La vice presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha annunciato lo stop ai test per le armi anti-satellite (Asat) imposto dalla Casa Bianca alle forze militari Usa. Alla decisione, che prende atto del pericolo dai detriti spaziali causati da questo tipo di arma, è seguito l’invito per gli altri Paesi a seguirne l’esempio, con l’intenzione di proporre all’Onu una nuova regolamentazione internazionale a riguardo
L’amministrazione degli Stati Uniti ha imposto lo stop ai test dei missili anti-satellite (Asat) a causa dei pericoli derivati dai detriti spaziali prodotti da queste esplosioni. Ad annunciarlo la stessa vice presidente Kamala Harris intervenendo alla base della Us Space force di Vandenberg. La decisione, in realtà, limita i test dei missili Asat ad ascensione diretta, ma non impedisce agli Stati Uniti di utilizzare tali sistemi d’arma in caso di conflitto, oltre a non far rientrare nella definizione le armi conto-satellite basate su altri tipi di tecnologie, come le armi a energia diretta o i jammer, strutturati per creare interruzioni temporanee della funzionalità dei satelliti. Gli Stati Uniti hanno condotto il loro ultimo test di armi antisatellite nel 2008, quando la distruzione di un satellite spia nelle orbite basse aveva prodotto un centinaio di detriti.
Un limite alle attività spaziali militari
A sostenere la posizione di Harris arriva anche una nota ufficiale della Casa Bianca, che sottolinea come “la distruzione di oggetti spaziali attraverso test di missili Asat ad ascensione diretta è sconsiderata e irresponsabile”. La decisione dell’amministrazione è il primo impegno formale del governo degli Stati Uniti che va nella direzione di auto-limitare le proprie attività militari nello spazio. Già nel luglio scorso il segretario della Difesa, Lloyd Austin, firmò un primo memorandum formale che imponeva al Pentagono il rispetto di alcune norme quadro per le attività delle Forze armate oltre l’atmosfera, inclusi i test che avrebbero potuto creare detriti su larga scala e per un lungo periodo di tempo.
Per la sicurezza delle orbite Usa
L’impegno preso oggi da Harris è una prima iniziativa che fa parte di un pacchetto di norme sviluppate dal National security council (Nsc) per proteggere la sicurezza e la sostenibilità dello spazio. La stessa vice presidente ha scelto l’Nsc quale organo deputato a guidare lo sforzo per una maggiore regolamentazione delle orbite durante la prima riunione del Consiglio nazionale dello spazio, da lei stessa presieduto.
Serve una nuova regolamentazione internazionale
L’annuncio americano, inoltre, si spinge anche più in là, parte di uno sforzo degli Stati Uniti che in sede Onu hanno intenzione di spingere per una nuova regolamentazione internazionale per lo spazio, in modo da limitare e contenere i rischi di conflitto innescati da attività militari pericolose oltre l’atmosfera. “A nome degli Stati Uniti d’America – ha detto la vice presidente – invito tutte le nazioni ad unirsi a noi, indipendentemente dal fatto che stiano viaggiando nello spazio o meno. Crediamo che questo andrà a beneficio di tutti, proprio come lo spazio è vantaggioso per tutti”.
Il test russo
Harris ha anche ricordato la condanna espressa da Washington nei confronti del test sulle armi anti-satelliti effettuato dalla Russia a novembre, che aveva messo in pericolo persino la Stazione spaziale internazionale (Iss). Mosca, colpendo uno dei suoi satelliti in orbita terrestre bassa a circa 480 chilometri sul livello del mare, aveva creato più di 1.500 pezzi di detriti, alcuni dei quali si erano avvicinati pericolosamente alla Iss, costringendo l’equipaggio, cosmonauti russi compresi, ad attivare le misure d’emergenza per l’evacuazione.