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Gli Usa pronti ad affondare il debito russo. Investitori in allerta

Sale la tensione tra operatori e investitori, in vista della possibile mancata proroga da parte degli Stati Uniti della licenza che consente all’ex Urss di pagare le cedole legate ai bond sovrani sul mercato americano. Una mossa che rischia di mandare a gambe all’aria il Cremlino entro pochi mesi. Per questo gli obbligazionisti hanno cominciato la fuga

Gli investitori che fino a poche settimane fa ancora credevano nella sostenibilità del debito russo potrebbero presto passare un brutto quarto d’ora. Che a Mosca non tiri una bella aria è noto, come ha raccontato recentemente Formiche.net: per far fronte a una possibile crisi del debito, per non chiamarlo default, il Cremlino ha deciso di vendere ai Paesi esteri parte del proprio oro, che in tutto vale 120 miliardi di dollari.

Perché, deve essere stato il ragionamento delle autorità russe, laddove non arrivano petrolio, gas o semplice fiducia nella propria economia, c’è l’oro. Con un certo fondamento: a giorni potrebbe arrivare dagli Stati Uniti quello che ha tutta l’aria di essere un colpo micidiale all’ex Unione Sovietica: la mancata proroga della licenza, prossima ormai alla scadenza naturale, che ha finora consentito a Mosca di onorare i suoi pagamenti sul debito.

In altre parole, la Russia, già costretta a pagare in dollari le cedole legate ai bond sovrani e con le riserve estere (600 miliardi) in biglietti verdi messe sotto chiave da mesi, non potrà più onorare il proprio debito sovrano sul mercato americano. Mossa che rischia di costringere il Cremlino al suo primo default dalla rivoluzione bolscevica del 1917. La licenza, finora concessa a Mosca, permette infatti ai titolari di debito russo negli Stati Uniti di riscuotere cedole e capitale in dollari, anche se le riserve sono bloccate per le sanzioni internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina

Ora, gli investitori hanno fiutato l’aria, avviando una progressiva smobilitazione dal mercato russo, mediante il disinvestimento dai bond sovrani. Anche perché l’andamento dei credit-default swap, ovvero i contratti che assicurano gli investitori contro un default, raccontano di un 90% di chance di fallimento entro un anno nel caso in cui gli Stati Uniti decidessero di bloccare i pagamenti relativi ai bond russi agli investitori americani. La decisione finale spetta all’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro, ma il dato è salito nettamente negli ultimi giorni: la mancata proroga e il conseguente default entro un anno era data al 77%.

Cosa ha fatto salire ancora di più questo numero? Janet Yellen, segretario al Tesoro, è stata piuttosto chiara. “È improbabile che ci sia una proroga della licenza che ha consentito alla Russia di continuare a pagare il proprio debito, ma nessuna decisione definitiva è stata ancora presa”. Come a dire, Vladimir Putin allacci le cinture.



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