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Dal digitale dipende l’efficacia del Pnrr. La scossa di Talamo alla Pa

Il giornalista, in libreria con un nuovo manuale sulla comunicazione digitale nella Pubblica amministrazione: “Per risolvere gran parte dei problemi della Pa, basterebbe una nuova legge per garantire un inquadramento contrattuale alle nuove professionalità che lavorano nell’ambito del digitale”

 

Va di moda parlare di Pnrr. Politici e amministratori parlano di decine di milioni quasi con leggerezza ormai. Perdendo di vista, o nascondendolo a proposito, che i progetti che verranno realizzati attraverso i fondi dell’Europa dovranno essere rendicontati entro il 2026. Sarà in grado la nostra struttura pubblica di affrontare questa sfida? “Lo sarà solamente se sarà in grado di comprendere e sfruttare ciò che il digitale offre per le pubbliche amministrazioni”. E’ un assunto con il quale risponde Sergio Talamo, giornalista, fondatore di PA Social e dirigente di Formez Pa.

Ed è anche la base da cui prende le mosse il suo ‘Nuovo manuale di comunicazione pubblica‘ (Cdg edizioni), l’ultima fatica letteraria di Talamo, assieme a Roberto Zarriello (con le prefazioni di Mario Morcellini e Gianni Letta). Un libro attraverso cui si prova a dare una risposta a questa sfida di cogentissima attualità, ma che in realtà allarga lo spettro cercando di fornire un paradigma alternativo rispetto alla Pubblica amministrazione che abbiamo conosciuto fino a oggi.

Talamo, dal suo osservatorio cosa manca dal punto di vista del digitale alla Pubblica Amministrazione?

L’amministrazione è protagonista di una rimozione. In questo senso, non c’è infatti un inquadramento per i professionisti della comunicazione digitale che svolgono un ruolo importante nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Professionalità delle quali ci siamo accorti e che sono state nevralgiche durante i mesi più duri della pandemia.

A cosa fa riferimento?

Faccio riferimento a tutti i professionisti della comunicazione digitale che hanno saputo rendere le informazioni utilizzabili e fruibili a tutto il pubblico, in tempo reale. Decreti, dpcm, norme, disposizioni. E’ stato uno sforzo immane.

Che cosa servirebbe, dunque?

Una nuova legge, almeno.

E’ una parola. 

La legge attuale è la 150 del 2000 che, per il 2022, è letteralmente preistoria. Secondo me, per risolvere gran parte dei problemi della Pubblica amministrazione, basterebbe una nuova legge per garantire un inquadramento contrattuale alle nuove professionalità che lavorano nell’ambito del digitale.

In che cosa ci guadagnerebbe l’amministrazione pubblica?

Queste nuove professionalità riescono a creare un nuovo concetto di nuova cittadinanza, contribuendo a ristabilire un contatto tra le persone e la pubblica amministrazione. Non solo, ma anche sul versante della citizen satisfaction e della trasparenza, i professionisti della comunicazione digitale potrebbero davvero essere determinanti. Va detto peraltro che è su questi binari che si sta muovendo il lavoro portato avanti dal ministro Renato Brunetta.

Torniamo al Pnrr. 

I fondi europei hanno sei missioni da intercettare. In realtà, a ben guardare, ce n’è un’altra che è trasversale: dalle infrastrutture, all’ambiente, passando alla sanità. Ora occorre fare un salto di qualità da parte dei cittadinanza. Anche perché ci sono 4 milioni di persone che sono fuori da questi circuiti.

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