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Chi ci guadagna dal nuovo centro di ricerche di Nvidia in Armenia

Nvidia, uno dei colossi della tecnologia che progetta schede grafiche e processori, apre a Yerevan lì dove è aspra la competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina

C’è anche la nuova pax del Caucaso dietro la decisione del player americano Nvidia di aprire un nuovo centro ricerche in Armenia. Si tratta di un’area altamente sensibile per via della fortissima competizione tecnologica esistente tra Washington e Pechino, oltre al fatto che l’intero comparto della banda larga è decisivo per quelle economie che stanno provando a rialzare la testa dopo il biennio pandemico.

Nvidia

La decisione nasce nel 2019, allorquando il primo ministro Nikol Pashinyan visitò la sede di Nvidia nel cuore della Silicon Valley. Il gigante della tecnologia ha un fatturato di 27 miliardi di dollari e oltre 20.000 dipendenti in tutto il mondo: a Yerevan opererà per il tramite di Rev Lebaredian, vicepresidente di Omniverse e del settore simulazione. Non solo intelligenza artificiale, dunque, ma anche chip per automobili, comparto in cui Nvidia è leader come dimostra la penetrazione nell’industria automobilistica tedesca, dove Mercedes-Benz dovrà condividere ogni euro speso per la guida autonoma proprio con Nvidia.

Più in generale il colosso si occupa di unità di elaborazione grafica (GPU) per i mercati dei giochi e di unità system on a chip (SoC) per il mercato automobilistico e del mobile computing.

Perché l’Armenia?

Il conflitto in Nagorno-Karabah non si è smaterializzato come per magia, ma sta vivendo una fase di pausa della contrapposizione più aspra, anche per via della crisi numero uno che risponde al nome di Ucraina. La cosiddetta pax caucasica sta portando, quindi, ad una serie di riequilibri a catena, di cui la prima conseguenza sta proprio in novità di carattere commerciale/geopolitico. In quell’area il tema del 5G non è secondario, visto e considerato che la presenza di soggetti cinesi e russi è oggettiva. Viva-MTS, una delle principali società di telefonia mobile in Armenia, è di proprietà della russa MTS. Ma il colosso Nokia, principale avversario di Huawei nella partita per il 5G, è attivo in Armenia grazie ad una partnership dello scorso anno, quando ha raggiunto un accordo con Telecom Armenia relativo alla fornitura di banda larga.

Tavolo Ue

Pochi giorni fa il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan si sono incontrati, sotto gli auspici del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, a margine del Consiglio europeo di Bruxelles, dove ovviamente mancava la Russia. Quest’ultima è da tre decenni soggetto non spettatore tra i due poli, ma presente in moltissime dinamiche. All’indomani dell’invasione in Ucraina l’intero spettro geopolitico caucasico potrebbe mutare rapidamente anche per la nuova strategia decisa da Ue e Turchia. Ankara in precedenza ha appoggiato l’Azerbaigian, mentre da alcuni mesi Erdogan punta a normalizzare i legami con l’Armenia.

Normalizzazione

L’accordo di cessate il fuoco del 2020 merita una rivisitazione, a maggior ragione dopo che il gruppo Osce di Minsk ha di fatto interrotto le sue attività: lo dimostra la decisione dei due Paesi di costituire una commissione di frontiera congiunta che delineerà il confine tra i due Paesi e garantirà una situazione di sicurezza stabile lungo il confine. Normalizzare le relazioni tra i due soggetti presenta anche implicazioni di carattere energetico e geopolitico, passaggio che è propedeutico all’ingresso di nuovi soggetti come Nvidia, che offrono al contempo la possibilità di giocare la partita del 5G fino in fondo, in un settore dove le attenzioni cinesi sono sempre maggiori.

Inoltre i Paesi del Caucaso meridionale stanno iniziando a ragionare sul dopo guerra, sia in base alle conseguenze dirette che avranno dalle sanzioni alla Russia, sia in base al nuovo ruolo che Mosca si è ritagliata dopo aver invaso l’Ucraina.

@FDepalo

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