Dopo aver minacciato i Paesi occidentali di ricorrere ai tribunali per sbloccare le riserve russe estere congelate, ora Mosca se ne inventa un’altra pur di aggirare le sanzioni ed evitare il fallimento. Pagare i creditori in rubli per poi convertire il dovuto in dollari
Al Cremlino è troppo grande la paura di non riuscire più a sostenere il proprio debito sovrano, dopo la mancata proroga da parte del Tesoro americano della licenza che permette a Mosca di pagare i creditori americani, titolari delle cedole legate al debito russo. E troppo rischioso sarebbe permettere che colossi industriali di Stato, quali Aeroflot e Sovcomflot, possano andare in pezzi, anche e non solo per un indebitamento non sufficientemente finanziato da emissioni di bond corporate.
E così, il governo della Federazione si è messo al lavoro su uno schema che le permetta di onorare i propri debiti esteri, dribblando le sanzioni imposte per la guerra in Ucraina e in particolare le misure imposte dagli Stati Uniti. In particolare Mosca vorrebbe pagare le proprie cedole relative agli eurobond, i titoli di debito europei concepiti anche e non solo per finanziare il Recovery Fund, in valuta nazionale. Replicando, alla rovescia, lo schema previsto per il pagamento del gas russo da parte degli acquirenti europei. In sostanza la Russia effettuerà i propri pagamenti in rubli e in un secondo momento le somme saranno convertite nella valuta in cui sono denominate le obbligazioni.
“È così che funziona per i pagamenti del gas: riceviamo valuta estera, poi viene convertita in rubli” per conto dell’acquirente del gas, ha spiegato il ministro delle Finanze Anton Siluanov in un’intervista a Vedomosti. “Il meccanismo di regolamento degli Eurobond funzionerà allo stesso modo, ma nella direzione opposta”.
L’obiettivo è insomma mettere a punto questo meccanismo in tempo per regolare i pagamenti con gli investitori di eurobond prima del prossimo pagamento delle cedole delle obbligazioni in dollari in scadenza il 23-24 giugno. Il gioco può funzionare? Non è chiaro, quello che è certo è che il tempo stringe. Tanto per cominciare, sono appena scaduti i termini per il pagamento di circa 100 milioni di dollari di interessi su due eurobond, uno denominato in dollari e uno in euro in scadenza nel 2026 e nel 2036. Ora c’è il periodo di grazia, della durata di 30 giorni, scaduti i quali se i soldi non saranno depositati, scatterà il default.
Va detto che dal punto di vista puramente legale, è improbabile che ricevere pagamenti in questo modo rappresenti una violazione diretta delle sanzioni per i titolari delle obbligazioni, anche se gli Stati Uniti e gli altri partner occidentali potrebbero semplicemente dichiarare questo metodo per pagare le cedole come una forma di elusione delle restrizioni. Insomma, il default della Russia si gioco su un fazzoletto di terra. “Continueremo a pagare il debito, in rubli se necessario”, e la Russia farà di tutto per dimostrarsi “un debitore affidabile anche in queste condizioni”, aveva detto nei giorni scorsi lo stesso Siluanov. Già, ma è vero?