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L’ombra di Schaeuble. Con Lindner il nein tedesco non cambia

La Germania dice no alla messa in comune del debito per ricostruire l’Ucraina: il ministro Lindner va in scia all’ultra rigorismo che ha gestito la crisi dell’euro 2012

Il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner dalle colonne del FT lo ha detto a chiare lettere: il fatto che i paesi membri possono allungare di un anno il ritorno al patto di stabilità non significa che debbano farlo. Ovvero torna, dopo la parentesi Covid durata due anni, la linea rigorista molto cara ai paesi frugali proprio mentre l’Ue dà il via libera al mega finanziamento per Kiev da 1 miliardo. Certo, pesa la fine del QE da parte della Bce e le manovre (lontane ma non discostanti) della Fed sui tassi: ma senza il gas russo difficilmente si potrà evitare di fare altro debito in Europa.

Patto di stabilità

Grecia o Ucraina poco importa: la Germania non vuole altro debito e lo ha detto per bocca del suo ministro delle finanze, quel Christian Lindner che sembra andare in scia del suo predecessore Wolfgang Schaeuble, noto per essere stato un ultra rigorista in occasione della crisi dell’euro nel 2012. Lindner ha messo l’accento sull’esigenza di applicare una maggiore disciplina fiscale in tutta l’Unione, perché certo del pericolo rappresentato dalla stagflazione.

Occorre un passo indietro però: la Commissione ha immaginato di proporre una proroga della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, proprio al fine di provare ad ammortizzare il collasso energetico che si sta sommando alla crisi pandemica. Ma il ministro, che appartiene al Partito liberale democratico, sta incarnando il ruolo di falco. E oggi, in occasione del vertice europeo dei ministri delle finanze, lo farà presente in maniera determinata.

Berlino di traverso

In sostanza la Germania dice no alla messa in comune del debito per ricostruire l’Ucraina. “Se c’è la possibilità di fare di nuovo qualcosa come ‘Next Generation EU’, la risposta dovrebbe essere no. Quella è stata un’opportunità unica”, ha detto Lindner. L’idea europea è di usare il modello-pandemia anche per la crisi bellica. Secondo il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans esiste un momento, prima o poi, “in cui dovremo guardare ai finanziamenti su scala europea come abbiamo fatto per Covid”. Per questa ragione in un paper ad hoc la Commissione ha spiegato che il salvataggio dell’Ucraina potrebbe essere pagato attraverso contributi aggiuntivi ai programmi dell’UE esistenti.

Il momento è complesso: nell’eurozona i rendimenti dei titoli di stato sono aumentati perché l’aumento della propensione al rischio ha tenuto gli investitori lontani dalle obbligazioni rifugio. Senza dimenticare che l’oro non è più considerato un paradiso, al pari delle obbligazioni che quest’anno stanno calando insieme alle azioni. Nel 2017 l’attuale ministro delle finanze tedesco era solo il leader dell’Fdp e, in occasione dei colloqui per la coalizione nazionale, diceva che era meglio non governare che governare male. Oggi quel paradigma deve essere applicato, secondo la fazione rigorista, alla gestione economica del bilancio Ue.

Berlino vs Washington

La posizione di Berlino però, ancora una volta, si scontra con quella di Washington (dopo i distinguo passati sul Nord Stream 2): il presidente del World Economic Forum Borge Brende aveva chiesto espressamente un “Piano Marshall” per ricostruire l’Ucraina, aprendo de facto ad una soluzione emergenziale per una situazione oggettivamente emergenziale. Stesso cliché della crisi greca, quando l’allora presidente americano Barack Obama si mostrava meno rigorista di Schaeuble dinanzi a fenomeni sociali gravissimi: erano i giorni dei suicidi da crisi e del blocco dei bancomat in tutta la Grecia, che Obama commentò con queste parole: “L”austerità non porta prosperità”.

Banche e crisi

La presa di posizione di Berlino va inoltre tarata sulle mosse di Fed e Bce: i tassi più alti decisi della Federal Reserve di contro potrebbero aumentare il rischio di perdite future, visto che la banca centrale potrebbe vedersi costretta a pagare più interessi di quanto guadagna. Francoforte da un lato dovrebbe terminare il QE in settembre e, dall’altro, per bocca del suo numero uno, Christine Lagarde, si è scagliata contro le criptovalute, dopo lo tsunami di una settimana fa. Il collasso di Luna, passata da 70 dollari a 1 centesimo, ha creato molta tensione sui mercati, provocando più di 200 miliardi di dollari cancellati dall’intero mercato cripto in un giorno.

In primis va osservato che tutti questi elementi sono accomunati dalla crisi energetica, che si riverbera in ognuno di loro, anche se in maniera fisiologicamente differente. In secondo luogo Berlino sceglie nuovamente una politica finanziaria diversa rispetto a quella di Bruxelles, mostrando però di non aver metabolizzato il caso greco che, va ricordato, si somma al Covid, alla guerra, alla crisi del grano e delle materie prime su cui andrà fatto giocoforza un ulteriore ragionamento analitico nelle prossime settimane da parte dei vertici europei.

Tra le altre cose la Commissione europea si è anche detta pronta ad attuare ulteriori misure di alleggerimento del debito per la Grecia, dopo che il governo conservatore di Kyriakos Mitsotakis ha pagato per tempo le tranche di prestiti.

@FDepalo

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