La Russia per la prima volta avrebbe aperto il fuoco con i sistemi S-300 contro un raid aereo di Israele in Siria. Che sia un cambio di policy o un semplice avvertimento, c’è comunque di mezzo la situazione in Ucraina
Forse è stato un gesto di avvertimento, ma quanto successo in Siria può rappresentare un cambiamento significativo dell’atteggiamento russo nei confronti di Israele: batterie S-300 hanno aperto il fuoco contro caccia dello Stato ebraico, che erano impegnati in una delle missioni siriane con cui cercano di bloccare i continui rifornimenti di armi che i Pasdaran fanno arrivare alle milizie sciite mediorientali (sfruttando le permeabilità del territorio di Damasco).
Le fonti dei media israeliani lo definiscono “incidente”, sottolineando però che quanto è avvenuto nella serata di venerdì 13 maggio (e fatto circolare adesso) è senza precedenti. L’aviazione israeliana era in azione su obiettivi vicino alla città di Masyaf, nel nord-ovest della Siria, dove almeno cinque persone sono state uccise e sette sono rimaste ferite nell’attacco aereo, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa statale siriana, nota per la linea editoriale propagandistica — a quanto pare erano tutti membri dell’equipaggio di un sistema di difesa aerea Pantsir, che ha tentato di intercettare gli israeliani.
Basandosi su quanto reso pubblico, i siriani avrebbero sparato dozzine di missili antiaerei dal 2013 a oggi, ossia da quando sono iniziati gli attacchi israeliani sul suolo siriano, ma sono stati in gran parte inefficaci. Hanno usato pezzi di qualità minore, come i Pantsir appunto, spesso finiti distrutti. Questa volta però anche le batterie S-300 russe hanno aperto il fuoco mentre i jet stavano lasciando l’area, secondo quanto riferito a Channel 12. Gli S-300 sarebbero stati azionati dall’esercito russo, perché non possono essere sparati senza la loro approvazione (la Russia ha fornito gratuitamente tre battaglioni con otto lanciatori ciascuno al regime assadista nel 2018).
Le fonti che hanno parlato con i media israeliani fanno sapere che i radar degli S-300 non sono riusciti a inquadrare gli aerei di Gerusalemme, ed è un’informazione che porta a pensare che questa volta, come in altre, siano stati impiegati gli Adir — la versione modifica per l’IAF degli F-35. Le capacità stealth del caccia della Lockheed Martin lo potrebbero benissimo rendere un fantasma per i sistemi russi, anche perché gli S-300 non sono i più tecnologici e aggiornati della panoplia anti-aerea di Mosca.
Una fonte impegnata nel produrre analisi sulla sicurezza della regione mediorientale spiega — in forma anonima, per non commentare apertamente quelli che sono ricostruzioni non ufficiali — che ciò che è successo “rappresenta uno sviluppo preoccupante per Israele, che potrebbe vedersi limitata la capacità di azione contro le attività iraniane in Siria; che dura da anni e che viene considerata una problematica quasi esistenziale dallo Stato ebraico, perché le intelligence israeliane sono convinte da tempo che le armi passate dai Pasdaran a realtà come Hezbollah prima o poi saranno usate contro di loro”.
Senza menzionare specificamente l’incidente, due giorni fa il ministro della Difesa Benny Gantz ha affermato che Israele non sarebbe stato scoraggiato e ha promesso di impedire all’Iran di trasferire armi sofisticate in Siria. “Lo stato di Israele continuerà ad agire contro qualsiasi nemico che lo minacci e impedirà il trasferimento di capacità avanzate dall’Iran che mettono in pericolo i cittadini di Israele e danneggiano la stabilità dell’intera regione”, ha detto Gantz durante una visita al Comando del Nord dell’esercito.
L’area di Masyaf è stata utilizzata come base per le forze iraniane e le milizie filo-iraniane ed è stata ripetutamente presa di mira negli ultimi anni in attacchi attribuiti a Israele. Le immagini satellitari scattate dopo l’attacco hanno mostrato che una struttura sotterranea era stata completamente distrutta. Israele raramente riconosce o discute tali operazioni e non c’è stata alcuna conferma nemmeno dell’ultimo raid o del lancio dell’S-300 da parte delle IDF. Al momento è molto difficile capire se l’attivazione delle batterie russe sia stato un evento simbolico o se invece sia l’inizio di un cambiamento di policy russe.
Ciò che è chiaro è che quanto successo arriva in mezzo al deterioramento dei legami tra Israele e Russia, legati all’invasione dell’Ucraina. Israele ha cercato di percorrere una linea d’equilibrio tra Mosca e Kiev, anche provando una mediazione per bilanciare i propri collegamenti con la Russia davanti alla posizione severissima presa dagli Stati Uniti. Tuttavia recentemente Gerusalemme è diventata più critica nei confronti di Mosca, soprattutto quando sono emerse prove delle atrocità commesse contro i civili e della crescente retorica antisemita da parte dei leader russi.
Una situazione che ha portato Israele a discutere sul fornire armamenti all’Ucraina, ricevendo critiche da Mosca. D’altronde sono anni che diplomatici e militari israeliani fanno pressioni sulla Russia per non fornire alla Siria e ad altri attori regionali sistemi di difesa aerea come gli S-300, sostenendo che questo limiterebbe la capacità di Israele di neutralizzare le minacce, anche da parte di Hezbollah. In Siria la Russia ha schierato anche S-400, ma soltanto a difesa delle proprie basi di Latakia e Tartus.
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