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Esercitazioni e burden sharing. La ricetta del nuovo comandante Nato

Il prossimo Comandante supremo alleato in Europa, il generale Christopher Cavoli, ha tracciato alcune previsioni sulla difesa nel Vecchio continente. Non verranno aumentate le truppe Usa presenti, ma saranno intensificate le esercitazioni congiunte. Il generale ha anche sottolineato come gli alleati europei dovrebbero assumersi maggiori responsabilità in vista degli impegni Usa nell’Indo-Pacifico

L’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato non prevedrà l’aumento della presenza di militari statunitensi in Europa. A dirlo è stato il generale Christopher Cavoli, destinato ad assumere la carica di Comandante supremo alleato in Europa (Saceur), durante l’udienza di conferma nel ruolo alla commissione Forze armate del Senato degli Stati Uniti. “Resto dell’opinione che, almeno nel settore terrestre, l’adesione non richiederà forze aggiuntive”, ha detto Cavoli, aggiungendo che piuttosto l’Esercito americano dovrebbe concentrarsi su impegni temporanei, con un aumento delle esercitazioni congiunte “come già facciamo con qualsiasi altro alleato”.

Maggior presenza nel baltico

Per ora, dunque, il Pentagono prevede di mantenere all’attuale numero di centomila unità i militari schierati nel Vecchio continente, compresi gli oltre diecimila mobilitati in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. Nel corso dell’anno verranno solo ruotate le unità, in modo da sostituire quelle già presenti. Solo nel settore navale, potrebbe essere previsto un incremento della presenza del Mar Baltico, per soddisfare le richieste avanzate dalla Svezia, ma sempre attraverso la partecipazione a esercitazioni congiunte.

Le truppe Usa in Europa

Sull’apertura eventuale di nuove basi Usa nei due Paesi nordeuropei, il generale ha sottolineato come la decisione sia ancora lontana, dal momento che il tema è tra i più delicati nelle relazioni tra gli Usa e i partner europei e non solo. Negli ultimi anni, infatti, il dipartimento della Difesa si è affidato maggiormente alla rotazione delle truppe, piuttosto che alla creazione di basi permanenti che richiederebbero alloggi per le famiglie, scuole e altre strutture di supporto. Al momento, circa la metà degli effettivi statunitensi sono basati in Germania, tuttavia i Paesi del fianco orientale, più esposti alla minaccia russa, hanno da tempo avanzato la richiesta di avere più truppe americane basate sui loro territori in pianta stabile. Dall’invasione, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania hanno visto crescere la presenza militare Usa.

Aumentare il burden sharing

A crescere invece, secondo Cavoli, dovrebbe essere l’onere condiviso per i membri europei della Nato di fornire ulteriori capacità per la difesa del continente, mentre gli Stati Uniti sono chiamati a dirottare le proprie risorse verso il settore dell’Indo-Pacifico. “È imperativo – ha dichiarato il prossimo Saceur –trovare il modo di gestire la minaccia della Russia in modo collettivo con l’Alleanza, dal momento che siamo costretti a guardare all’emergere della minaccia cinese”. In particolare, Cavolo ha sottolineato come “la cosa probabilmente più importante è l’aumento delle capacità di difesa aerea e missilistica”. Il generale ha anche aggiunto come gli alleati Nato potrebbero anche contribuire con un maggior numero di veicoli blindati, annotando però come il parco mezzi terrestri di molti Paesi europei necessiti di essere modernizzato.

La posizione di Wolters

Il tema dell’aumento dei militari statunitensi era stato sollevato l’anno scorso dall’attuale Saceur, il generale dell’aeronautica Usa, Tod Wolters, che aveva consigliato Washington sulla necessità di potenziare la presenza americana sul suolo europeo. “La situazione deve cambiare”, aveva infatti affermato in un’audizione alla Camera dei rappresentanti. “L’atto insensato della Russia è l’opportunità per riesaminare la nostra architettura militare permanente non solo in Europa orientale, ma anche per quanto riguarda le attività di Air policing e i nostri gruppi navali permanenti”, aveva aggiunto Wolters.

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