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Cosa cambia dopo la decisione degli Emirati di lavorare con l’Opec

Il ministro dell’Energia Suhail al-Mazrouei: “La Russia è un membro importante e questa è un’alleanza di cui abbiamo bisogno”. Ma gli attacchi a Jeddah provocheranno ritardi nelle consegne

Procederanno in solitaria oppure in ambito Opec+ gli Emirati Arabi Uniti, dopo l’annuncio di voler aumentare la capacità a 5 milioni di barili al giorno. Una terza opzione al momento non sembra esserci. Le rassicurazioni ufficiali di Abu Dhabi però sembrano non lasciare spazio a interpretazioni: il ministro dell’Energia Suhail al-Mazrouei ha detto che il suo Paese coopererà con Opec+ ma in altri quadranti le preoccupazioni non sono del tutto cessate.

Niente quota maggiore

Gli Emirati Arabi Uniti puntano a farsi player centrale per garantire la stabilità energetica, ma ciò, precisano, non significa lasciare l’Opec+ anche perché dopo linvasione russa dell’Ucraina, mescolata al post Covid, la volatilità dei prezzi sarà una costante anche quest’anno, dunque porterà in pancia più potere per pochi soggetti. Ritengono che Opec+ non aggiungerà risorse se il mercato è equilibrato, per questa ragione secondo Mazrouei le risorse sono già presenti nel mercato e gli Emirati Arabi Uniti non stanno spingendo per una quota più alta.

Golfo & Russia

“La Russia è un membro importante dell’Opec+ – ha aggiunto Mazrouei – e questa è un’alleanza di cui abbiamo bisogno”. Sia Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti hanno potenzialmente la possibilità di pompare più petrolio, ma hanno scelto di non cambiare strategia rispetto a un accordo stipulato con la Russia che contemplava un aumento mensile dei livelli di produzione ma determinato dal grado di ripresa delle economie colpite dal Covid e senza tenere in considerazione la guerra in Ucraina. Di contro, se da un lato Mosca è un membro di peso, dall’altro non sono mancate le pressioni americane al fine di allentare i prezzi che sono saliti a quasi 140 al barile dopo l’invasione dell’Ucraina (senza dimenticare le implicazioni sul gas).

OPEC+

Il prossimo 31 marzo si terrà un nuovo vertice Opec+ dopo che dallo scorso agosto l’enclave ha aumentato la produzione a 400.000 barili al giorno, a seguito dei tagli provocati dalla pandemia. Ma Washington punta a incrementi ancora più rapidi della produzione. Qualche giorno fa la stessa richiesta inglese era stata respinta dai Paesi del golfo: il primo ministro britannico Boris Johnson, in occasione di una serie di visite nella regione, non era riuscito a strappare un sì per farsi garantire più flussi di petrolio. In sostanza quei Paesi del Golfo che hanno deciso di mantenere l’accordo raggiunto in seno a Opec+ lo scorso anno non intendono affrontare minimamente la tematica.

Attacchi

C’è anche un tema di sicurezza ad impattare sul momento, dopo l’attacco di venerdì scorso a Jeddah, dove si tenevano le prove del Gran Premio di Formula 1. Pochi giorni prima la stessa Arabia Saudita aveva detto pubblicamente di non poter essere ritenuta responsabile per eventuali ritardi nelle consegne di greggio proprio a causa degli attacchi Houthi alle sue strutture. Nessuno ha dimenticato un altro attacco terroristico simile, da parte di droni, agli impianti di produzione di petrolio ad Abqaiq, nell’Arabia Saudita orientale, il 14 settembre 2019.

Prezzi

Sullo sfondo resta pericolosissimo il tema dell’aumento del Brent per le sanzioni alla Russia e l’inasprimento potenziale dei mercati energetici visto che la domanda di petrolio è in aumento di quasi 3 milioni di barili al giorno nell’ultimo anno. Inoltre, il fatto che la domanda dovrebbe raggiungere i livelli pre-pandemia solo dopo il quarto trimestre del 2022, rende ancora più complessa non solo la risposta immediata del mercato, ma anche quella del medio periodo.

Sul tema prezzi è intervenuto anche il presidente ucraino Volodymir Zelensky, che in collegamento con il forum di Doha ha chiesto di aumentare la produzione di energia “per garantire che tutti in Russia capiscano che nessuno può usare l’energia come arma per ricattare il mondo”.

@L_Argomento

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