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Il magistero Mediterraneo di Papa Francesco secondo Riccardo Cristiano

Ne hanno discusso, alla presentazione del nuovo volume del giornalista Riccardo Cristiano, “Figli dello stesso mare. Francesco e la nuova alleanza per il Mediterraneo” (Castelvecchi editore), Massimo Borghesi, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Perugia, Nader Akkad, Imam della Moschea di Roma e Luca Geronico, giornalista di Avvenire, moderati da Emanuele Rossi, giornalista di Formiche.net

La questione del magistero Mediterraneo di Papa Francesco insieme al suo cammino da pellegrino nel mondo islamico e al dialogo con l’imam di al Azhar sono alcuni dei temi che sono stati discussi alla presentazione del nuovo volume del vaticanista Riccardo Cristiano, “Figli dello stesso mare. Francesco e la nuova alleanza per il Mediterraneo”, Castelvecchi editore. Insieme all’autore c’erano Massimo Borghesi, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Perugia, Nader Akkad, Imam della Moschea di Roma e Luca Geronico, giornalista di Avvenire, moderati da Emanuele Rossi, giornalista di Formiche.net.

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Quest’ultimo ha ricordato come essere figli dello stesso bacino geografico – che siano cristiani, musulmani e ebrei – significa provenire da uno stesso ambiente culturale: in questo il dialogo tra religioni è la forza di questa continuità fisica e geografica, che diventa spirituale. “Papa Francesco nel dialogo tra cristianesimo e Islam ha un ruolo cruciale e sintetizza qualcosa che si può definire un magistero Mediterraneo”, ha spiegato ricordando l’importanza “della cura delle terre cerniere come il Mediterraneo e come lo è l’Ucraina”.

Borghesi ha definito il volume “uno degli studi più ampi su questo argomento”. Ha ricordato un grande protagonista del dialogo Mediterraneo che a tutt’oggi attende una riscoperta all’altezza come il sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, che è stato un profeta del dialogo tra le fedi di Abramo ed ha organizzato più di un convegno su questo nella sua città. Il libro è anche un omaggio a Padre dall’Oglio che era un crocevia di mondi e teneva molto a questo dialogo tra il cristianesimo e l’Islam.

Per Borghesi “il cuore del magistero Mediterraneo di Papa Francesco è nel riconoscimento che il volto di Dio è segnato dalla misericordia e non dalla violenza. Questo ha un retroterra nella critica dell’ideologia politica, della politicizzazione della religione, un elemento costante del magistero degli ultimi anni. Papa Francesco ne ha fatto il cuore del suo magistero. Anche nell’Islam sappiamo che Dio è misericordia ed è questo che può accomunarci. Francesco ne ha fatto il cuore del dialogo con l’Islam facendo anche un regalo all’Islam permettendo di poter separare la parte che si era estremizzata dalla parte genuina”.

Il rifiuto del Dio della guerra punto d’incontro tra cristianesimo e Islam ora attuale per la crisi ucraina quindi. Ogni volta la teologia politica, la religione che si subordina al potere torna in ogni conflitto. Il dialogo sulla fraternità che è al centro del libro presuppone il primato della misericordia sulla legge. Per il docente universitario “indica una prospettiva che è l’unica in questo momento che consente l’incontro tra i popoli e le religioni in un momento drammatico in quanto avviene nelle faglie di un terremoto che ha devastato il bacino del Mediterraneo per decenni. Siamo di fronte ad un mondo in guerra con una politica occidentale piena di miopia ricambiata dall’altra parte. Questo dialogo di Francesco con al Tayyeb ha un valore simbolico enorme proprio per questo motivo ed è significativo che questi incontri avvengano quanto più la tragedia incombe”.

Il dibattito è stato anche l’occasione per annunciare l’invito, rivolto dalla Grande moschea di Roma, a discutere dei contenuti di questo libro nel Centro islamico culturale d’Italia il 27 maggio prossimo. A spiegarlo è stato l’imam Akkad per il quale “il cuore del Libro è l’Islam. Non c’è un passaggio che non accoglie la profondità di connessione con l’Islam”. Partendo dalla prima pagina ha ricordato un detto del Profeta Maometto in essa contenuta. “L’Islam riparte da questo pensiero profondo di Cristiano che la parola deve essere interpretata, non bisogna separare il testo dal contesto. Non si può interpretare un testo che non è connesso alla lettura del suo contesto. E qui l’Islam porta una profondità di saggezza enorme e che Dio ha voluto relazionarsi con l’uomo con il suo nome che è il Misericordioso come ricorda il Corano. Dio vuole una relazione con l’uomo secondo la misericordia”.

L’imam ha quindi ricordato che l’Islam è una religione improntata alla pace come dimostra la radice della parola Islam che è Salam. “Si parla quindi di pace interiore e esteriore, di rapporto pacifico con Dio e l’ambiente e con tutto ciò che si trova sopra questo ambiente. E Papa Francesco ha capito la profondità del messaggio dell’Islam che è improntato alla pace. Si pensa che l’Islam sia una religione violenta ma questo è falso perché ha nel Dna la ricerca della pace. Bisogna invece analizzare il concetto di pace e di giustizia. Di questo ne parla il Corano. Potremmo vivere in un mondo senza giustizia e per questo si chiede all’uomo di portare la pazienza il Sabr”.

È stato ricordato come Papa Francesco si è fatto padre pellegrino nella terra dell’Islam come ha fatto 800 anni fa San Francesco che è andato nella terra dell’Islam a trovare una soluzione alle crociate. Si pensava allora che la soluzione fosse uniformare alla religione dell’altro ma all’epoca i due si sono convertiti all’amore fraterno e a mettere l’uomo come principio base di Dio sulla terra. Papa Francesco con il suo viaggio al Cairo incontrando l’imam al Tayeb ha iniziato un tragitto proseguito in Marocco, dove ha incontrato il re Mohammed VI discendente del Profeta fino ad andare nella città natale di Abramo, “per dire che dobbiamo essere uniti per rispondere alla violenza”.

Geronico ha ricordato come si tratti di “un libro importante perché ricco di domande e di una inquietudine che io ho condiviso”. Sottolineando come “nella prefazione si propone una nuova alleanza contro la teologia politica e il Dio dei violenti”. Questo libro quindi “risponde a tante domande” e di come dica che “il Mediterraneo non deve essere il teatro dello scontro di civiltà”, ricordando come invece questo tema fosse attuale ai tempi della seconda guerra del Golfo.

La presentazione è stata conclusa dall’autore del libro, per il quale, l’insegnamento del Papa è che “non si può capire la strada per affrontare il tempo presente se non partendo dall’altro lato e cioè non dal problema della soluzione della guerra ma da quello della costruzione della pace. La difficoltà con questo patriarca di Mosca è che lui è un fondamentalista, cosa che dobbiamo avere la semplice onestà dire”. Per Cristiano “il Papa ci dice che il cambiamento parte da noi stessi guardando il percorso fatto nel Mediterraneo. La lezione di Ratisbona contiene gli obiettivi del magistero di Papa Francesco ma sono i modi che cambiano, la fiducia nel rapportarsi con l’altro. Quella di Bergoglio è una chiesa globale e non occidentale e questo è stato sentito”.

Il confronto si è concluso con un ricordo di padre Paolo dall’Oglio il quale diceva: “Il fondamentalista è quello che crede che fuori dalla vera fede ci sono solo false credenze e quindi una falsa umanità”. Che è esattamente il contrario del magistero di Papa Francesco.

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