La compagnia statale Russian Railways è stata dichiarata inadempiente da una commissione di controllo sui derivati dopo aver mancato il pagamento di interessi su un bond. Il nodo del finanziamento di Unicredit
Un primo pezzo di economia russa va in pezzi. Non è ancora default generalizzato, ma una prima crepa, quella sì. La compagnia statale Russian Railways, è stata dichiarata inadempiente da una commissione di controllo sui derivati dopo aver mancato il pagamento di interessi su un bond. Il danno è grosso, visto che si tratta del principale datore di lavoro del Paese, con oltre 700mila dipendenti e una delle tre più grandi aziende di trasporto ferroviario al mondo.
Secondo Bloomberg il pagamento della cedola sarebbe dovuto avvenire entro il 14 marzo, con un periodo di tolleranza di 10 giorni, secondo il Credit Derivatives Determinations Committee britannico, organismo che regola i termini internazionali di gestione dei crediti sui derivati. Il mancato pagamento sarebbe conseguenza delle sanzioni internazionali inflitte alla Russia per il conflitto in Ucraina, dal momento che le ferrovie avrebbero tentato il pagamento, ma sarebbero rimaste bloccate da “obblighi di conformità all’interno della rete bancaria”.
Il default delle ferrovie russe tira in ballo anche l’Italia. La scorsa estate, Unicredit ha concesso a Russian Railways un finanziamento internazionale legato alle performance ambientali, prima azienda del settore dei trasporti in Russia ad assicurarsi questo tipo di finanziamento. Nel dettaglio, si è trattato di una linea di credito legata alla sostenibilità da 585 milioni di franchi svizzeri (circa 545 milioni), a 7 anni, con interessi correlati al raggiungimento degli obiettivi annuali di sviluppo sostenibile dell’azienda, in base alla strategia ecologica fino al 2030 (riduzione delle emissioni, del consumo di acqua e della percentuale di residui da smaltire).
Complessivamente, come dichiarato dalla banca italiana l’8 marzo, l’esposizione cross border di Unicredit nei confronti di clientela russa è pari a circa 4,5 miliardi di euro, al netto delle garanzie di circa 1 miliardo da parte di Export Agencies pubbliche non russe. L’esposizione è quasi interamente verso le principali multinazionali russe, per lo più in valute euro e dollari, con contratti regolati da leggi internazionali e soggetti a tribunali internazionali.
Intanto nel weekend l’agenzia S&P Global ha tagliato a default selettivo (Sd) – a un solo livello dal fallimento – il rating della Russia. Questo perché gli Usa hanno bloccato a inizio mese il pagamento di bond russi per oltre 600 milioni di dollari ai creditori, un modo per condurre il Paese ad un default tecnico. Infatti il Cremlino ha ancora i mezzi per poter rimborsare i prestiti grazie alla vendita di gas e petrolio, ma se i bondholder non ricevono il denaro in conto corrente attraverso la banca depositaria (Jp Morgan) le agenzie di rating 30 giorni dopo la data di scadenza delle emissioni devono dichiarare il default.