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L’Italia condanna la Russia, la Cina no. Telefonata Di Maio-Wang

Colloquio tra i ministri degli Esteri. Di Maio: “Sforzi congiunti per la pace”. Ma Pechino è sempre più lontana dall’Europa: critica le sanzioni a Mosca e accusa l’Occidente. Nel resoconto cinese della telefonata non viene citato il MoU sulla Via della Seta nonostante tra pochi giorni compirà tre anni

“Con il collega Wang Yi abbiamo concordato sforzi congiunti per un percorso di pace” in Ucraina e “ribadito che [il] coordinamento [della] comunità internazionale è [l’]unica via per raggiungere una soluzione diplomatica”. Lo ha scritto il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio dopo il colloquio con l’omologo cinese tenuto stamattina (giovedì 10 marzo, ndr). “Ho espresso ferma condanna per l’aggressione russa e ribadito sostegno al popolo ucraino”, aggiunge il ministro.

E su questo punto emergono le distanze tra Italia e Cina oltre le dichiarazioni. Da Pechino, infatti, nessuna condanna per l’aggressione russa (ma non è una novità).

“La Cina continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nella promozione del dialogo per la pace e lavorerà con la comunità internazionale, compresa l’Italia, per svolgere la necessaria mediazione”, ha dichiarato su Twitter Li Junhua, ambasciatore cinese a Roma, dopo la telefonata tra i ministri.

Di condanna dell’aggressione russa non c’è traccia neppure nel resoconto della diplomazia cinese, impegnata in particolare con i suoi due portavoce, Zhao Lijian e Hua Chunying, a puntare il dito contro gli Stati Uniti e la Nato che avrebbero “spinto la tensione Russia-Ucraina al punto di rottura”.

La nota del ministero degli Esteri cinese riprende la disponibilità al coordinamento con l’Europa annunciata dal presidente Xi Jinping durante il recente colloquio con l’omologo francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Tuttavia, come ha spiegato Francesca Ghiretti, analista del centro studi Merics di Berlino, su Formiche.net, la mediazione cinese non è scontata: Pechino teme di rimanere invischiata in un conflitto prolungato in Europa e dunque chiederebbe garanzie importanti; spesso si tende a sopravvalutare l’influenza che il presidente Xi ha sull’omologo russo Vladimir Putin; senza dimenticare il fatto che non sarebbe un mediatore imparziale, il che potrebbe avere impatti imprevedibili per gli equilibri europei.

Ma il resoconto di Pechino della telefonata tra i ministri Di Maio e Wang, ci racconta di una Cina e un’Europa, dunque anche un’Italia, che sembrano lontane. Nel colloquio, il ministro cinese ha preso le parti della Russia sostenendo che “le sanzioni non possono risolvere i problemi e ne creeranno di nuovi”. Inoltre, stando sempre a quanto riferito dalla diplomazia cinese, il ministro ha “sottolineato che dietro la crisi ucraina c’è la questione della sicurezza europea”: i Paesi europei, ha sostenuto, dovrebbero discutere la questione “con la Russia” per garantire stabilità a lungo termine. Il tutto dovrebbe avvenire, stando a ciò che il ministro degli Esteri cinese scrive e non scrive, senza il coinvolgimento di Nato e Stati Uniti.

Infatti, poche righe dopo si legge che la Cina “spera” che l’Unione europea rafforzi la propria autonomia strategica in modo tale da avere quella che Pechino considera “una percezione e una politica più indipendenti e obiettive nei confronti della Cina”. Come la posizione di ambiguità sulla guerra in Ucraina e le accuse all’Occidente di aver spinto la Russia a invadere, anche i tentativi cinese di spingere l’Unione europea più lontana dagli Stati Uniti non sono una novità. Tuttavia, se poteva attecchire all’epoca di Donald Trump, ora con Joe Biden alla Casa Bianca, e complice anche l’ambiguità di Pechino sull’Ucraina, questo discorso cinese non trova più molti ascoltatori disponibili nel Vecchio continente. Anzi, il ritiro dell’Afghanistan e la situazione nell’Est sembra aver convinto l’Europa che l’autonomia strategica è necessaria ma funzionale soltanto se complementare alla Nato e al rapporto privilegiato con gli Stati Uniti.

Durante il colloquio con Di Maio, il ministro Wang ha parlato anche dei rapporti bilaterali. Nel resoconto della diplomazia cinese, però, non viene menzionata la Via della Seta. Anche qui, niente di nuovo: qualcosa di simile era successo a inizio febbraio, in occasione della telefonata con cui Xi si era congratulazione con Sergio Mattarella per la rielezione a presidente della Repubblica.

Il 23 marzo prossimo saranno passati tre anni dalla firma del memorandum d’intesa tra la Cina e l’Italia sotto il governo gialloverde di Giuseppe Conte. Quell’intesa sulla Via della Seta è stata di fatto congelata dal nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi durante il G7 dello scorso giugno con queste parole che avevano sottolineato un ritorno dell’Italia all’interno del quadro euroatlantico: “lo esamineremo con attenzione”.

Nei giorni scorsi, come raccontato su Formiche.net, l’intelligence degli Stati Uniti ha diffuso la sua relazione 2022 avvertendo gli alleati (Italia compresa): Pechino “continuerà a promuovere” la Via della Seta per espandere la propria “presenza economica, politica e militare”, ma lo farà con un nuovo approccio “nel tentativo di migliorare l’immagine dell’iniziativa e minimizzare le critiche internazionali”.pastedGraphic.png



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