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Come il raid ucraino in territorio russo complicherà i negoziati

Due elicotteri ucraini hanno colpito le riserve di carburante russe appena oltre confine. Dal Cremlino minacce ai negoziati

Due elicotteri da combattimento ucraini Mi-24 Hind hanno attaccato nella notte tra giovedì 31 marzo e venerdì 1 aprile un deposito di carburante a Belgorod, una città russa appena oltre il confine con l’Ucraina. Il governatorato locale ha confermato la vicenda e il Cremlino ha fatto sapere che quanto accaduto “peserà sui negoziati”. Ironico detto da chi sta invadendo un altro Paese.

È la seconda volta che la città viene colpita nel giro di pochi giorni, un pessimo segnale per Mosca che inizia a subire sul proprio territorio gli effetti dell’aggressione contro Kiev — effetti che potrebbero aumentare adesso che i combattimenti si concerteranno maggiormente sulla porzione orientale dell’Ucraina. Tre giorni fa pare ci sia stata ciò che sembrava un’incursione delle forze speciali ucraine, che avrebbero fatto saltare in aria un deposito di munizioni sempre a Belgorod (la Russia sostiene si sia trattato di un incidente).

Non ci sono troppi dettagli per il momento, ma il raid pre-alba con gli elicotteri è il più rischioso attacco diretto agli interessi russi fuori dall’Ucraina da parte delle forze ucraine da quando la guerra è iniziata, cinque settimane fa — sembrerebbe anche il primo attacco aereo contro il territorio russo almeno dalla guerra di Corea.

I serbatoi di stoccaggio, a quanto pare dai video, sono stati colpiti con i razzi S-8 da 80mm e fatti esplodere (al momento della stesura di questo articolo pare che l’incendio non sia ancora stato domato).

Belgorod si trova poco meno di trenta chilometri a nord del confine con l’Ucraina: in quell’area c’è una quantità enorme di forze russe schierate perché fa da retrovia alle operazioni su Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, che è stata sotto l’assalto delle forze russe dall’inizio della guerra.

Se dei Mi-24 sono stati in grado di infiltrarsi in territorio russo, in un’area così militarizzata, per un raid del genere, allora significa che le capacità di difesa aerea della Russia sono deboli. Anche perché, vista l’importanza logistica e tattica dell’area, si presume che sistemi antiaerei siano presenti in zona, compreso le unità a corto raggio che sono progettate allo scopo di colpire e ingaggiare elicotteri a bassa quota in qualsiasi condizione.

Per altro, i Mi-24 sono un genere di elicottero ancora valido, ma non nuovissimo e ultra tecnologico, sebbene recentemente sia stato aggiornato con nuovi sistemi di targeting a infrarossi — per colpire meglio di notte — e i piloti abbiano ricevuto i caschi speciali THL-5NV, con visore notturno, prodotti in Polonia.

L’attacco ha un suo significato tattico: quei depositi di carburante sono quelli che la Russia avrebbe potuto utilizzare per rifornire i suoi mezzi nell’est del Paese. Colpirli significa lasciarli a secco, esattamente ciò che stanno facendo i russi attorno a Kiev e in varie altre zone per evitare che le forze ucraine ripieghino, rafforzandosi a loro volta, lungo la fascia orientale. Con tutti i fronti fermi, l’attacco ha un valore anche maggiore.

Infine occorre fare una considerazione anche sulla base della reazione rapida del Cremlino. Da settimane si scrive che i russi starebbero pianificando la messa in scena di eventi false-flag per modellare la narrazione del conflitto e fornire una giustificazione per atti militari estremi. Non ci sono indicazioni importanti in questo momento che l’attacco di Belgorod sia stato una sorta di bluff, ma è una possibilità reale da tenere in mente. L’invasione sta andando malissimo, Mosca potrebbe avere necessità di una svolta o di una scusa (e forse sta aspettando questa ai tavoli negoziali).


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