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La Turchia contro le milizie sciite. Cambio di scenario anche in Iraq

La Turchia potrebbe aver colpito obiettivi legati alle milizie sciite irachene legate all’Iran, ossia Ankara sta seguendo la linea di Israele e Golfo (e Usa) di contrastare queste forme di influenza proxy dei Pasdaran

Droni turchi potrebbero aver colpito in Iraq una milizia sciita filo-iraniana legata alle Unità di Mobilitazione Popolare. L’episodio sarebbe avvenuto vicino a Bashiqa un giorno dopo un attacco missilistico contro una postazione turca nel nord iracheno — Base Zelikan.

La Turchia è operativa nell’area da anni, e in queste settimane sta conducendo una nuova operazione militare indirizzata verso i guerriglieri curdi collegati al Pkk, che Ankara considera terroristi. L’attacco contro la milizia irachena però non rientra in questa attività.

I gruppi filo-iraniani della Piana di Ninive spesso disturbano la Base Zelikan perché la considerano come un’installazione creata per esprimere influenze geostrategica in Iraq, piuttosto che contro il Pkk. In effetti in parte è così, ma anche per evitare di alzare attenzioni eccessive, di solito la Turchia non prende provvedimenti davanti ai disturbatori.

Questa volta le cose potrebbero essere andate diversamente e i militari turchi potrebbe essere  stati autorizzati a rispondere al fuoco. Le ragioni di questa scelta potrebbero rientrare nella volontà di Ankara di mostrarsi solidale con l’impegno che alcuni dei nuovi/vecchi partner con cui sta recuperando i rapporti stanno portando avanti da anni.

Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e soprattutto Israele — tutti Paesi con cui la Turchia sta cercando di ristabilire relazioni ampie dopo anni di rottura — seguono costantemente le attività di queste milizie irachene collegate ai Pasdaran. In più di un’occasione gli israeliani le hanno colpite mentre ricevevano armamenti dai loro protettori iraniani.

La ragione di queste azioni è legata al ruolo che queste milizie giocano, vettori con cui i Pasdaran portano avanti la propria influenza regionale. Programma che in parte contrasta con le iniziative di Teheran per alleggerire alcune tensioni come quelle con l’Arabia Saudita — per altro queste recentemente oggetto di incontri di dialogo proprio a Baghdad.

A diffondere la notizia del raid turco è stato Al-Ain, un sito molto seguito che pubblica in arabo, farsi, turco e francese basato addirittura  Abu Dhabi. Secondo le sue fonti (spesso provenienti dai settori dell’intelligence) “nelle prime ore di martedì (26 aprile, ndr) mattina, due droni hanno lanciato un bombardamento aereo mirando al quartier generale delle Unità di Mobilitazione Popolare (PMU) nel distretto di Bashiqa, a nord-est di Mosul, nel centro del governatorato di Ninive”.

Sarebbe stato colpito almeno un camion, ed è possibile che si tratti di quelli in cui le Pmu montano lanciatori multipli di razzi da 107mm o 122mm di fabbricazione iraniana. Le milizie irachene sotto l’ombrello Pmu sono composte da circa 100.000 combattenti e molti sono legati alla Badr Organization, alla Kata’ib Hezbollah, ad Asa’ib Ahl al-Haq oppure a Harakat Hezbollah al-Nujaba. Tutte unità connesse col mondo dei Pasdaran e della teocrazia iraniana, accusate di azioni terroristiche contro gli occidentali già ai tempi della Guerra d’Iraq, riqualificate perché hanno assistito le forze regolari irachene contro il Califfato (da lì è nato l’ombrello politico Pmu), e tuttora responsabili di attacchi con razzi contro l’ambasciata americana di Baghdad o contro alcune basi in cui si trovano militari occidentali come quella della Coalizione internazionale anti-Is a Erbil (nel Kurdistan iracheno, non troppo distante da dove i turchi potrebbero aver operato).

Le tensioni stanno aumentando tra Baghdad e Ankara sullo sfondo del lancio da parte di quest’ultima di una nuova operazione militare all’interno del territorio iracheno contro postazioni del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che si oppongono al regime turco. La Turchia vuole estendere gli attacchi a Sinjar, Makhmour e altre regioni.

Il governo iracheno non vuole concedere spazi eccessivi a questa operazione, anche per mantenere un equilibrio con le milizie — diventate molto potenti — le quali vogliono che Ankara resti più vicina al confine. La Turchia ha recentemente approfondito le relazioni già buone con il governo regionale autonomo del Kurdistan (KRG). Le milizie collegate ai Pasdaran hanno preso sempre più di mira la capitale curda, Erbil, come forma di dimostrazione di anti-occidentalismo e di ricerca di un sovranità che per queste realtà significa assicurarsi la perpetrazione di interessi clientelari che permettono loro di vivere come Stato-nello-Stato (o come mafie).

(Foto: baykartech.com)

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