I casi Biot e Korshunov, l’ufficiale francese alla base Nato di Napoli, gli “aiuti” Covid-19 tra spionaggio e disinformazione. Finalmente Roma ha deciso di ridurre la presenza russa nel Paese espellendo trenta diplomatici per ragioni di sicurezza nazionale
Soltanto dopo gli orrori di Bucha, l’Italia ha deciso di dare un giro di vite contro le attività dell’intelligence russa nel nostro Paese. Citando ragioni di sicurezza nazionale, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato l’espulsione di trenta diplomatici russi dichiarandoli persona non grata.
Una misura, “assunta in accordo con altri partner europei e atlantici”, che “si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”, ha spiegato Di Maio da Berlino.
Ragioni di sicurezza nazionale riecheggiavano anche nelle dichiarazioni con cui la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock aveva annunciato lunedì l’espulsione di 40 diplomatici russi (“Hanno lavorato qui in Germania ogni giorno contro la nostra libertà e la coesione della nostra società”, “il loro lavoro è una minaccia per coloro che cercano protezione da noi”) e con cui la diplomazia francese aveva comunicato la stessa decisione contro 35 diplomatici russi (attività “contrarie ai nostri interessi di sicurezza”).
Come raccontato su Formiche.net, le mosse dei Paesi europei hanno a che fare con gli orrori di Bucha e la volontà di mandare un segnale forte e compatto alla Russia di Vladimir Putin. Ma non solo. Pesano anche, e ciò emerge con chiarezza dalle parole delle diplomazie, le attività degli ufficiali dell’intelligence russa che sotto l’immunità diplomatica in questi anni hanno operato con diversi obiettivi: seminare il caos alimentando la disinformazione o reclutare agenti, solo per citarne due.
Negli ultimi anni, di esempi di attività di reclutamento e spionaggio in Italia, ce ne sono stati diversi, non passati inosservati al nostro controspionaggio.
Il più recente è quello dell’ufficiale della Marina italiana Walter Biot, accusato di aver passato documenti segreti a Dmitry Ostroukhov, un funzionario del Gru (il servizio di intelligence militare russo) accreditato come diplomatico a Roma, in cambio di denaro e ora sotto processo.
Ma c’è anche quello di Alexander Korshunov, magnate russo formatosi nell’Svr (i servizi segreti russi per l’estero), accusato di spionaggio industriale ai danni di Avio Aero (GE Aviation) con la complicità dell’ex dirigente italiano Maurizio Paolo Bianchi: era stato arrestato in Italia nel 2019 su mandato dell’Fbi ma l’estate successiva l’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (governo giallorosso) aveva deciso di “restituirlo” alla Russia.
Infine, quello di un ufficiale francese, un tenente colonnello, di stanza nella base Nato di Napoli, prelevato nell’estate del 2020 dalla Dgsi, l’intelligence interna francese a cui è affidato il controspionaggio, durante gli ultimi giorni di vacanza, prima di rientrare in Italia, dove teneva i rapporti con l’agente del Gru che l’aveva reclutato.
C’è poi il capitolo, ancora aperto, degli “aiuti” russi all’Italia tra marzo e aprile del 2020 per il Covid-19. Un capitolo a cavallo tra le possibili attività di spionaggio condotte sul luogo e quelle di disinformazione messe a punto, soprattutto online, per rafforzare l’immagine di Mosca. Di quanto accaduto due anni fa in Lombardia attorno alla missione russa si sta occupando nuovamente il Copasir, per fare chiarezza sulle responsabilità politiche di ciò che è accaduto – non soltanto su che cosa hanno fatto i russi, ma anche su che cosa avrebbero potuto fare.
Intanto, possiamo registrare la risposta italiana a un problema che si stava trascinando da anni.
Meglio tardi che mai.