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La Via della Seta si rifà il look. Avviso (anche all’Italia) degli 007 Usa

Diffusa la relazione 2022 delle agenzie degli Stati Uniti. In un contesto di competizione tra grandi potenze, Cina, Russia, Iran e Corea del Nord sono i principali rivali. Ecco cosa scrivono della deterrenza nucleare e dei tentativi di Pechino di cambiare la Belt and Road Initiative dopo le critiche

Il 21 gennaio la comunità d’intelligence degli Stati Uniti non aveva più dubbi sull’invasione russa dell’Ucraina. “La Russia continua a prepararsi per un attacco militare contro l’Ucraina, con ben oltre 100.000 truppe ammassate vicino al confine con l’Ucraina, comprese le forze militari russe in Bielorussia, nella Crimea occupata e nelle forze separatiste in Ucraina orientale”.

È quanto si legge nella relazione annuale realizzata dall’Odni (Office of the director of national intelligence), consegnata a febbraio con informazioni aggiornate al 21 gennaio e diffuse nelle ultime ore dalla commissione Intelligence della Camera dei rappresentanti. È l’ennesima conferma che sull’Ucraina ci sono state importanti differenze nell’analisi dell’intelligence tra i Paesi europei e quelli anglosassoni, come ha riconosciuto Thierry Burkhard, capo di stato maggiore della difesa francese, in un’intervista al quotidiano Le Monde.

LA REAZIONE DI MOSCA

Nel capitolo della relazione dedicato alla Russia ci sono anche elementi che suggeriscono come Mosca avrebbe reagito alla reazione della comunità internazionale all’invasione (che in effetti è avvenuta il 24 febbraio scorso): “Ci aspettiamo che la Russia continui a usare l’energia come strumento di politica estera per imporre la cooperazione e forzare gli Stati al tavolo dei negoziati, come ha fatto recentemente nel 2021, quando la Russia ha fermato il carbone e l’elettricità all’Ucraina”.

GLI EQUILIBRI GLOBALI

Secondo le 17 agenzie d’intelligence americane riunite sotto la direzione di Avril Haines, il mondo sta virando verso una competizione tra grandi potenze. “Nel prossimo anno, gli Stati Uniti e i loro alleati dovranno affrontare un ambiente di sicurezza globale sempre più complesso e interconnesso, caratterizzato dal crescente spettro della competizione e del conflitto tra grandi potenze”, si legge nella premessa.

LA SFIDA CINESE

Oltre alla Russia, tra gli Stati affrontati come minacce specifiche nella relazione ci sono Cina, Iran e Corea del Nord. La sfida di Pechino si declina in “molteplici campi”, economico, militare e tecnologico soprattutto, con gli sforzi della leadership cinese a cambiare le norme globali e a minacciare i vicini. Pechino, che rappresenta la principale minaccia in termini di cyber-spionaggio, considera le relazioni bilaterali “come parte di un cambiamento geopolitico epocale e vede le misure diplomatiche, economiche e militari di Washington (…) come parte di un più ampio sforzo degli Stati Uniti per impedire l’ascesa della Cina e minare il dominio del Partito comunista cinese”.

Poi l’intelligence statunitense lancia un avvertimento anche agli alleati. “Pechino continuerà a promuovere la Belt and Road Initiative (BRI) per espandere la presenza economica, politica e militare della Cina all’estero”. Lo farà “modificando” il suo approccio alla via della Seta per rispondere a critiche come quelle sulla trasparenza: “diversificherà la selezione dei progetti nel tentativo di migliorare l’immagine dell’iniziativa e minimizzare le critiche internazionali”. Un messaggio per l’Italia, primo e unico Paese del G7 a firmare nel 2019 (sotto il governo gialloverde di Giuseppe Conte) il memorandum d’intesa sulla Via della Seta, di fatto congelato dal presidente del Consiglio Mario Draghi durante il vertice dei Sette grandi lo scorso giugno con queste parole: “lo esamineremo con attenzione”.

LA DETERRENZA NUCLEARE RUSSA

“La Russia sta respingendo Washington dove può – a livello locale e globale – impiegando tecniche fino all’uso della forza. In Ucraina, possiamo vedere i risultati della maggiore disponibilità della Russia a usare minacce militari e la forza per imporre la sua volontà ai vicini”, si legge (ed era sempre, giova ricordarlo, fine gennaio quando le agenzie hanno scritto questo documento). La Russia “rimarrà il più grande e più capace rivale degli Stati Uniti in materia di armi di distruzione di massa nel prossimo futuro”. Mosca, infatti, ritiene le proprie capacità nucleari “come necessarie per mantenere la deterrenza e raggiungere i suoi obiettivi in un potenziale conflitto contro gli Stati Uniti e la Nato”: un deterrente nucleare credibile è visto “come il garante ultimo della Federazione Russa”.

Parole che ancora una volta richiamano l’attenzione sulla situazione in Ucraina, dopo le minacce del presidente Vladimir Putin. Ma quanto questa minaccia di Armageddon nucleare sia concreto è oggetto di dibattito: su Formiche.net abbiamo evidenziato come la Guerra fredda, la teoria dei giochi e quella del leader pazzo sembrino rassicurare il mondo.

IRAN E COREA DEL NORD

L’Iran, invece, “rimarrà una minaccia regionale con attività di influenza maligna più ampie, e la Corea del Nord espanderà le sue capacità di armi di distruzione di massa, mentre sarà un attore dirompente sulla scena regionale e mondiale”.

LE MINACCE TRANSNAZIONALI

Nelle 31 pagine della relazione c’è però spazio anche per minacce transnazionali alla sicurezza, dalla salute pubblica al cambiamento climatico, dall’utilizzo delle nuove tecnologie fino a forme di criminalità che vanno dalla corruzione al narcotraffico passando per il cyber-crime. Il contesto di competizione tra grandi potenze e dispute tra le nazioni ricche e quelle più povere rischia così di mettere a rischio l’azione collettiva necessaria, soprattutto nella sfida ambientale, avverte l’intelligence statunitense.

LA SINDROME DELL’AVANA

Oggetto del mistero per le agenzie rimangono gli Anomalous Health Incidents, cioè la cosiddetta sindrome dell’Avana che ha colpito il corpo diplomatico degli Stati Uniti in molte aree del mondo. L’Odni ribadisce che “è improbabile che un attore straniero – come la Russia – stia conducendo una campagna” simile “senza essere scoperto”. Con “vari livelli di fiducia” le agenzie ritengono che “la maggior parte degli incidenti di salute segnalati possono essere spiegati da condizioni mediche, o fattori ambientali o tecnici”. La comunità d’intelligence “continua a indagare attivamente sulla questione”, si legge nel documento. Di particolare interesse è “un sottoinsieme di casi prioritari per i quali non è esclusa alcuna causa, compresa la possibilità che uno o più attori stranieri siano coinvolti”.


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