mandato un non-paper sostenendo che la Nato è “responsabile per le conseguenze della politica finalizzata alla demolizione dei rapporti con la Russia”. Il tutto accadeva nelle settimane in cui le intelligence di Stati Uniti e Regno Unito alzavano l’attenzione sulla situazione ai confini con l’Ucraina individuando come scenario più concreto quello di un’invasione russa – com’è avvenuto il 24 febbraio scorso.

Quella volta Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri del Senato che ha votato contro la risoluzione del governo sulle misure in favore dell’Ucraina, aveva dato incarico agli uffici di inviare il documento non ufficiale ai componenti della commissione. Aveva definito quella di Formiche.net una “non-notizia montata ad arte” spiegando di aver scelto da “tre anni” di inoltrare ai senatori “i documenti che ricevo e le sintesi degli incontri che ho con ambasciatori, ministri e vice, parlamentari”.

Ma questa volta, a quanto hanno confermato tre di loro a Formiche.net, non hanno ricevuto nulla dagli uffici. Il presidente Petrocelli è sempre più nel mirino della sua commissione, con i partiti di maggioranza che ne chiedono le dimissioni. Anche nel Movimento 5 Stelle si stanno levando le critiche. Un esempio? Paola Taverna, vicepresidente del Senato, l’ha invitato a riflettere “su quel voto e sul suo ruolo”, ospite di Belve, il programma di Francesca Fagnani, Raidue) – la stessa Taverna che attaccava Formiche.net per aver raccontato di quel non-paper fatto circolare da Petrocelli definendolo un fake news e assicurando a Petrocelli (era novembre, si parlava di Russia e Nato, come oggi) “pieno sostegno e massima stima”.

Ora è pronto un boicottaggio bipartisan, ha raccontato Repubblica.

Ma lui non sembra voler cedere. “Vedrete che d’ora in poi terrò i toni bassi”, ha anticipato ai colleghi secondo quanto ricostruito dal Foglio. Come a mettere le mani avanti. Forse anche per questo venerdì (4 marzo, ndr) non ha presieduto l’audizione dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della Difesa, davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato per riferire sulla guerra in Ucraina. Presenti gli altri presidenti: Piero Fassino della Esteri della Camera, Gianluca Rizzo della Difesa della Camera e Roberta Pinotti della Difesa del Senato (da remoto). A rappresentare gli Esteri del Senato, la vicepresidente Laura Garavini. Petrocelli ha detto di non essere interessato, è la versione che circola tra i colleghi di partito.

Formiche.net ha inviato al senatore Petrocelli alcune domande per email.


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